Ousmane Sylla, 22 anni, guineano. Si è impiccato nel centro per il rimpatrio di Ponte Galeria a Roma, dove era arrivato 5 giorni fa da Trapani. I compagni lo hanno trovato ancora in vita alle 5 del mattino. Hanno provato a salvarlo e a chiamare i soccorsi ma invano. All’arrivo dell’ambulanza era già morto. L’episodio ha suscitato la rabbia delle persone trattenute, che hanno divelto pezzi di muro lanciandoli contro gli agenti, si sono impossessati degli estintori, hanno dato fuoco ad alcune suppellettili.
Ora la situazione è tornata sotto controllo, ha dichiarato il garante delle persone private della libertà del Lazio Stefano Anastasia. Il ragazzo nei giorni scorsi aveva dato segni di profonda prostrazione, parlando dei fratelli più piccoli in Guinea e della impossibilità di provvedere economicamente al loro sostentamento.
Il 22enne aveva ricevuto il decreto di rimpatrio il 13 ottobre scorso. Il 13 gennaio sarebbe scaduto secondo la vecchia norma, ma il decreto Cutro ha prolungato il trattenimento prima del rimpatrio fino a 18 mesi.
La situazione al Cpr di Ponte Galeria è drammatica. C’è molta rabbia e tristezza. Le persone hanno lamentato di non avere ricambi delle lenzuola, di avere un solo telefono a disposizione invece degli 8 previsti. Il tutto in una condizione di incertezza sui tempi di trattenimento.
Non esistono inoltre protocolli anti suicidari. Il ragazzo era stato ritenuto idoneo alla detenzione a Trapani. Ma nessuno ha verificato se le sue condizioni psicologiche fossero cambiate a Roma. Nessuno ha potuto intervenire di fronte alle lacrime versate qualche giorno fa di fronte ad una delle infermiere del centro.
Ora la magistratura aprirà un fascicolo per constatare se sia stato fatto tutto il possibile per evitare il suo suicidio.
Sul posto oltre al garante, anche il deputato di Più Europa Riccardo Magi che ha parlato dei centri per il rimpatrio come di buchi neri del diritto.