Ha 28 anni ed è il tattico di mister Pacenza: squadra, colleghi e vicini lo sostengono in ogni modo
(foto Ludovica Mojoli e Alessio De Luca) – Tutti stretti intorno a Tomaso. Il paese, il Tolfa Calcio, la Quinta Stella, i vicini di casa e gli abitanti del paese. Che di fronte alle difficoltà fa emergere il senso di comunità che contraddistingue il centro collinare sia quando c’è da organizzare, quando c’è fa fare festa ma quando occorre aiuto, quello vero, sincero e necessario.

Tomaso Carta ha 28 anni, è allumierasco ma vive a Tolfa da 8 anni. Spalla di mister Andrea Pacenza nelle vesti di “tattico” dello staff biancorosso, lavora nella casa di riposo per anziani come ausiliario.
La sua sarebbe una vita normale se non fosse al terzo tumore da combattere. In questi giorni sta per cominciare l’ennesimo ciclo di chemioterapia per poi passare nuovamente sotto i ferri. Non è facile esporsi in questo modo, di fronte a una malattia tanto aggressiva quanto cattiva. Ma Tomaso ha scelto di parlare e il merito della sua esposizione va ascritto… al Coronavirus.
“Mi sono sentito nelle condizioni di raccontarmi in funzione di ciò che vedo attorno a me – inizia – perché osservo tanta gente lamentarsi dei problemi di tutti i giorni ma senza provare a risolverli.
Premetto che non amo disquisire di me sul piano privato, però non posso non notare che il Covid sta distraendo dai fatti importanti come la salute. È vero che ognuno ha i suoi problemi, grandi o piccoli che siano, ma poi le questioni si aggiustano>.

Tomaso parla con cognizione di causa, viste le grane che gli sta dando il suo corpo da qualche anno. Al saggista Carmelo Abbate ha raccontato le sue vicissitudini, iniziate nove anni fa. Una febbre improvvisa e i controlli medici gli fanno scoprire di essere affetto da un linfoma. Si mette in modo il meccanismo, composto da bisturi e cure spesso invasive anche in un 19enne. “Non mi sono scosso in quel momento, visto che la malattia era curabile>.
In sei mesi la situazione torna tranquilla. Almeno per nove anni, quando il tumore si riaffaccia, stavolta all’anca. E stavolta le sicurezze non sono le stesse di prima. Infatti passano due anni prima di guarire. Il calcio c’è sempre stato, poi arrivano il Tolfa, la Quinta Stella e Milena, la sua compagna. L’idea è convivere e sposarsi, finché le gambe poche settimane fa si bloccano: “La risonanza ha mostrato come il cancro faccia pressione sulla colonna vertebrale paralizzandomi gli arti inferiori.
Una mattina mi sono svegliato senza poter muovere le gambe, è stato uno shock. Tuttavia sembra curabile e la situazione reversibile, ma prima è necessario che si riduca di volume. Devo ricominciare la chemio andando al Gemelli, perché il San Paolo non è attrezzato per le mie necessità. Intanto mi sto impegnando sulla fisioterapia allo scopo di ridurre i tempi. Per l’operazione tornerò a Bologna dove sono già stato. Intanto devo ringraziare la Adamo Onlus di Tolfa della presidentessa Laura Pennesi, che mi sta aiutando>.
Questa la storia sanitaria, poi c’è quella di tutti i giorni: “Allo Scoponi sono andato con il busto prima e ora sulla sedia a rotelle appena possibile – continua Tomaso – e non ho mai mancato un allenamento. Sono sempre stato vicino alla squadra. A proposito di Bologna, ricordo che di ritorno dall’operazione dell’ottobre 2019 con l’auto mi sono fermato direttamente alla Pacifica, senza neanche passare da casa. E dall’ambiente biancorosso sento una vicinanza fortissima, sebbene all’inizio tenessi la malattia per me. Ora staff, squadra e dirigenti mi sono accanto. Lo stesso dicasi dei colleghi del Quinta Stella, come i vicini di casa: da chiunque abbia chiesto aiuto, ho ricevuto una risposta positiva. Anzi, se serve corrono. Questo significa due cose: che in giro ci sono persone generose e io mi sono comportato bene nella vita> conclude Tomaso Carta.