Ode all'Italia e agli italiani • Terzo Binario News

Ode all’Italia e agli italiani

Apr 4, 2013 | Blog, Silvia Leuzzi

ITALIA

E se in una notte di pioggia

quando il silenzio,

agognato momento di beatitudine,

scende ad investire le orecchie

E se in una notte di pioggia

ti accorgessi di esistere

vorresti toccare l’acqua

per convincerti ad uscire

E se in una notte di pioggia

un popolo capisse di esser tale

solleverebbe il mento

dalla cruda terra

 

Ho posto questa poesia in apertura, non per un attacco di vanità ma perché da cittadina e da pseudo-poeta sono fortemente preoccupata per questa nazione. La miseria sta dilagando e ogni giorno è possibile vedere a tutte le ore gente che fruga nei cassonetti, cosa che fino a qualche anno fa era un’immagine inimmaginabile nelle nostre città, almeno nei nostri quartieri pseudo-borghesi.

Questa poesia è stata scritta circa due anni fa e faceva chiaro riferimento all’avvilimento morale in cui eravamo caduti.

C’è in tutta la poesia un’esortazione al popolo a ritrovarsi, a tirare fuori l’orgoglio di donne e uomini. Una sorta di autocoscienza della condizione di avvilimento in cui versa lo Stato.

Ora voi direste ma all’epoca c’era ancora il governo Berlusconi, oggi le cose sono diverse. Qualche cosa sta cambiando in verità ma il risultato delle elezioni mi ha deluso ancora una volta. Quello che doveva rappresentare il cambiamento si è rivelata ancora una volta una tragica farsa da teatrino delle marionette, cosa che purtroppo immaginavo.

Questo mio scritto non vuole avere un taglio politico ma, partendo dall’analisi della poesia, vuole esortare il lettore a pensare.

La lirica apre con un’immagine che invita al raccoglimento, gli elementi: pioggia, notte, silenzio, confluiscono come a chiudere il cerchio magico della riflessione in quell’agognato momento di beatitudine.

E’ lì nella beatitudine del pensiero che si fa più acuto il bisogno di libertà, l’acqua, in quanto elemento prioritario per la vita, si fa espressione di esistenza, di consapevolezza morale.

Se un popolo capisse di esser tale, ossia acquistasse autostima di se stesso, solo allora avrebbe la forza di sollevare la testa dalla cruda terra, maleodorante e fangosa nel quale giace riverso.

L’Italia è una nazione bellissima. Abbiamo sparso su pochi migliaia chilometri quasi tutto il patrimonio artistico mondiale. Abbiamo le montagne dai picchi che si ergono maestosi nel cielo e il mare cristallino caraibico. Abbiamo una vastità di prodotti agricoli che fanno della nostra cucina la migliore in assoluto nel mondo. Abbiamo… abbiamo…. tutto avremmo…. peccato che ci manca la dignità collettiva. Non riusciamo a pensare al plurale, attaccati come siamo al singolare. L’individualismo è la peggiore delle piaghe del nostro paese. Si è insinuato in tutti i gangli vitali dello Stato e lo ha corroso dall’interno, lasciando che si svuotasse senza mutare forma esteriore. Solo la costituzione è rimasta a tenere insieme i pezzi impazziti di quel che aveva la presunzione di essere una democrazia.

Come vi ho già detto più volte, la poesia a mio giudizio non può essere avulsa dal suo tempo e il nostro è sicuramente uno dei periodi storici più controversi. Periodi analoghi al nostro sono sempre finiti con lo scoppio di guerre, le ultime delle quali, hanno avuto effetti devastanti, di cui ancora portiamo vistose cicatrici, soprattutto per la nostra dignità mondiale

E per finire vi lascio da leggere quest’altra poesia sempre datata 2011 ed è un’ode, legata quindi a filo doppio con la tradizione della nostra letteratura e del ruolo sociale del poeta.

 

ODE AGLI ITALIANI

Perché sono secoli,

che viviamo a capo chino,

rubacchiando a noi stessi

la stima di popolo.

Camminiamo strisciando

lungo i muri della storia,

senza morale,

solo bottiglie vuote

dove cadiamo

il giorno dopo,

quando il peso

delle nostre tragedie

ci mostra,

con la sua torbida chiarezza,

le nostre responsabilità,

a cui indarno

cerchiamo di sfuggire.