«Tutta la mia solidarietà a Manuela Macario, presidente di Arcigay Ferrara, per il gravissimo episodio che ha denunciato lei stessa e che l’ha colpita personalmente». Lo dichiara Simone Barbieri, attivista LGBT+ candidato nel Lazio con la Lista Civica per D’Amato presidente.
«Macario, secondo il suo racconto, è stata messa a tacere dalla preside di un noto liceo ferrarese dove si stava svolgendo un’assemblea di istituto per discutere di identità sessuale, eteronormatività, binarismo di genere e patriarcato, regolarmente approvato dalla scuola – spiega Barbieri -. La sua colpa sarebbe stata di avere chiesto alle ragazze e ai ragazzi di alzarsi nel caso fossero LGBT+ o conoscessero qualcuno che lo fosse. Una semplice domanda a cui, chi non voleva, poteva benissimo non rispondere».
«Un episodio che è solo l’ennesima manifestazione di quanto sia difficile, ancora, perfino parlare di persone LGBT+, al punto da ritenere sconveniente una domanda fatta durante un’assemblea – prosegue Barbieri -. E’ per storie come questa e per altre, ahimè, molto più gravi, che serve un impegno concreto contro le discriminazioni. A partire dalle Regioni e, nel nostro caso, dal Lazio».
«Serve una legge regionale di contrasto all’omolesbobitransfobia: è ora di approvarla. Molte regioni ne hanno già approvata una ed anche il Lazio deve dotarsi di strumenti che permettano di contrastare le discriminazioni contro le persone LGBT+ a tutti i livelli, dalle scuole ai posti di lavoro, all’accesso ai servizi – sottolinea Barbieri -. Questo passa per iniziative di formazione e promozione di una cultura di contrasto alle discriminazioni. E a tutti i livelli vogliamo promuovere i percorsi alias che permettono alle persone trans e non binarie di essere identificate con il nome scelto, nel rispetto della loro identità, e non con quello assegnato alla nascita. Questo può essere fatto nelle scuole, nelle università (come già accade in molti casi) e anche nelle pubbliche amministrazioni. I percorsi alias sono uno strumento necessario per contrastare la transfobia e per garantire alle persone trans il diritto allo studio al rispetto della loro dignità sul posto di lavoro. Inoltre, alle persone trans che lo scelgono, va garantito l’accesso alle terapie ormonali, agli interventi chirurgici e un percorso sereno per la propria affermazione di genere».
«Sebbene sia ormai non rinviabile una legge nazionale che riconosca le famiglie arcobaleno – prosegue -, anche la Regione può fare la sua parte. Un primo passo è adeguare tutta la modulistica della pubblica amministrazione in modo da prevedere tutti i tipi di famiglie e la formazione del personale degli uffici regionali e delle strutture sanitarie per l’accoglienza delle famiglie arcobaleno».
«Non possiamo e non dobbiamo consegnare il Lazio ad una destra omofoba che ci riporti indietro di 50 anni sui diritti – conclude Barbieri -. In questo senso il programma di Alessio D’Amato è molto chiaro. Penso, ad esempio, all’ampio spazio dedicato all’imprenditoria femminile,alla parità salariale, al sostegno dei centri antiviolenza e alla valorizzazione dei consultori familiari per promuovere la sessualità e la genitorialità consapevole, a quanto già fatto sul tema della pillola contraccettiva gratuita. La Regione deve essere dalla parte delle persone LGBT+ e delle donne, sostenendo con forza le battaglie contro ogni forma di discriminazione per genere, orientamento sessuale e identità di genere. Questo è l’impegno che serve».