Un’altra tragedia nel canale di Sicilia, altri trecento morti che il mare davanti a Lampedusa ci ha consegnato con brutalità.
Il cordoglio della pubblica opinione è unanime così come le grida di dolore e indignazione. Sono le stesse dell’ottobre 2013 quando le vittime furono anche lì più di trecento e sono uguali a tutte quelle delle altre volte quando dal mare di Lampedusa sono emersi i corpi di tanti poveri innocenti in fuga da qualcosa o qualcuno.
Subito dopo la mattanza i tanti politici come Salvini hanno taciuto e con loro tutta quella schiera di bravi concittadini che negli altri giorni dell’anno pensa a queste donne e uomini provenienti da terre sofferenti come la causa dei loro – dei nostri – problemi.
Hanno parlato invece i Renzi, gli Alfano e i cosiddetti partners europei ma lo hanno fatto con quelle parole intrise di solidarietà tronca e quindi vigliacca.
L’Europa e l’Italia non ne usciranno mai da questo assurdo orrore a puntate fin quando le politiche su questo fronte saranno partorite con un’idea di fondo sbagliata che vede l’immigrazione come un problema o – peggio ancora – un’emergenza.
L’immigrazione vista in questi termini è stata capace solo di produrre una legislazione basata su azioni di freno, se non di contrasto, ingenerando da una parte morte tra i migranti e dall’altra allarme e tensione sociale nelle popolazioni ospitanti.
I processi migratori sono da sempre esistiti ed esisteranno fin quando l’uomo sarà costretto a spostare per salvarsi da guerre, fame o altre sventure. E non esisterà mai nessuna politica di contenimento che potrà arginare un processo esteso che coinvolge una moltitudine disperata di persone.
Per questo motivo servirebbe cambiare rotta una volta per tutte affrontando la questione immigrazione per quello che è realmente: un normale fenomeno storico e sociale che la politica può solo governare e regolare – e non risolvere come si fa in presenza di un problema – con l’unica legislazione possibile e auspicabile, quella basata sull’accoglienza e solidarietà.
Bisognerebbe dare per scontato che il fiume umano di migranti continuerà a scorrere e che gli sbarramenti non servono. Ci si dovrebbe concentrare a governare direttamente il flusso indirizzandolo e sostenendolo in modo tale che non corra pericoli. Contemporaneamente bisognerebbe agire anche sulle cause a monte e – prima fra tutte – sulla necessità di operare per una maggiore redistribuzione della ricchezza a livello mondiale.
Fin quando sul fronte legislativo non avverrà questo cambiamento culturale – da problema a fenomeno appunto – la questione rimarrà sempre irrisolta così come la scia di morti che inevitabilmente si continuerà a portare dietro.
Ma ce lo avremo mai questo coraggio tale da condurci verso una legislazione in materia che da umanitaria diventi semplicemente umana e basta?
Pubblicato martedì, 17 Febbraio 2015 @ 13:12:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA