Sabato 16 settembre alle ore 21, nella suggestiva cornice del chiostro interno al Polo Culturale di Tolfa, si terrà l’evento Radio Mamoste – Musica e Cultura curda in Italia. Verràpresentato pubblicamente il breve reportage “Radio Mamoste”, a cura del videomaker Marco Bartolomucci e del fotografo Alfredo Covino, con la consulenza di Xerip Siyabend.
Terminato nel 2021 e distribuito presso Openddb, prima rete distributiva di opere indipendenti nata dal basso, il documentario musicale racconta la storia del cantante curdoAbdurrahaman Ozel e di sua sorella Cahide. Mamoste è il soprannome di AbdurrahamanOzel, rifugiato politico curdo che vive in Italia da circa vent’anni. Egli è un cantante molto conosciuto nel suo paese d’origine, che si accompagna con il saz, la chitarra saracena. Mamoste, costretto come tanti a fuggire in quanto personaggio politicamente scomodo, ha vissuto l’orrore del carcere e delle torture. La sua forte miopia e i problemi di deambulazione non rendono facile la sua quotidianità, per questo la sorella Cahide lo ha raggiunto in Italia.
La radio è uno strumento fondamentale per lui, ha imparato a suonare ascoltandola e suonare è una delle poche cose che, nonostante tutto, lo rende vivo. Mamoste si racconta attraverso le parole, la musica e il canto:«Il mio nome d’arte nel mio paese è Bekes Kurdistani. Con chi avevo rapporti dal punto di vista culturaleero conosciuto con questo nome d’arte. Quando sono arrivato in Italia, ad Ararat ho continuato a suonare. Qui c’era un ragazzo di nome della città di Mus che era nel direttivo del centro socio-culturale Ararat. Per la prima volta mi ha chiamato Mamoste (maestro). Lui mi conosceva come artista. Gli avevano parlato di me altri amici arrivati al campo di Lecce. Sono il maestro di tamburo del makam. Quando arrivano i nostri kurdi per impararegli dico il makam di ogni passaggio musicale. Conosco sia la musica che il canto. Quando ascolto la musica del tamburo, appena sento il suono, so di quale nota si tratta. Sono autodidatta. Ho imparato a suonare attraverso la radio. C’era il canale Bagdaye Kurdi, ascoltando questo canale ho imparato a suonare il tamburo. Continuo ad ascoltare la radio. Grazie a Dio quando ascolto la musica distinguo ogni singola nota. Per questo mi chiamano Mamoste».
Nel 2012 nasce l’idea di raccontare questa storia, un processo di lavorazione autoprodotto che ha incontrato diversi ostacoli. La volontà è quella di mostrarel’odissea del rifugiato politico, la resistenza e la potenza della musica che nonostante tutto guarda alla vita. Fondamentale è stata la collaborazione con il Centro socio-culturale Ararat di Roma, la mediazione di Xerip Siyabend, il supporto tecnico e artistico di Marco Saverio Loperfido, Claudio Bagni, Sait Dursun, Kerem Pola, Leyla Akgul, Serena Ferraiolo, Matias Moras Mom, Angela Messina, Francesca Mazzone e Diletta Copponi.
Ad introdurre la serata il docente di Antropologia Culturale dell’Università eCampus, professorMario Pesce. Si parlerà di diaspora, questione curda e della possibilità di creare ponti tra culture diverse. Dopo la visione del reportage e lo scambio di battute con autori e protagonisti della storia si potrà assistere ad un concerto di natura sperimentale a più voci,un dialogo tra musica curda e poeti a braccio.
A tal proposito ringraziamo il circolo poetico B.Battilocchio di Tolfa, nelle persone di Adele Natali, Agnese Monaldi e Lorenzo Michelini. Un ringraziamento infine all’amministrazione comunale di Tolfa, alla sindaca Stefania Bentivoglio, al Polo Culturale e alla Cooperativa Taitle Ingegno Multiforme.”Non è come quando la pioggia smee e l’ombrello viene dimencato chissà dove. Qui non puoi permeer di dimencare. Qui è lo spazio d’aesa al gusto di tè caldo, sorseggiato al ritmo dei dadi. Non si vince e non si perde. Cercare un senso appeso ad una frequenza radio, sopravvissuta ad un cielo di brace e polvere da sparo”.