Le associazioni di volontariato archeologico come riscatto morale e materiale di Cerveteri • Terzo Binario News

Le associazioni di volontariato archeologico come riscatto morale e materiale di Cerveteri

Lug 4, 2022 | Archeologia, Cerveteri

“Non è la prima volta che faccio un confronto tra Cerveteri e Tarquinia. Legate, oltre che dalla loro storia, anche dal fatto che ospitano lo stesso sito Unesco e il medesimo Parco Archeologico.

Di solito finisce sempre con la bilancia che pende inevitabilmente a favore di Tarquinia. Ma non questa volta. Questa volta parleremo di associazioni di volontariato archeologico.

Lo spunto di questa riflessione è venuto dall’inaugurazione del Tumulo della Pisside Rossa, che i bravissimi ragazzi del NAAC (Nucleo Archeologico Antica Caere) hanno organizzato qualche settimana fa.

Un tumulo imponente, del settimo secolo, che i volontari del NAAC hanno di nuovo reso fruibile ai visitatori del nostro Parco Archeologico.

Non voglio ricordare questa importante notizia, ma voglio prendere spunto su quello che ha detto, nel suo intervento, il Direttore del Parco Archeologico, Vincenzo Bellelli. Il Direttore, nella sua esposizione davanti agli intervenuti all’inaugurazione ha messo a confronto la natura e l’indole delle Associazioni di Volontariato Archeologico di Tarquinia e di Cerveteri. Naturalmente non ha indicato una gerarchia di meriti. Ma evidenziato come le Associazioni di Tarquinia tendano ad essere più “speculative” (il termine è mio), mentre quelle che operano a Cerveteri tendano ad essere più operative sul territorio.
Come dicevo, questa osservazione non implica nessuna gerarchia di meriti. Ma da responsabile di una delle associazioni che operano a Cerveteri, mi prendo la libertà e il gusto di interpretarla come una piccola rivincita campanilistica su quella Tarquinia che, numeri e Storia alla mano, risulta essere sempre un passo avanti a Cerveteri.
Lo stesso Bellelli si è posta la domanda del perché ci sia questa differenza di natura tra le Associazioni delle due città. La risposta non c’è stata. Ma provo a darla io. Così come chi nasce in una famiglia agiata non ha bisogno di lottare troppo per raggiungere i propri obiettivi, le Associazioni di Tarquinia hanno sempre trovato un contesto che, pur non essendo ottimale, è sempre stato universalmente riconosciuto come degno di suscitare un legittimo orgoglio di appartenenza.
Purtroppo, lo stesso non è mai stato così a Cerveteri. Provo a esemplificare con una storia, anche se apparentemente troppo lontana.
Sappiamo che, nel 1833, venne condotta a Cerveteri, dal prestigioso Istituto Germanico, un’importante campagna di scavo. Nella loro documentazione, possiamo leggere che, nel 1834, quando l’archeologo G. Kramer torna a Cerveteri per riprendere gli scavi interrotti l’anno prima, trova 51 delle 53 tombe portate alla luce, di nuovo sotterrate. Il motivo? Bisognava riprendere le normali attività agricole. Il Kramer, afferma anche che alcune delle tombe sepolte, presentavano lo stesso tipo di pittura della Tomba dei Leoni dipinti. Sono state quindi risotterrate anche delle tombe affrescate.
Questo accadeva a Cerveteri. Vediamo che cosa succedeva in quegli anni, e nei decenni successivi, nel Municipio di Tarquinia.
Nel 1823, un “gentiluomo” di Corneto (l’attuale Tarquinia), scopre quasi per caso un’importante tomba di un guerriero etrusco, che conteneva ancora il suo carro da guerra e le sue armi. La notizia di questo ritrovamento fece subito il giro del mondo, e Corneto divenne presto meta di numerosi e importanti studiosi e dotti dell’epoca. Italiani e stranieri. Che intrapresero molteplici studi, e produssero bellissimi disegni di tutto quello che era stato trovato fino ad allora. Questo fermento culturale chiaramente alimentò la corsa a nuovi scavi, e produsse nuove scoperte.
Fino a quando, nel 1874, il Municipio di Corneto e la sua “Arte Agraria” unirono i loro sforzi, e le loro risorse, per finanziare una campagna di scavi sistematici nella loro Necropoli. Questa campagna produsse molto materiale archeologico, e molta documentazione.
Volete sapere quale era l’obiettivo di quegli amministratori illuminati? Quello di creare e di donare alla città un “Museo Etrusco Tarquiniese”. Nel 1874, i cittadini di Tarquinia si rimboccarono quindi le maniche per creare un loro Museo Etrusco. Che sarà poi la base sulla quale costruiranno il bellissimo attuale “Museo Nazionale Etrusco di Tarquinia”. Siamo nel 1874. Sapete quando è stato inaugurato il Museo Nazionale Etrusco di Cerveteri? Nel 1967. Cioè la popolazione di Cerveteri ha sentito il bisogno di avere un proprio museo, dove collocare le migliaia di reperti archeologici che nel frattempo erano stati scavati e portati via dalle proprie aree archeologiche, solo quasi 100 anni dopo dei Tarquiniesi
Nel 1878, il museo di Tarquinia contava già 2.000 reperti esposti. Ed era il vanto della città. Da una documentazione dell’epoca, leggiamo che: “…Esso attira giornalmente visitatori non solo, ma principalmente i dotti e gli archeologi più eminenti di tutte le nazioni. Già nell’Album si leggono con viva compiacenza molti illustri e rispettabili nomi di tutta Europa, e fuori. Egli è oggimai incontestabile che il Museo Tarquiniese non cede al confronto con qualsiasi altra raccolta di tal genere, e mentre onora la città odierna, aggiunge pure una bella fronda al serto archeologico d’Italia…”
Ma non è finita qui. Nel Municipio di Corneto, sempre nel 1874, si costituì una sorta di associazione di volontariato ante litteram: la “Società Escavatrice Cornetana”. Era composta da tredici appassionati che si impegnarono a spendere, nel corso dei successivi 10 anni, 130.000 lire per esplorare anche le aree in cui sorgeva la città antica. Quindi ai Tarquiniesi non interessava solo la Necropoli, ma tutta la Storia della loro antica città. Volevano scoprire, valorizzare e proteggere le proprie radici. Questi scavi portarono, nei due anni successivi, alla scoperta di una parte delle antiche fortificazioni di Tarquinia.
Ma le cronache del tempo di restituiscono il primo indizio sulla natura delle Associazioni di Volontariato Tarquiniesi: dopo solo due anni, questa associazione, per “…cagioni totalmente da lei indipendenti, che è bello tacere…”, fu costretta a sciogliersi.
È come se, già allora, il contesto di Tarquinia non rendesse necessaria l’esistenza di questa tipologia di Associazioni.
Storia che si ripete molti anni dopo. Ludovico Magrini, l’illuminato che ha inventato l’associazionismo archeologico moderno in Italia, nato proprio a Tarquinia, nel 1960, fonda in quella città l’Unione Archeologica dell’Etruria. Ma, come la sua antenata del 1874, “…morirà l’anno successivo per l’indifferenza delle istituzioni e la scarsa mobilitazione volontaristica…”. Niente da fare. A Tarquinia un’associazione veramente operativa sul territorio non è mai stata sentita come una priorità.
E nel “Principato” di Cerveteri? Così come in un paese dove i terremoti sono frequenti è necessaria un’efficiente Protezione Civile, nella devastata Cerveteri le idee di Ludovico Magrini hanno trovato terreno fertile. Nel 1963 fonda il Gruppo Archeologico Romano, che muove i primo passi proprio a Cerveteri, con un organizzato contrasto alle azioni clandestine dei tombaroli. E dopo quasi 60 anni, la locale sezione di Cerveteri-Ladispoli-Tarquinia, ancora opera sulle aree archeologiche, recuperando, manutenendo e valorizzando importanti siti che nel tempo erano stati abbandonati alla prepotenza della Natura per mancanza di risorse da parte delle Istituzioni. Mancanza di risorse, che spesso è solo un comodo alibi per coprire le pesanti e imperdonabili responsabilità di carattere morale, etico e penale di una città che, tutta intera, ha sempre guardato alle sue aree archeologiche come un tesoretto da saccheggiare per arrotondare il proprio reddito, piuttosto che come uno scrigno da proteggere e valorizzare a fini turistici o culturali. Non ci dimentichiamo che a Cerveteri, caso unico al mondo, è stata costruito un quartiere, quello del Sorbo, dove una volta sorgeva un’importante Necropoli.
Questa è la risposta alla domanda del nostro Direttore del Parco Archeologico: a Cerveteri c’è stata una reazione da parte delle forze più sensibili ai temi della tutela e della valorizzazione del nostro territorio, che ha fatto nascere un numero importante di Associazioni di Volontariato Archeologico che hanno voluto dire no a determinate logiche. Che hanno voluto rendere fruibili ai visitatori aree che fino a quel momento erano terreno di caccia praticamente indisturbata per i nuovi e i vecchi tombaroli.
A Cerveteri non servivano Associazioni solo “speculative”, come a Tarquinia. Servivano associazioni che, con decespugliatore, zappa, carriole, pale e olio di gomito rendessero di nuovo fruibili le aree archeologiche esterne al recinto della Necropoli della Banditaccia. Serviva un riscatto materiale oltre che morale. Per questo, dopo il GAR, sono nate sul nostro territorio associazioni come il Nucleo Archeologico Antica Caere, il Gruppo Archeologico del Territorio Cerite, OgniQuota e Nuova Generazione Etrusca. Tutte associazioni operative e con importanti aree esterne al Recinto da manutenere e da valorizzare.
Quella che segue non è un’analisi a posteriori, ma la cronaca di eventi documentabili. Era il 2015, quando l’Assessore Croci, in collaborazione con la Soprintendenza provò a creare le basi di quello che ci sembrava allora un sogno praticamente irrealizzabile: un Parco Archeologico a Cerveteri. E si rivolse proprio alle associazioni che ho citato prima. Ad ognuna, in attesa di tempi migliori, fu chiesto di manutenere una porzione significativa delle aree esterne al Recinto. Il GAR si occupò della Via degli Inferi, di parte dell’area dei Grandi Tumuli, e dell’area che adesso chiamiamo della Tomba dei Clavtie. Il NAAC del Grande Tumulo del Campo della Fiera, di parte della Via Sepolcrale e dell’Altopiano dell’Affienatora. Il GATC della splendida Necropoli del Laghetto e delle aree contigue. NGE con il resto della Via Sepolcrale e del Campo della Fiera. L’Associazione OgniQuota, che ha creato nuovi percorsi verso l’area delle Cascatelle che sono frequentati da centinaia di persone ogni settimana. Non so se queste aree vi dicono qualcosa. Sono i gioielli più preziosi che il Parco Archeologico ha preso in carico e che, con il Direttore, verranno ulteriormente valorizzate e rese fruibili ai futuri visitatori. In attesa del Parco, in questi ultimi 7 anni, queste aree sono state mantenute pulite e fruibili dalle Associazioni di Volontariato Archeologico di Cerveteri. Aumentando in modo significativo l’afflusso dei visitatori nelle aree esterne al Recinto.
Concedeteci un momento di orgoglio, spero meritato. Grazie al lavoro delle sue Associazioni, alla loro natura operativa e non speculativa, Cerveteri non solo si è parzialmente riscattata di fronte al mondo del suo passato non proprio specchiato, ma è stato piantato in tempi non sospetti il seme di quel Parco Archeologico su cui tutti noi riponiamo grandi speranze e aspettative”.

Giovanni Zucconi