Pascucci sul manifesto affisso: "Gesto infelice, non violento" • Terzo Binario News

L’ex primo cittadino di Cerveteri: “Un gesto che, probabilmente sopravvalutando i destinatari, avrebbe dovuto avere un sapore goliardico. Mi scuso solo con Emanuele e Fabrizio”

“Nel mio primo giorno da ex Sindaco di Cerveteri avrei immaginato di scrivere tutt’altro. Ma mi sembra giusto rinviare, visto che una parte dei social si è appassionata al mio tentativo di affissione sulla serranda del ristorante “da Bibbo” la sera dello scrutinio.

Un gesto che, probabilmente sopravvalutando i destinatari, avrebbe dovuto avere un sapore goliardico, un gioco in quel clima di allegria e festeggiamenti che era in corso.

Stiamo infatti parlando del manifesto elettorale che stavamo portando in giro per tutta la città. Non conteneva naturalmente nessun tipo di insulto.

Viste le reazioni capisco ora che sia stato un gesto infelice, ma certamente non un gesto violento. Come mai ce ne sono stati in questi anni, neanche quando le provocazioni hanno superato i limiti della decenza.

Il giorno successivo (lunedì 27) ho comunque chiamato il proprietario dell’attività Fabrizio Alciati (che mi aveva chiamato precedentemente senza che io me ne accorgessi) e mi sono scusato.

Mi sono scusato soprattutto perché la sera prima, in quel frangente, è intervenuto Emanuele, il figlio di Fabrizio, e si è trovato in una situazione in cui non avrei mai dovuto metterlo.

Ragazzo educato e perbene come pochi, a lui le mie scuse pubbliche. Ho provato a chiamare ben volte anche la signora De Donno, ma senza ricevere risposta.

Detto questo, non posso non fare delle considerazioni. Soprattutto per ricordare alcuni fatti agli scordarelli leoni da tastiera. La “signora” De Donno oggi riceve la solidarietà come “mamma”, come “donna” e come tante altre cose. E mi chiedo: come mai le stesse persone non hanno mandato la solidarietà agli uomini e alle donne coinvolti nella violenta rissa che è avvenuta la stessa sera nel comitato elettorale di Gianni Moscherini? Quella rissa vergognosa ha visto tra le protagoniste proprio due donne e due mamme, la candidata sindaca Anna Lisa Belardinelli e la Consigliera regionale Roberta Angelilli.

Una rissa testimoniata da numerosi video che ha prodotto feriti finiti in ospedale e ha richiesto l’intervento di numerose forze dell’ordine. Mai nella nostra città eravamo scesi così in basso. Queste le persone che volevano governare la città.

Ma non voglio cambiare argomento; torniamo alla De Donno. Chiedo a tutti coloro che in queste ore le stanno dando la solidarietà, di fare altrettanto (almeno per coerenza) con le tantissime persone che lei ha violentemente insultato in questi anni.

Credetemi, non sto parlando di me: ho sempre avuto le spalle larghe. Anche se mi sembra giusto sottolineare che come Sindaco da lei non ho ricevuto attacchi politici (ammissibili, ci mancherebbe), ma attacchi personali, sui social e nelle vie del centro dove la De Donno è solita gridare e apostrofare le persone. Appare quantomeno ipocrita che chi è stato sempre carnefice oggi voglia passare da vittima.

In questi anni è stato detto e scritto di tutto. Faccio soltanto qualche esempio (che riporto letteralmente). Parlando dell’Amministrazione di Cerveteri la De Donno ha scritto che sono stati fatti “ricatti a danno degli imprenditori”, che sono stati messi su “progetti, senza bandi, senza concorsi”, ci ha definito “immondi”, “tali esseri”, ha scritto che Pascucci “parla di legalità e non sa dove è la strada per percorrerla” (sì, lo so: sembra incredibile che lei dia lezioni di legalità, ma è così), che i buoni Covid “sono andati a finire in mano degli amici”, che le “varie associazioni, rioni, proloco, verranno ridistrutte per far posto ai loro amici”, che siamo stati “capaci a far mangiare solo chi sta con loro” (quando dice “loro” si riferisce ovviamente alla nostra Amministrazione), ci ha definito “scappati de casa”, ci ha definito “il peggio del peggio”. E potrei andare avanti per ore. Ma è sufficiente che chiunque di voi abbia un PC vada sul suo profilo e scorra i suoi post.

Ovviamente nessuna delle sue accuse si è mai rivelata fondata. E fare queste affermazioni su internet è un reato. Per questo i legali del Comune e anche il mio personale stanno procedendo con una denuncia penale.

Una cosa che nonostante ne avessi diritto, non ho voluto fare prima mentre ero il Sindaco di Cerveteri. Come mai, in questi anni, nessuno ha dato la solidarietà a me o agli uomini e alle donne della nostra squadra? Anche loro donne, mamme, figlie e tutte le altre parole di genere che piacciono tanto a chi pensa di fare la vittima del martedì.

Quando il cognome della nostra candidata sindaca veniva storpiato tutti i santi giorni sui social dalla “signora” De Donno, come mai nessuno si è indignato? Le persone vanno indicate con nomi e cognomi. Spesso, si sa, anche i soprannomi sono inappropriati.

Sarebbe bello che proprio lei, la De Donno, ricordasse almeno per una volta la verità. E basterebbe tornare a due episodi. Il primo: quando mesi fa c’è stata una pausa nella sassaiola mediatica che scaraventa ogni giorno contro di noi. Sosta di comodo, ovviamente; perché come Sindaco (io, quello “scappato di casa”, quello “immondo”) avrei potuto firmare un foglio da cui dipendevano le sorti di qualcuno a cui teneva.

Le sorti quelle importanti, quelle di vita. E io, in silenzio e senza clamori, l’ho firmato. Attenzione: l’ho fatto convintamente; perché anche se lei mi insultava senza motivo, dicendo cose false e violente, la verità va sempre tutelata. Soprattutto se dicendola si può essere di aiuto. E mi risulta che quella mia dichiarazione, firmata in qualità di Sindaco, abbia sortito gli effetti sperati; e ne sono felice.

Il secondo episodio invece è più recente. Pochissimi mesi fa mi ha cercato massacrandomi di messaggi e di telefonate (nonostante le avessi detto che ero in ospedale con una persona cara); sul mio profilo una cittadina di Cerveteri aveva pubblicato un commento che la riguardava e lei riteneva che dovessi oscurarlo. Nonostante non ho mai cancellato nessun commento dalla mia bacheca (neanche i più beceri), e nonostante lei non abbia mai eliminato nessun suo post offensivo, ho ritenuto di acconsentire anche a questa richiesta. E l’ho fatto, per la seconda volta, in sordina.

Mi spiace terribilmente di aver discusso e di aver messo in difficoltà Emanuele, questo sì. Mai avrei dovuto farlo. E sono state giustissime le critiche. Su tutto il resto invece, al posto della solita sassaiola mediatica, mi aspetto la solidarietà e le scuse di Cristina, di Fabrizio e dei tanti che in questi giorni stanno scrivendo a destra e a manca.

Perché i social sono liberi, aperti a tutti, e quelle schifezze, tutte false, che ha scritto o urlato la De Donno in questi anni e che ancora popolano le numerose bacheche, le hanno lette e continuano a leggerle anche mia figlia di diciassette anni, mia moglie, mia madre, mio padre e tutte le persone che mi vogliono bene. E ne soffrono. Perché la violenza che trasuda da quei post è vergognosa e non ha nessuna giustificazione.

Le offese feriscono sempre, lo so. Eppure passata l’arrabbiatura sorrido. Perché penso a quando a questa gente servirà per l’ennesima volta qualcosa per casa loro; allora torneranno, di nuovo, con la coda fra le gambe a chiedere e sospenderanno per qualche giorno gli insulti; e questo, se ce ne fosse davvero ancora bisogno, dimostrerà a tutti, a me, alla città e forse anche a loro stessi, quale è il loro spessore morale”.

Alessio Pascucci

“Ps: la solidarietà alla De Donno è stata data anche da Giuseppe Onorato II (che immagino si firmi “secondo” perché il primo dopo le tante sconfitte elettorali si è ritirato a vita privata); Giuseppe Onorato, proprio lui, che ha militato per anni senza mai rinnegarlo in una formazione politica che ha fatto degli attacchi personali (spesso violenti) e dell’affissione selvaggia uno stile di vita. Vabbè, così come nota di colore. Mia nonna diceva “al peggio non c’è mai fine”.

Pubblicato giovedì, 30 Giugno 2022 @ 12:43:01     © RIPRODUZIONE RISERVATA