Piccolo viaggio in zona arancione per confrontarla con la gialla della Capitale
Si vive, per carità ma limitazioni e controlli ci sono e si fanno sentire. Terzobiario.it è andato decisamente fuori zona, a Bari per la precisione, per vedere come si vive in zona arancione.
Il clima che sia diverso si respira nell’aria in un capoluogo di regione che vede una fortissima componente giovanile vivere la quotidianità della città. E proprio i giovani mancano: moltissimi sono studenti che, a parte qualcuno a studiare al politecnico, sono fuori sede rientrati a casa che seguono le lezioni on line. Ma questo significa bar e attività chiuse, visto che manca la clientela.
Su corso Cavour e sul lungoporto tantissimi posti di blocco. Non sono verifiche ordinarie perché le pattuglie stazionano nella zona del centro più trafficata, dove passano le auto fermandone diverse.

Altro esempio, il mercato di via Salvemini, a due passi dal Politecnico (nelle foto). A parte qualche assembramento e mascherina non indossata, le presenze sono ben al di sotto del periodo pre Covid. Anche questo è un posto strategico per gli studenti e infatti la presenza media è bassa.
Giovedì 3 dicembre un acquazzone ha inzuppato Bari e soprattutto allagato le strade: in particolare, da via Omodeo e a scendere su via Fanelli e poi via Re David si sono trasformate in un torrente in piena sia per la quantità di pioggia sia per l’incapacità di fognature e caditorie di raccogliere l’acqua piovana e scaricarla. Ma per i motivi di cui sopra il danno è militato, perché non c’è neanche traffico nei classici orari di punta.
Insomma, la zona arancione condiziona e parecchio la vita dei baresi e dei residenti, come dimostra ache la scelta di alcuni esercizi di non aprire affatto in questa fase, viste le limitazioni imposte.
