
“L’Amaca” di Michele Serra del 20 novembre 2013
In Sardegna si parla apertamente di disastro idrogeologico. Altra tragedia e altri morti da piangere. Almeno fino a domani quando tutto tornerà come prima e continueremo a fare finta di niente dimenticandoci che la cementificazione e il consumo indiscriminato di terra sono la causa principale di questi eventi drammatici.
Molti di quei sindaci sardi che in queste ore vivono per primi sulla propria pelle questa catastrofe e che cercano con grande merito e tenacia di alleviare le sofferenze agli sfollati, ai parenti delle vittime e a chiunque abbia un disagio, da domani torneranno nei propri uffici e continueranno probabilmente ad avallare cementificazioni e speculazioni edilizie. Come la storia di questo paese purtroppo insegna.
Ha ragione Michele Serra quando su “La Repubblica” del 20 novembre scrive che “sono noiosi i commenti davanti alle catastrofi italiane, identici da anni, da decenni: l’incuria del territorio, il dissesto idrogeologico, la cementificazione demente. […] La verità è che seppelliti i morti è comodo e conveniente lasciare che le cose continuino come prima. Ai vivi serve dimenticare in fretta e ritornare ai propri piccoli interessi quotidiani, ai soldi da guadagnare, alle delibere da firmare per fare contento chi ti ha votato”.
Solo qualche giorno fa abbiamo pubblicato su questo giornale un editoriale sul progetto di Osteria Nuova, una colata di cemento di 300 mila metri cubi di cemento vicina all’oasi naturalistica del bosco di Palo che il Comune di Ladispoli vuole portare avanti. E si rifletteva proprio su questa cultura suicida alla base di tali scelte.
Le motivazioni economiche (il cemento smuove l’economia locale) ed elettorali (il cemento porta voti) non reggono più se questo significa snaturalizzare un territorio come quello di Ladispoli già fortemente colpito dalla cementificazione.
L’abuso di consumo del suolo non può essere un problema solo quando bisogna contare i morti e le devastazioni ambientali, dovrebbe essere un punto fermo che anima tutti i nostri rappresentanti sempre e soprattutto se di sinistra.
Per questo motivo raccogliamo il grido di dolore sulla tragedia sarda di Marcello Fois quando ammette che “la parola sostegno dovrebbe corrispondere a urlare No tutte le volte che si avallano decisioni e situazioni insostenibili”.
Speriamo che questo urlo collettivo che si augura Fois si alzerà forte qui a Ladispoli se davvero la cementificazione di Osteria Nuova continuasse spedita nel suo iter amministrativo. Perché davvero domani sia un altro giorno e non lo stesso di ieri per questo territorio.