Cna al lavoro col Comune per il marchio DeCo ai prodotti tipici civitavecchiesi • Terzo Binario News

Cna al lavoro col Comune per il marchio DeCo ai prodotti tipici civitavecchiesi

Dic 7, 2022 | Civitavecchia, commercio, Comune, enogastronomia, Sindacati, Viterbo

Nell’incontro al Pincio è stato presentato il disciplinare che punta a rendere riconoscibili e commerciabili tutto l’anno biscottini di Natale, pizza di Pasqua, fave da morto e pizza coperta. Importante coinvolgere nel progetto tutti gli artigiani del settore

di Cristiana Vallarino

Chissà forse un giorno in vetrina a Civitavecchia si potrebbero trovare in confezioni accattivanti i bicottini di Natale e pizze di Pasqua anche in estate, così che possano essere acquistati dalle migliaia di crocieristi che passeggiano in città. Oppure, non solo a novembre, sul menù nei ristoranti locali, accanto alla solita panna cotta, si potrebbero trovare le fave da morto accompagnate dal vin santo….

In estrema sintesi è anche questo l’obiettivo che si vuole raggiungere ottenendo l’attribuzione di Denominazione Comunale di Origine – De.C.O. – istituita dal Comune civitavecchiese, per cui è da tempo al lavoro la CNA di Viterbo e Civitavecchia.

E di questo si è parlato l’altro pomeriggio nell’incontro ospitato dalla sala Cutuli del palazzo del Pincio. Un appuntamento che però non ha avuto la sperata partecipazione di pasticceri e fornai cittadini.

Ce ne erano comunque alcuni, come pure diversi cittadini interessati e alcuni studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore “Stendhal” – percorso didattico Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera – con la docente Silvia Bruni.

Al tavolo dei relatori il sindaco Ernesto Tedesco, lo storico professor Giovanni Insolera e per la Cna il presidente Alessio Gismondi e la segretaria Luigia Melaragni.

“Garantire la riconoscibilità dei prodotti agroalimentari tipici per valorizzare la storia e la cultura del territorio e generare nuove opportunità per l’economia. Siamo a buon punto. Abbiamo già pronta la proposta di disciplinare di produzione, sulla quale ci stiamo confrontando con gli operatori dell’arte bianca”, ha detto Alessio Gismondi, presidente dell’Associazione di rappresentanza dell’artigianato e della piccola e media impresa.

“Il cibo è un elemento del nostro patrimonio culturale. Abbiamo individuato quattro prodotti presenti nelle antiche ricette civitavecchiesi che hanno tutti i requisiti per fregiarsi della denominazione e che, con un packaging personalizzato con il logo De.C.O., possono essere venduti ai turisti, a cominciare dai crocieristi, tutto l’anno. Dobbiamo avere chiaro che il turismo si muove su tre direttrici: storia, arte, cibo”, ha spiegato Gismondi, che ha altresì ringraziato Insolera per aver curato l’aspetto storico e Carlo De Paolis per la ricerca sulle ricette.

La parola, quindi, a Melaragni per illustrare il disciplinare, che prevede, per ciascun prodotto, la descrizione, gli ingredienti, il metodo di preparazione e l’indicazione delle attrezzature utilizzate per la lavorazione. “L’impresa che otterrà dall’apposita Commissione comunale nominata dal sindaco la concessione dell’utilizzo gratuito del logo De.C.O. dovrà rispettare – ha precisato la segretaria della CNA – il disciplinare. Il primo passo sarà comunque l’approvazione delle richieste di iscrizione dei prodotti nel Registro delle De.C.O. da parte della stessa Commissione”.

Dal sindaco non solo attenzione, ma l’invito ad accelerare. “La nostra disponibilità è totale – ha detto Tedesco -. Dopo la crisi determinata dalla pandemia, quest’anno stiamo recuperando riguardo al dato degli arrivi dei turisti. E’ dunque il momento giusto per progettare e realizzare iniziative che facciano conoscere e promuovano le peculiarità della nostra città”.

“Salvaguardare il prodotto alimentare come bene culturale, preoccupandosi di ampliarne la fruizione: è un obiettivo importante, questo di CNA”, ha osservato Insolera, che, in un appassionato intervento, ha raccontato quanto siano antiche, a Civitavecchia, le tradizioni legate alle attività dei fornai. E ha ricordato che l’abate francese Labat (“I viaggi del Padre Labat dalle Antille a Civitavecchia. 1693-1716”, il libro che ha firmato con Francesco Correnti) accostava, in una vivace testimonianza, gli elementi classici della storia urbanistica, istituzionale, economica, sociale e religiosa della città a quello culinario.

La professoressa Bruni ha ricordato che l’Istituto “Stendhal” ha registrato, con atto notarile, la ricetta della pizza di Pasqua di Civitavecchia, inserita nell’Arca del Gusto di Slow Food. Iniziativa portata avanti con il supporto dell’Accademia Italiana della Cucina, sezione locale.

Forte apprezzamento è stato espresso da tutti i presenti per l’iniziativa di CNA. La proposta arriverà a breve sul tavolo del Comune. Ma ciò che è fondamentale è la partecipazione convinta di chi questi prodotti tipici li prepara – pasticceri, fornai, pizzaioli – che probabilmente andranno coinvolti anche singolarmente. “Pronti a farlo” ha assicurato Gismondi.