Alberto Genovese: la giudice ordina un’indagine sull’ex fidanzata: “Strategia per calunnia e fini economici” • Terzo Binario News

Alberto Genovese: la giudice ordina un’indagine sull’ex fidanzata: “Strategia per calunnia e fini economici”

Mag 13, 2025 | Cronaca, Nazionali

Come riporta Corriere Milano, si apre un nuovo fronte giudiziario nel caso Alberto Genovese: il giudice per l’udienza preliminare ha disposto l’apertura di un’indagine per calunnia nei confronti di una delle ex fidanzate dell’imprenditore, già condannato in via definitiva a 6 anni e 11 mesi per violenza sessuale. Il provvedimento arriva a seguito della sentenza del 9 luglio, in cui Alberto Genovese è stato assolto da un’accusa separata di violenza risalente al 2020.

Secondo quanto scritto dal Gup Chiara Valori nelle motivazioni, la donna avrebbe architettato un piano preciso per sfruttare la rilevanza mediatica del caso con l’obiettivo di ottenere un risarcimento milionario. Inizialmente, avrebbe difeso l’ex manager sostenendo di non aver subito alcuna aggressione; solo in un secondo momento, anche attraverso un’esposizione pubblica, ha riformulato le accuse ipotizzando uno stupro. Questa inversione di rotta è al centro del provvedimento che ora punta a chiarire se le sue dichiarazioni siano state effettivamente false e finalizzate a vantaggi economici.

Gli avvocati di Alberto Genovese, Luigi Ferrari e Salvatore Scuto, avevano già ipotizzato che le accuse fossero parte di una strategia, sottolineando l’incongruenza tra le versioni fornite e l’intento di ottenere fino a due milioni di euro. La giudice ha trasmesso gli atti ai pubblici ministeri Rosaria Stagnaro, Paolo Filippini e Letizia Mannella, ipotizzando il reato di calunnia. La sentenza esclude inoltre qualsiasi violenza: secondo la magistrata, la ragazza avrebbe acconsentito volontariamente a tutti gli incontri e all’uso di droghe, scelte motivate dalla volontà di perdere lucidità, non da costrizione.

Nel medesimo provvedimento, il tribunale ha riconosciuto le attenuanti generiche sia ad Alberto Genovese sia a Sarah Borruso, altra ex condannata a un anno per aver partecipato a un tentato stupro. Entrambi avrebbero intrapreso percorsi di recupero e disintossicazione, impegnandosi in forme di giustizia riparativa. Lo dimostrano, evidenzia il giudice, anche i risarcimenti già versati alle vittime coinvolte.

Il caso, fin dall’inizio, ha avuto un’enorme eco pubblica per via del coinvolgimento dei media e delle testimonianze sulle feste private a base di sostanze stupefacenti. Ora, con l’indagine per calunnia all’orizzonte, si aprono nuovi interrogativi sul peso che la spettacolarizzazione giudiziaria può avere nei processi e sulla responsabilità di chi sceglie di esporsi pubblicamente con accuse poi smentite in aula.