Questione rifugiati. Ladispoli non smarrisca la sua predisposizione ad accogliere • Terzo Binario News

marcucci-blogMa veramente l’arrivo di qualche centinaio di rifugiati può turbare il sonno della nostra comunità? A leggere i giornali e a sentire il chiacchiericcio per le strade di Ladispoli sembrerebbe proprio di sì.

Il nuovo bando pubblicato dalla Prefettura di Roma che prevede un appalto d’affidamento di servizi per l’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo da attuare nei comuni della Provincia sta turbando gli animi di buona parte dell’opinione pubblica locale che in una sorta di attacco di panico collettivo grida all’invasione e alla calata dei barbari.

La questione è complessa e sicuramente dovrà essere gestita dagli organi competenti (ministero, prefettura, enti locali interessati) con particolare attenzione. Questo perché il nostro territorio sta vivendo un momento molto difficile. La mancanza di lavoro e la crisi economica hanno impoverito larghe fasce di popolazione e – conseguentemente come spesso capita – sono aumentati i furti, la criminalità e la violenza. Le persone si sentono insicure e qualsiasi fattore destabilizzante contribuisce ad aumentare una tensione sociale già particolarmente acuta e preoccupante.

Ma tutto questo non può giustificare la stupida caccia alle streghe che si è scatenata intorno alla questione. Stiamo parlando nella fattispecie di poche centinaia di uomini e donne che sono fuggiti da guerre, carestie e dittature e che hanno rischiato la vita per salvare la propria pelle. Se ancora esistesse un sentimento diffuso di umanità dovrebbe scattare una gara di solidarietà tra Comuni, dovrebbe essere un vanto poter dar pace e protezione a chi non sa neanche dove queste parole sono di casa. Anche perché se i Comuni del territorio facessero rete redistribuendo i rifugiati si parlerebbe al massimo di una decina di persone per ogni ente locale.

Ma non è successo nulla di tutto questo, anzi la gazzarra – che è partita dal web e che passando per qualche giornale è finita in strada – è basata su parole d’ordine cupe e orrende che non hanno niente a che vedere con l’ospitalità, la solidarietà e – per chi crede – la carità cristiana. A chi sostiene “prima gli italiani” bisognerebbe rispondere: no, prima gli esseri umani.

La rabbiosa ostilità verso queste centinaia di uomini tribolati e più in generale verso il fenomeno dell’immigrazione tout court non possono che destare scalpore soprattutto a Ladispoli, realtà  multiculturale per eccellenza – 7 mila su circa 40 mila residenti provengono da altre nazioni – che sin dalla sua fondazione ha basato i propri valori sui concetti di ospitalità e integrazione.

Oltre 100 anni fa infatti la città è nata proprio dall’incontro di donne e uomini venuti da terre diverse  (pescatori campani e pastori umbro-marchigiani) che da un giorno all’altro si sono ritrovati su una terra vergine per iniziare una nuova avventura collettiva. E nel tempo questi valori fondativi sono rimasti ben saldi nella comunità ladispolana tanto da permetterle di accogliere flussi migratori di varia intensità e provenienza e trasformare nel tempo una grande parte di questi ospiti in cittadini residenti. La piccola località balneare degli anni sessanta e settanta è cresciuta rivoluzionandosi e diventando città anche per via di questa sua totale apertura verso l’altro, per questa sua sorprendente capacità di integrazione.

Chi oggi asserisce che Ladispoli stia perdendo la propria identità a seguito di questi continui flussi migratori dovrebbe invece riflettere maggiormente sulla storia della città e capire che la nostra comunità possiede un’anima proprio in virtù di questa sua congenita propensione all’accoglienza. Paradossalmente è l’abiura da questo valore che porterebbe ad una crisi identitaria e non il suo contrario.

Dovremmo andare fieri dei nostri valori fondativi e provare invece imbarazzo e sdegno per certe copertine di giornale nel quale si titola: ‘ Ladispoli come Lampedusa? No, grazie’, come se l’isola siciliana fosse un luogo reietto da denigrare e offendere e non un dramma a cielo aperto del quale tutti dovremmo farci carico gridando con forza: “siamo tutti lampedusani”. Dove è finita la carità, la generosità di questa comunità che tanto nel passato si è adoperata per incarnare lo spirito dell’accoglienza?

E tutto questo schiamazzo volgare avviene proprio mentre il papa ringrazia tutti quegli italiani che si impegnano quotidianamente sul fronte dei migranti e parla dell’isola siciliana con queste parole:”l’Italia è stata molto generosa. Dobbiamo dirlo, no? Il sindaco di Lampedusa si è giocata tutto, a costo di trasformare l’isola da terra di turismo a terra di ospitalità e questo è un gesto eroico”.

Infine in questa storia sorprende la totale latitanza della politica locale. Il tiepido comunicato stampa del PD di Ladispoli e le dichiarazioni caute, troppo caute, del sindaco Paliotta – che si sommano al rumoroso  silenzio di Pascucci, sindaco di Cerveteri – certo non possono chiudere una questione che invece dovrebbe essere discussa e affrontata con coraggio, determinazione e senza timidezze.

Pubblicato lunedì, 23 Marzo 2015 @ 07:13:53     © RIPRODUZIONE RISERVATA