"Telecamere nelle scuole contro bullismo e mobbing" le chiede l'associazione "Donna" di Ladispoli • Terzo Binario News

“Telecamere nelle scuole contro bullismo e mobbing” le chiede l’associazione “Donna” di Ladispoli

Mag 1, 2022 | Ladispoli, Scuola

L’Associazione Culturale “DONNA” di Ladispoli, attraverso la Presidente Maria Teresa Corrao, in relazione alla richiesta delle associate di Ladispoli, Cerveteri, comprensorio della città di Bracciano e Civitavecchia comunica che l’Associazione vuole nuovamente sensibilizzare il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca d’Italia nonché gli addetti ai lavori per chiedere l’installazione a circuito chiuso delle telecamere nelle scuole elementari e medie.

L’obiettivo è che siano debellate fin dall’inizio situazioni di mobbing e stalking occupazionale nonché il “nonnismo”. Pertanto l’Associazione Culturale “DONNA” riferisce di continuare “dal 2008 la propria iniziativa culturale intitolata “Dai una Famiglia Unita ai tuoi figli” al fine che i bambini ed i ragazzi abbiano una corretta educazione, impartita tanto dalla madre quanto dal padre, che insieme operano quotidianamente per il benessere non solo materiale ma in principal modo psicologico dei propri figli unitamente all’insegnante che impartisce le regole all’interno della scuola elementare e media, affinchè il comportamento dei bambini e dei ragazzi sarà più educato e finalizzato all’apprendimento della cultura scolastica.”

“In merito a questo sentito argomento del mobbing evidenziamo, come risulta da fonti aperte – scrive la Corrao -, che la nostra Suprema Corte di Cassazione si è pronunciata in tema del cosidetto stalking occupazionale” .

E quindi riporta quanto stabilito in tema di mobbing sul luogo di lavoro: “La Sentenza n.12827 del 05 aprile 2022 con cui la Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha affermato il principio di diritto secondo cui integra il delitto di atti persecutori la condotta di mobbing del datore di lavoro che ponga in essere una mirata reiterazione di plurimi atteggiamenti convergenti nell’esprimere ostilità verso il lavoratore dipendente e preordinati alla sua mortificazione e al suo isolamento nell’ambiente di lavoro che ben possono essere rappresentati dall’abuso del potere disciplinare culminante in licenziamenti ritorsivi tali da determinare un vulnus alla libera autodeterminazione della vittima. Anche nel caso di stalking occupazionale per la sussistenza delitto di cui all’art.612 – bis c.p. è sufficiente il generico, con la conseguenza è che è richiesta la mera volontà di attuare reiterate condotte di minaccia e molestia, nella consapevolezza della loro idoneità a produrre uno degli eventi alternativamente previsti dalla norma incriminatrice, mentre non occorre che tali condotte siano dirette ad un fine specifico”. Inoltre:” l’efficienza della società non può essere raggiunta attraverso la persecuzione e l’umiliazione dei dipendenti ed, in genere, mediante la commissione di delitti ai danni della persona, dovendo la tutela della persona e, nel caso specifico del lavoratore, in ogni caso prevalere sugli interessi economici.”.