di Cristiana Vallarino
La presentazione di “Sinfonia senza nome”, primo romanzo di Giuseppe Baccarelli, giornalista di lungo corso, venerdì pomeriggio ha riempito la sala Gurrado della Fondazione Cariciv.
Gino Saladini, scrittore e criminologo chiamato a fare gli onori di casa, ha speso parole di grande apprezzamento per l’opera, definendola una “crossover”, cioè una storia che contiene un cocktail perfetto elementi noir, gialli, spy e collegamenti con la stessa Civitavecchia. “Un bel romanzo – ha detto Saladini – un plot narrativo avvincente, con personaggi ben delineati, dialoghi adeguatamente costruiti, nei quali si parla come nella vita reale. Insomma, scritto da un bravo giornalista che però è anche un bravo autore di romanzi. Il che non è affatto scontato”.
Baccarelli ha voluto aprire l’incontro con una musica di sottofondo, a ricordare un po’ la prima parola del titolo, “Sinfonia”, che è – ha rivelato – il nome dato a un’operazione di polizia. Mentre “senza nome” rimanda al fatto che molti dei personaggi non hanno nome oppure hanno nomi che non sono i loro, quelli veri.
L’autore ha poi detto che molti dei nomi di luoghi e persone del romanzo erano stati pensati come provvisori, ma poi sono rimasti quelli. Per esempio, la storia comincia proprio dalla borgata “Fortezza” in cui è facilmente identificabile Pantano, luogo della Madonnina che pianse. Fatto di cronaca che, ha confessato Baccarelli, ha segnato più di altri la sua lunga vita professionale a capo della redazione civitavecchiese de “Il Messaggero”. In quegli anni, i primi del ‘90, lui firmò un “instant book” che ne ripercorse tutta la vicenda. “Una cosa che ha cambiato la storia della città – ha aggiunto – facendola arrivare per molti anni alla ribalta della scena internazionale. Allora la trattai da cronista, stavolta è stata uno spunto da cui partire. Spostando il tutto ai giorni nostri, creandoci attorno una serie di episodi fiction ma plausibili”. Il racconto si dipana in Italia, e poi a Londra e Parigi.

“Sinfonia senza nome” è “figlio del Covid” (definizione di Ernesto Berretti, altro scrittore locale che ne ha fatto una presentazione su Spazioliberoblog), perché al libro l’autore si è cominciato a dedicare durante la segregazione obbligata, nella fase più dura dell’emergenza sanitaria. “Mi sono messo a scrivere nei lunghi pomeriggi casalinghi, un capitolo dietro l’altro, come si trovano nel libro – ha spiegato –. Mi è capitato qualche che, finito un capitolo, ancora non sapevo bene che cosa sarebbe successo”.
La lunga chiacchierata tra Saladini e Baccarelli è stata intervallata dalla lettura di alcuni brani e dialoghi del libro, grazie ad Elena Sternini e Carla Celani. E poi chiusa da una serie di domande poste dal pubblico in sala, fra cui c’erano alcuni degli ex colleghi giornalisti e collaboratori che hanno lavorato con Baccarelli a “Il Messaggero”.
L’incontro è stato curato dall’associazione Book Faces e ospitato con grande piacere dalla Fondazione Cariciv, la cui presidente Gabiella Sarracco (in sala come pure il sindaco Ernesto Tedesco e l’assessore alla Cultura Simona Galizia) ha invitato i presenti a ritrovarsi tra un paio di mesi, dopo aver letto il libro di Baccarelli e poterlo così commentare.
In realtà, “Sinfonia senza nome”, edito da Robin&Sons è già in libreria da qualche tempo e molti degli intervenuti lo avevano già letto, altri lo hanno acquistato al momento. Tutti hanno fatto la fila, a fine presentazione, per il conueto firmacopie.