I ragazzi della Melone con Unicef alla Farnesina • Terzo Binario News

20161116_121453Arte ed Istituzioni, un felice connubio alla “Farnesina” dove il 16 Novembre noi ragazzi delle classi 2G e 2M dell’istituto comprensivo “Corrado Melone” ci siamo recati, invitati dall’UNICEF, grazie all’aiuto della dottoressa Pina Tarantino che tanto tiene a noi ragazzi italiani ed altrettanto ai bambini che invece, nel resto del mondo, rischiano di morire per mancanza di cure, a visitare la collazione ospitata al Palazzo del Ministero degli Affari Esteri.

Dopo il viaggio nel confuso traffico di ingresso a Roma, siamo giunti al palazzo, posto in un luogo finalmente tranquillo, vicino al Tevere ed allo Stadio olimpico. Il nome “Farnesina” deriva dal fatto che questo palazzo sorge su un’area appartenuta ad uno dei più famosi papi, Paolo III Farnese, e qui c’erano i cosiddetti “Orti Farnesiani”, da qui il nome “la Farnesina”.
La prima cosa che salta all’occhio è l’incredibile cura per i dettagli dell’edificio imponente; la costruzione del palazzo, iniziata nel 1937 e terminata nel 1959, fu curata principalmente dall’architetto Enrico Del Debbio, a cui si aggiunsero gli architetti Arnaldo Foschini e Vittorio Balio Morpurgo. L’edificio risulta molto imponente, concepito come “Palazzo del Littorio”, cioè la sede del partito Fascista; per volere di questo regime, doveva rispecchiarne gli ideali; comunque già in corso d’opera la sua destinazione d’uso fu cambiata per ospitare il Ministero degli Affari Esteri.

Il primo progetto, del 1934, prevedeva che il palazzo fosse costruito vicino al Colosseo; poi nel 1937 si pensò di costruirlo nell’area dell’Aventino. Nella terza e definitiva versione, fra il 1938 e il 1939, il palazzo fu progettato per l’area degli orti della Farnesina, alle pendici di Monte Mario.
Ma la nostra visita al palazzo non era relativa alle sue funzioni, ma indirizzata alla notevole raccolta d’arte contemporanea italiana che il palazzo ospita proprio per mostrare alle delegazioni straniere in visita la fantasia e la capacità degli artisti italiani. Si tratta di opere dei movimenti artistici del Novecento che il Ministero degli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale invita a visitare, soprattutto i più giovani, per avvicinarli all’arte contemporanea.

Davanti alla Farnesina si è potuta subito notare l’opera in bronzo di Arnaldo Pomodoro, “Sfera Grande”, per molti la rappresentazione del mondo squarciato dal male, posta davanti al Palazzo; ha un diametro di tre metri e mezzo. La guida ci ha spiegato che inizialmente l’opera era stata commissionata per l’EXPO 67 di Montreal, poi dal ’68 è stata collocata davanti al Ministero degli Esteri anche se l’autore non avrebbe voluto perché il palazzo ricordava il passato regime fascista.
Dopo aver superato il controllo con il metal detector, abbiamo fatto ingresso nell’ala di sinistra dell’edificio e ci siamo divisi in due gruppi.

Il nostro interlocutore era molto preparato e si faceva capire benissimo. Usava un linguaggio semplice e comprensibile per tutti. Insomma, come si suol dire, conosceva la sua materia. Proprio lui era uno degli organizzatori della collezione di arte contemporanea che è composta da tutte opere prestate e non di proprietà del ministero. La monumentalità dell’edificio si è infatti rivelata un “contenitore “ ideale per ospitare una simile raccolta di opere d’arte: nel 2000 infatti venne formalizzato il carattere istituzionale della sua collezione.
Noi eravamo tutti sbalorditi, guardavamo in alto, a destra, a sinistra senza mai stancarci. Abbiamo percorso corridoi in marmo e abbiamo subito il fascino degli ambienti e dei voluminosi lampadari.
La guida ha spesso posto delle domande a cui abbiamo saputo rispondere perché preparati a scuola dalla nostra prof.ssa di Arte e Immagine, Patrizia Malaisi, che ci aveva spiegato in anticipo le opere d’arte e sotto la sua guida e le sue spiegazioni, noi, avevamo eseguito e riprodotto su carta molte delle opere che ora potevamo ammirare. Questa raccolta è stata inserita in un album e donata alle guide insieme ai nostri scritti e le nostre impressioni. Abbiamo anche donato una Pigotta dell’Unicef, le bamboline di stoffa che confezioniamo a scuola per aiutare, vendendole, i bambini che soffrono ed hanno bisogno di aiuto.

La visita della Collezione di arte contemporanea si è aperta con l’opera “L’Etrusco” di Michelangelo Pistoletto. L’opera è composta da una copia in bronzo del celebre “Arringatore” e da uno specchio che lo riflette e riflette noi che diventiamo così parte dell’opera! L’artista ha infatti collocato la scultura davanti ad uno specchio, con la mano dell’uomo rivolta verso di esso fino a toccarlo. In tal modo, ammirando l’opera, l’osservatore entra con la propria immagine riflessa nell’opera d’arte stessa.

Nel medesimo ambiente abbiamo visto alcuni mosaici, su pannelli di cemento, intitolati “Scene e Gente d’Italia” opera di Sandro Chia, che rappresenta il confronto tra vecchio e nuovo: il mosaico è una tecnica usata già nell’antichità, ma qui usata per disegni contemporanei, raffiguranti delle scene di vita, sotto i quali è collocato un sarcofago.
Poi siamo entrati in un salone, dove è esposta un’opera di Maurizio Mocchetti, “Fontana-Fontana”: una sfera di fibra di vetro percorsa a metà da una serie di fori e illuminata da un faretto. Nella sala c’è anche un dipinto di Gastone Novelli: “Viaggio nel Paese delle Meraviglie”, che rappresenta un viaggio immaginario dell’artista attraverso segni e simboli. In un corridoio abbiamo osservato un’opera piuttosto originale: erano delle mensole con sopra dei sacchi e sopra essi c’era del piombo. Evoca una sensazione dolorosa, di oppressione, fa pensare ai campi di concentramento, alla guerra, ai viaggi delle emigrazioni… Sempre nello stesso corridoio si trovavano altre due opere su cui ci siamo soffermati: una, completamente bianca, intitolata “Schermo”; il significato che l’autore ha voluto esprimere è che la TV non dà contenuti utili ed adeguati, ma sono vuoti come una tela bianca. Altra opera particolare è di Alberto Biasi: “Dinamica Obliqua”, realizzata in PVC, fogli di plastica flessibile tagliati a strisce sottili disposte a raggiera su un supporto di legno. Si crea un effetto visivo per cui il quadro sembra in movimento e cambia, a seconda del punto di vista dello spettatore, che diventa coautore dell’opera! Ci ha colpito questa espressione artistica che ci rende addirittura coautori, come Pistoletto ci aveva resi noi stessi opera d’arte. Altro lavoro che ci ha colpito è la rappresentazione di una foresta, ottenuta con l’impressione di un timbro, con le date dei giorni in cui l’autore ha realizzato l’opera. “La stanza delle tazze” altra opera interessante, sviluppata su due pareti speculari che creano un unico disegno, una linea che si unisce nel simbolo dell’infinito e che circonda tutta la stanza.
Successivamente, siamo entrati in una sala con due opere: una di Piero Drazio, “Versus”, un dipinto astratto e l’altra di Carla Accardi: “Si dividono invano” realizzata con moduli di legno smaltati. Abbiamo ammirato poi “Secentoottantaquattromilaquattrocento Quadratini colorati” di Eugenio Gilberti. In realtà i quadratini sono “solo” venticinquemila! Ci ha colpito un’opera di Marco Tirelli, “Senza titolo”, rappresentante una sfera con degli effetti di chiaroscuro grazie al quale sembra che la sfera emerga dalla oscurità, assumendo un aspetto solido. Il nostro viaggio attraverso l’arte contemporanea ci ha portato ad ammirare una scultura di Mario Ceroli: “Bocca della verità”, un collage 3D, in legno nero, esempio di “arte povera” nata nella seconda metà degli anni sessanta orientata verso la ricerca di materiali semplici che chiunque può trovare.

Alberto Burri, uno dei più importanti artisti italiani del ‘900, è presente nella Collezione con un’opera basata sul colore nero; il materiale usato è il Cellotex, ovvero un miscuglio di segature e vinavil che viene disposto sulla superficie, creando questo effetto un po’ ruvido; poi Burri lo lavorava in modo diverso per farlo diventare lucido. Nella semplicità del nero riesce a darci due tonalità diverse, infatti da un lato con la luce l’opera cambia a seconda di come viene guardata. Semplicemente applicando il colore nero, l’artista riesce a creare una poesia di forme, luci e colore.
Un’altra opera interessante è “La doppia vita di Silvia”, un dècollage, il contrario del collage, perché anziché ritagliare pezzi di carta che poi vengono incollati su un supporto, si impiegano brandelli di carta di manifesti strappati dalla loro sede originale.

Dopo ci siamo diretti al quarto piano dell’edificio per arrivare ad un corridoio dedicato alla fotografia. Qui sono esposti i disegni di Del Debbio raffiguranti alcuni progetti originali dell’edificio, che prevedevano anche un mosaico all’ingresso che tuttavia non fu mai realizzato ed una scalinata che avrebbe dovuto congiungere il Tevere a monte Mario poi mai costruita.
Questa uscita didattica è stata interessante. Ci hanno colpito quasi tutte le opere, anche se non conosciamo ancora molto bene l’arte contemporanea. In effetti è difficile comprendere l’arte contemporanea se non viene spiegata. Ma la nostra guida ci ha spiegato che anche i quadri del Rinascimento, magari sembrano comprensibili a prima vista perché raffigurano una Madonna, ma ciascun oggetto che vi viene rappresentato ha in realtà un significato ben preciso che, se non vengono spiegati, sono per noi incomprensibili come un quadro contemporaneo! Eravamo abituati a vedere quelle opere ed il palazzo in foto, ma dal vivo è davvero tutta un’altra cosa!

La Collezione d’Arte della Farnesina ci ha fatto scoprire cose nuove sul nostro Paese e sull’arte. Ad esser sinceri, non tutte le opere forse le abbiamo veramente comprese e non tutte ci hanno entusiasmato, al contrario di altre che abbiamo ritenuto davvero favolose, anche perché per realizzarle c’è bisogno di creatività ed abilità e desiderio di condividere un qualcosa di tuo con il mondo.
Nell’osservare tutte le opere presenti nel Palazzo della Farnesina, le nostre impressioni sono state molto positive poiché in ogni opera abbiamo visualizzato un soggetto diverso, con colori che si intrecciano tra di loro e vanno dal più caldo al più freddo e viceversa, dove le sfumature di ogni colore rendono l’opera speciale. In alcune opere viene proposto anche il mondo geometrico, ricordando le figure come la sfera, il pentagono ed altre come la stella presente nel cielo.

È stata una bella esperienza, un grosso arricchimento culturale guardare da vicino opere che nessuno di noi aveva mai visto e desideriamo ringraziare di cuore il Preside Agresti e le nostre docenti Dalprà, Iazzetta, Pascucci che gentilmente hanno trascorso una giornata di cultura insieme a noi, e soprattutto l’Unicef, nella persona di Pina Tarantino, che ha proposto l’iniziativa alla nostra scuola! Grazie e… a presto!
Le classi 2G e 2M

Pubblicato martedì, 29 Novembre 2016 @ 19:44:34     © RIPRODUZIONE RISERVATA