Sono tante le associazioni e i comitati che si stanno opponendo al conferimento di 20.000 tonnellate di rifiuti provenienti da Roma con destinazione Cupinoro. Lunedì mattina la manifestazione ha riguardato l’arrivo dei camion, che sono stati fermati da un gruppo di manifestanti sorvegliati da pattuglie dei Carabinieri. Secondo il Sindaco Paliotta in fin dei conti invece di fermare i rifiuti da Roma si è finito per fermare i piccoli compattatori dei comuni che giornalmente conferiscono ormai da anni nel sito di Cupinoro.
La decisione di mandare temporaneamente (concetto che in Italia ha accezioni diverse da quelle riportate nei vocabolari) i rifiuti a Cupinoro viene dopo mesi di ping pong tra siti individuati nell’hinterland di Roma.
La popolazione se la prende con la Regione, con il commissario Sottile, con il Sindaco di Bracciano, ma un’attenta analisi dovrebbe portare a riflettere sul fatto che la colpa non è tanto del governante di turno quanto di una politica inefficace che, come al solito, prende decisioni drastiche quanto inutili quando ormai i buoi sono scappati dalla stalla. Il Commissario, il Presidente di Regione, il Sindaco sono solo l’ultimo anello di una catena di malgoverno che addirittura trasforma i rifiuti come orpello per ripianare debiti di società multiservizi, che non riescono a chiudere in pareggio nemmeno in settori dove un privato riesce a produrre ingenti profitti. Mi riferisco a settori come rifiuti e farmacie, ragione sociale di gran parte delle “partecipate” dei comuni. Aziende che in fondo aziende non sono, con Cda a nomina politica che non rispondono spesso a criteri di competitività.
Con la chiusura di Malagrotta l’unica soluzione che avrebbe portato al non conferire i rifiuti in nessuno dei siti individuati sarebbe stata lasciare l’immondizia nei cassonetti delle città. Questa la drammatica, razionale ed amara conclusione.
Viviamo in una società che produce rifiuti in maniera indiscriminata. Gran parte di quello che compriamo è costituita a volte più dall’imballaggio che non dal prodotto. L’imballaggio non è del tutto evitabile, ma di certo il riuso ed il riciclaggio dei materiali è ormai conquista di una civiltà evoluta, la direzione che in tanti paesi esteri si sta seguendo. Non che all’estero funzioni tutto ed in Italia no. Basterebbe guardare una manciata di comuni nel nostro comprensorio per capire che non è vero che “tutto il mondo è paese”.
Oriolo Romano, 20 km da Cupinoro, da anni si distingue per essere uno dei paesi più ricicloni d’Italia. Nel nord del Lazio abbiamo inoltre diverse eccellenze nel settore differenziata. Abbiamo anche realtà ferme, con un ritardo accumulato ormai da anni nonostante la Provincia di Roma abbia stanziato non tanto tempo fa ingenti finanziamenti per attuare misure che sensibilizzassero i comuni ad adottare la raccolta differenziata. Dalla nascita del nostro giornale abbiamo posizionato in alto a sinistra due barre che indicano la percentuale di raccolta differenziata nei comuni di Ladispoli e Cerveteri, rispettivamente 20% e 30% circa. Dati due o tre volte inferiori a quelli di paesi virtuosi in tema di rifiuti.
Facendo i conti della serva, cosa significa differenziare 1/3 dei rifiuti rispetto a comuni come Oriolo Romano? Che si occupa tre volte lo spazio che occuperebbe l’immondizia di una paese virtuoso. L’obiettivo rifiuti zero è ancora lontano, per raggiungerlo bisogna non solo lavorare sulla sensibilizzazione, ma anche sulla ricerca tecnologica. Un bacino come Cupinoro potrebbe essere sfruttato per il triplo del tempo con ritmi di crescita più bassi ed un minore impatto per il territorio.
Nel frattempo bisognerebbe lavorare dal punto di vista culturale, senza esasperare tutto in una guerra di frontiera ai confini delle discariche. La partita della differenziata non si gioca a Cupinoro o a Malagrotta, ma si gioca nei municipi e nei pressi del cassonetto nel quale tutti i giorni gettiamo i nostri rifiuti. La guerra ai rifiuti non è una guerra di trincea, di muro contro muro, ma una guerra diffusa che si gioca cassonetto per cassonetto, quartiere per quartiere, municipio per municipio. Lancio anche una provocazione ai comuni. Perché non istituire un assessorato ai rifiuti almeno finché una città non sarà in grado di raggiungere il 65% di raccolta differenziata? Non sarebbe di per se la soluzione del problema, ma almeno un modo per mettere isolare un ruolo e delle competenze, scongiurando alibi e scaricabarili. Un modo per dare inoltre strumenti concreti in mano a una figura istituzionale per poter mettere in campo misure efficaci con tanto di apposito portfolio.
Nell’impossibilità quindi di poter fermare tutti i giorni i camion dei rifiuti come è stato fatto simbolicamente lunedì (perché la protesta di lunedì è simbolica), da domani sarà molto più semplice se operiamo culturalmente nel nostro vicinato. Finché non smetteremo di buttare tutto nell’indifferenziato, finché ci libereremo dei nostri frigoriferi nelle banchine nascoste delle strade di campagna, ogni protesta resterà fine a se stessa ed è destinata ad esaurirsi e quindi a perdere.
Oggi aspettiamo di sapere dai sindaci come stanno realmente le cose. A Ladispoli infatti si terrà un incontro nel quale ci si aspetta risposte precise sul destino di Cupinoro, sui rifiuti di Roma e su quali impegni concreti ciascun Sindaco adotterà per velocizzare il processo di introduzione efficace della raccolta differenziata.