“È difficile non scrivere satire!” (Decimo Giunio Giovenale) …e noi ci permettiamo di aggiungere “visto il livello a cui scendono certi politici”.
Come chi ci legge sa bene, noi da tempo critichiamo l’operato del sindaco di Ladispoli, laddove ci sembri esservi motivo e, purtroppo ciò accade spesso.
Non è spirito di persecuzione ma solo il fatto che le critiche in politica vanno mosse verso documenti o azioni amministrative specifiche e ciò è indigesto per chi gestisce il potere, in questo caso il sindaco Grando, peraltro con metodi spesso discutibili oltre che nella sostanza anche nella forma.
Questa volta però ci sentiamo di dedicarci all’altra faccia della medaglia, non meno importante, ovvero l’opposizione di Ladispoli che riteniamo abbia dato pessima prova di se nel Consiglio Comunale del 29 Novembre scorso.
Come al solito, prima i fatti. Un Consiglio con ben 9 punti da discutere con i primi sei bevuti come acqua fresca in circa un’ora ed erano anche cosine del calibro di variazioni di bilancio, documento di programmazione, consulenze, spese di Flavia Servizi.
L’opposizione, in stato ipnotico, non ha fatto interventi degni di tale nome e la discussione è passata così, come acqua cheta sotto i ponti della sonnolenta campagna inglese. L’unico sussulto è partito da Trani, quando ha fatto notare la palese incompletezza di un atto forse scritto da un funzionario distratto.
Si è quindi arrivati al settimo punto, che era l’adeguamento di una convenzione per un piano integrato già approvato e definitivo e si è scatenato una buriana di parole, in qualche caso fuori luogo da entrambe le parti, sulla quale torneremo a breve.
Nei due punti successivi, ottavo e nono, si è tornati al torpore, con opposizione totalmente assente, in qualche caso proprio fisicamente sebbene si parlasse di due Piani integrati che porteranno ulteriore cubatura e che non risulterebbe fossero neanche inseriti in variante di Piano Regolatore Generale.
Abbiamo così appreso che su questi due Piani Integrati la tanto tumultuosa e rivoluzionaria opposizione in un caso ha presentato una osservazione palesemente superflua e smentita dal funzionario mentre nell’altro addirittura non ha proprio presentato osservazioni. Strano approccio per chi vuole limitare il cemento.
Nella sede in cui potevano essere presentate argomentazioni per le verifiche in Regione non è agito, lasciando strada spianata ed il risultato sarà di accelerare due ennesimi e superflui, a loro dire, Piani Integrati. L’approfondimento sulle proprietà dei proponenti ci ha chiarito molto. Se ne deduce che i Piani Integrati fuori Variante dei punti 8 e 9 erano di gradimento di alcuni dell’opposizione che ha votato in aula, mentre era fuori solo Trani per incompatibilità lavorativa con la presenza alla votazione.
Torniamo al punto 7 che ha monopolizzato il Consiglio per circa 2 ore, alla presenza di molte famiglie che vivono il Dopo di Noi come una necessità assoluta, e lo diciamo con amarezza. Il punto era chiaro, non era l’approvazione del progetto Dopo di Noi, bensì l’adeguamento/modifica della convenzione, richiesto dalla regione Lazio di anticipare il pagamento del contributo straordinario dovuto dalla ditta che realizzerà il centro commerciale al km 38.
Questo passo è propedeutico a poter partire con qualsivoglia attività operativa in quanto regola i doveri del costruttore verso il Comune. Questo contributo straordinario, 951.000€ circa, poteva essere incamerato dal Comune in due modi: o tutto subito nelle casse comunali oppure come opera a scomputo.
L’alternativa, scelta dall’amministrazione su proposta del consigliere Trani è stata di gestite il contributo come opera a scomputo facendolo realizzare direttamente dalla ditta, esattamente come avvenuto per altri progetti a partire dalla precedente giunta Paliotta, vedi Caserma dei Carabinieri, o dalla giunta Grando vedi Palazzetto dello sport. Le procedure dovranno essere sempre quelle previste dall’ANAC per il codice degli appalti perché si parla di soldi pubblici, e garantite da fideiussione nonché vincolate ad essere realizzate in circa due anni a partire da quando il Comune di Ladispoli metterà a disposizione il terreno che, ironia della sorte, dovrebbe provenire proprio da quel Piano Integrato sul quale l’opposizione non ha fatto osservazioni. Nessuno ha disconosciuto il valore dell’opera, ci mancherebbe, per cui la polemica è nata su chi debba gestire i soldi che il costruttore deve versare.
Per l’opposizione andavano versati nelle casse comunali e gestiti con i tempi del comune, mentre per la maggioranza è bene che, messi i paletti, sia realizzato un progetto chiavi in mano come fatto per le altre opere succitate in quanto si accorceranno i tempi ai anni previsti ed il privato potrebbe aumentare il valore dell’opera.
Tutto questo perché il comune non ha il personale per supportare le procedure complesse previste con relative gare di appalto con relativi rischi. Due posizioni formalmente legittime. Però l’opposizione, escluso Trani che non partecipava al voto e, fra l’altro è riconosciuto da tutti primo proponente, è, a nostro avviso, incappata in una pesante caduta di stile e politica.
A parte i soliti battibecchi da banco delle elementari fra Grando, Garau e Pascucci, la prima cosa che abbiamo notato è stata la pervicace ostinazione nel votare contrario ad un provvedimento che è solo l’inizio della procedura e solo basandosi su allusioni ed ipotesi senza portare nulla di concreto. Solo da oggi potrà prendere il via la fase operativa per la quale l’opposizione è chiamata ad esercitare il controllo.
Non è che se i soldi non sono versati al comune non esistano, essendo garantiti da fidejussione, ed andranno spesi entro 24 mesi, e deve essere l’opposizione a pungolare eventuali ritardi o, peggio, omissioni, fino ad assumersi la responsabilità di denunciare le irregolarità senza pietà. Lasciare i soldi nelle casse comunali significa esporli al rischio del saccheggio continuo per una qualche emergenza se non addirittura per un capodanno o una sagra della salsiccia.
Per una vera opposizione sarebbe bastato prendere atto che non si era d’accordo e chiedere strumenti di verifica controllando la qualità della convenzione, ammesso se ne sia capaci. L’impressione è stata che l’opposizione sia infastidita dalla eventualità che il progetto abbia successo anzi, preferirebbe fosse un insuccesso per far farci sopra un’altra campagna elettorale.
Solo questo spiega il voto contrario piuttosto che una motivata astensione, tanto più in assenza di argomentazioni tecniche ma solo generiche affermazioni sulla politica ed il sociale. Addirittura il consigliere Garau ha rivendicato con orgoglio, parole dal sen fuggite, che tutta la fascia Aurelia già terreno agricolo tutelato, è diventata edificabile ad uso commerciale grazie al lavoro della giunta Paliotta, cui egli partecipava, che l’aveva progettata come tale.
Per cui il suo problema urbanistico non riguarda la cementificazione delle carciofete o l’edificazione a 100mt dal Bosco di Palo all’ingresso sud di Ladispoli, ma solo chi la fa, tanto che ha chiesto di sbrigarsi a finire tutta la fascia. Senza parlare dei Piani integrati verso cui una certa opposizione ha parlato ma ben poco fatto visto che neanche si è sprecata per le osservazioni, forse per ringraziamento verso qualcuno.
Tornando al contributo straordinario, le due visioni sono diverse ma la maggioranza ora ha tutto l’interesse a portare a compimento il Dopo di Noi partendo da domani con i primi atti, a meno che non siano pazzi, mentre l’opposizione deve controllare i documenti e le attività svolte.
Questo se si vuole che l’opera arrivi alle famiglie, il resto sono chiacchiere da baraccone politico. In ogni caso lo spettacolo di votare contro il progetto in virtù di paure generiche e ben poco argomentate tecnicamente, non andava rappresentato in quel modo davanti alle famiglie che hanno bisogno che quell’opera venga realizzata in tempi brevi. In Consiglio purtroppo ha prevalso il tatticismo al motto di “La politica è l’arte d’impedire agli avversari di fare la loro” (Roberto Gervaso)