I disturbi uditivi possono essere differenti e tra questi spicca l’ipoacusia. Si può manifestare ad ogni età e in maniera graduale, fino a compromettere la qualità della vita quotidiana. Sentire meno, non distinguere le parole in ambienti rumorosi, alzare il volume della TV rappresentano dei segnali comuni che non andrebbero sottovalutati.
Vediamo insieme come riconoscerla, quali sono le tipologie e quando andare dal medico.
Ipoacusia: come si riconosce?
Il disturbo uditivo chiamato ipoacusia non è immediato da riconoscere e i sintomi possono cambiare a seconda del soggetto. In alcuni casi, si tende a giustificare i primi segnali come effetti dell’ambiente circostante o “distrazioni”. In realtà, con una certa attenzione è possibile individuare i segnali specifici indicatori di un calo dell’udito, tra cui:
- la difficoltà nel seguire conversazioni, in particolar modo se avvengono in luoghi affollati;
- la sensazione che le persone parlino troppo piano o in modo confuso;
- la necessità di aumentare il volume di televisori, radio o smartphone.
La prima cosa da fare è un test udito online, un esame semplice e indolore che permette di valutare il livello di perdita uditiva e, di conseguenza, orientarsi verso il trattamento adatto alle proprie esigenze.
Non solo, un controllo periodico, soprattutto dopo i 50 anni, è un’ottima abitudine rivolgendosi a un audioprotesista o a un otorinolaringoiatra.
Quali sono le tipologie di ipoacusia?
L’ipoacusia può distinguersi in forme e tipologie differenti, a seconda della causa e dell’area dell’apparato uditivo coinvolto. Tra le più importanti spiccano le seguenti:
- ipoacusia trasmissiva, causata da problemi dell’orecchio esterno o medio, come un tappo di cerume, un’otite o una disfunzione della catena ossiculare;
- ipoacusia neurosensoriale, che interessa l’orecchio interno o il nervo acustico. È la forma più comune e può essere dovuta a fattori genetici, di invecchiamento (presbiacusia), dall’esposizione prolungata a rumori forti o patologie di vario tipo;
- ipoacusia mista ovvero una combinazione tra ipoacusia trasmissiva e neurosensoriale;
- ipoacusia centrale, meno comune e legata a un’anomalia nel cervello che impedisce di interpretare correttamente i suoni.
Ogni tipologia richiede un percorso di diagnosi e trattamento specifico, per tale motivo è importante non ignorare i segnali e intervenire quanto prima. L’udito, una volta danneggiato, non è facile da recuperare. Le tecnologie moderne a disposizione possono comunque migliorare la situazione se si agisce per tempo.
Quando preoccuparsi?
Perdere leggermente la sensibilità uditiva con l’età è del tutto normale, seppur ci siano delle situazioni che non dovrebbero essere rimandate. Nel momento in cui si avverte un peggioramento improvviso, si accusa un ronzio o fischio nelle orecchie (acufene) o si ha la sensazione di avere “l’orecchio chiuso”, il suggerimento è di rivolgersi immediatamente a uno specialista.
Altresì nei bambini, il disturbo potrebbe presentarsi in modo anomalo, con sintomi quali la difficoltà a sviluppare il linguaggio, uno scarso rendimento scolastico o la mancanza di risposta ai suoni.
La preoccupazione dovrebbe arrivare nel momento in cui la perdita uditiva interferisce con la vita di tutti i giorni, professionale e personale. Dalle conversazioni difficili, alle difficoltà a lavorare o godersi un momento di svago. Intervenendo prontamente è possibile verificare le cause e il grado di disturbo, valutando successivamente come intervenire.