Riceviamo e pubblichiamo – Alcuni giorni fa abbiamo commemorato il 25 aprile, una data molto importante per la storia dell’Italia: è la festa della Liberazione, avvenuta nella primavera del 1945, una data che segnò la fine della II guerra mondiale e del potere fascista in Italia. Ripercorriamo brevemente le tappe di questo difficile periodo. Dopo l’8 settembre del 1943, l’Italia si trovò divisa in due: il Sud liberato dagli Alleati con il governo Badoglio, voluto dal re; il Nord, invece, era governato dalla dittatura di Benito Mussolini, in realtà era gestita dai nazisti, che avevano limitato sempre più le libertà personali, attraverso una forma di governo sempre più violenta e oppressiva. Non tutti però erano confluiti nel partito fascista e persone con idee molto diverse, come i vecchi antifascisti e giovani ragazzi, diedero vita alla Resistenza, spinti dal desiderio di libertà e democrazia. Il 25 aprile 1945 la Resistenza contribuì alla liberazione dell’Italia dal potere di Mussolini e dei Tedeschi e fu così che gli Italiani si ripresero l’Italia. Con l’insegnante di storia abbiamo letto alcuni testi tratti dal libro “Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana”. Infatti, molte persone che parteciparono alla Resistenza furono condannate a morte, un esempio è Pietro Benedetti. I prigionieri, prima di essere uccisi, avevano la possibilità di scrivere una lettera di saluto ai loro cari, ed è così che anche Pietro Benedetti, un militante antifascista abruzzese, scrisse una lettera di saluto alla sua famiglia, alla moglie Enrichetta e ai suoi quattro figli: “Amatevi l’un l’altro, miei cari, amate vostra madre e fate in modo che il vostro amore compensi la mia mancanza. Amate lo studio e il lavoro. Una vita onesta è il migliore ornamento di chi vive. Dell’amore per l’umanità fate una religione e siate sempre solleciti verso il bisogno e le sofferenze dei vostri simili. Amate la libertà e ricordate che questo bene deve essere pagato con continui sacrifici e qualche volta con la vita. Una vita in schiavitù è meglio non viverla. Amate la madrepatria, ma ricordate che la patria vera è il mondo e, ovunque vi son i vostri simili, quelli sono i vostri fratelli”. Questa lettera offre uno spunto per una riflessione sulla vita e sui suoi valori. La forza e il coraggio che questi combattenti mostravano nel lottare per salvare la propria patria e per migliorare le condizioni di vita di tutta la popolazione, è ammirevole: essi mettevano a repentaglio la propria vita per una giusta causa; l’animo di queste persone doveva essere nobile perché, credo, che non tutti siano in grado di agire come loro! Questi combattenti offrono anche l’esempio di una grande solidarietà umana: essi erano uniti, si davano forza l’un l’altro e si sentivano fratelli, riuniti dalla stessa Patria. Secondo me, le persone come Pietro Benedetti rappresentano per ciascuno di noi un esempio da seguire: ognuno di noi dovrebbe lasciare da parte sentimenti come l’orgoglio, la rabbia, l’invidia e la gelosia scatenati da conflitti e dissidi ed iniziare ad amare il prossimo, perché ognuno di noi ha bisogno di essere amato e merita l’amore. “Ogni uomo ha diritto alla vita, alla libertà e alla salvaguardia della proprio persona” reciterà un articolo della Dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1948 e questi partigiani hanno precorso i tempi, testimoniando a pieno il significato di questa frase, in quanto hanno creduto che tutti gli uomini siano uguali e abbiano il diritto di vivere pienamente la propria vita e di essere liberi. Nessun uomo merita di essere trattato come schiavo e non esistono uomini superiori o appartenenti a una razza pura, come volevano far credere le teorie di Hitler. Quando tutto ciò è accaduto questi uomini si sono rimboccati le maniche ed hanno capito che era il momento di lottare per ridare all’uomo la sua dignità. Oggi viviamo in una democrazia e a noi la libertà ci appare scontata, ma ora mi rendo conto che in passato non lo era affatto e che migliaia di vite umane sono andate perdute per conquistarla. La nostra società, a mio avviso, dando per scontati certi valori e diritti, non ne comprende più l’importanza, ma piuttosto si concentra su altri aspetti della vita che in confronto risultano futili. Sono convinta che per noi studenti sia importante ricordare date come il 25 aprile, perché è necessario conoscere la storia. Il futuro è nelle nostre mani ed esso si costruisce non cancellando il passato, ma imparando dai suoi errori.
Pubblicato domenica, 17 Maggio 2015 @ 08:44:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA