Ladispoli, il preside Agresti replica alla DS della "Ilaria Alpi" Prof.ssa Palagi • Terzo Binario News

agresti_meloneRiceviamo e pubblichiamo – Come presidente degli esami di Stato conclusivi del primo ciclo di studi svoltisi quest’anno presso la “Alpi”, avendo letto un articolo riportante alcune affermazioni gratuitamente scorrette, sento il dovere di rassicurare i genitori dei ragazzi che hanno sostenuto gli esami: contrariamente a quanto riportato, confermo che tutte le prove si sono svolte nella massima legalità e serenità. Il dubbio avanzato dall’articolo va dissolto anche per la necessità di difendere l’operato di tutti i docenti componenti la commissione, i quali hanno lavorato serenamente, mettendo a proprio agio i ragazzi durante le prove, valutandoli correttamente e producendo tutti i documenti richiesti dalla norma: il lavoro di tutti i docenti è stato semplicemente impeccabile e altamente professionale.

Contrariamente a quanto riportato nell’articolo, non era necessario “sanare” alcunché, anche perché se qualcosa fosse stato svolto fuori dalla Legge, per ristabilire la legalità, si sarebbe dovuto riunire nuovamente l’intera commissione.

La confusione che l’articolo citato genera fra certificato sostitutivo del diploma (cfr CM 51 del 11/6/2010) e certificato delle competenze (cfr. CM 3 del 13/2/2015) fa dubitare che l’autrice del testo sia una dirigente dello Stato che non può non conoscerne la differenza. Resta il fatto che, in ogni caso, entrambi i modelli suggeriti dal MIUR prevedono la firma del solo dirigente scolastico. Ovviamente se la Alpi utilizza altri formati ed il sottoscritto non ne è stato messo a conoscenza, si tratta di una mancata comunicazione che non può essere addebitata ad un “estraneo”, chiamato dallo Stato a garantire che tutte le procedure degli esami siano state svolte correttamente secondo le indicazioni nazionali. Le uniche firme non ancora apposte, come presidente della commissione, sono solo quelle olografe che andranno sui diplomi originali i quali, prodotti dal Poligrafico dello Stato, non sono ancora disponibili.

La stessa modalità di non assumersi le proprie responsabilità, rispondendo alle domande di un genitore, ma coinvolgere un esterno nelle beghe interne alla “Alpi”, fa pensare che la elegante, corretta, disponibile e preparata dirigente non abbia in realtà letto approfonditamente il testo approntato probabilmente da un suo ghost writer.

Qualcosa va però approfondito ed è l’aspetto relativo ai termini “vetrina” e “amicone”, usati nei confronti della “Melone” e dello scrivente.

Il fatto che la “Melone” abbia consegnato, meno di due ore dopo la ratifica finale delle valutazioni degli esami, il fatidico certificato sostitutivo dei diplomi di cui sopra, non è stata una manovra di “vetrina”, ma una strategia adottata dopo una seria discussione didattica interna alla “Melone” cui si può tranquillamente non concordare, ma prima di definirla “vetrina” occorre conoscerne le motivazioni.

Dato che nella società delle “veline” e dei calciatori il valore predominante sono i soldi e non la cultura, abbiamo pensato di rendere un tantino più cool chi studia, più simpatico un nerd, più attraente una bambina studiosa e compita con gli occhiali e le lentiggini, rispetto al figlio di papà che vuole (ed ottiene di, come spesso accade) essere promosso con la forza delle minacce e delle denunce o al bulletto che non sa nemmeno esprimersi (ma è meglio mandarlo via dalla Scuola per evitare “rogne”) o allo sfaticato che ha avuto “8” perché a casa ha una libreria con 1000 volumi e quel voto lo ha raggiunto solo “respirando” (ma che certamente avrebbe potuto facilmente avere “10”, se solo si fosse applicato). La nostra strategia didattica si appoggia molto agli insegnamenti di Don Milani, il quale però prendeva letteralmente a calci chi, fra i suoi ragazzi, non studiava e certamente non voleva il “6” politico, tuttavia pretendeva giustamente che i “talenti”dati dal Signore a ciascuno di noi, e quindi anche ai suoi ragazzi, fossero messi a frutto per ottenere sempre il massimo. In conseguenza di queste considerazioni abbiamo voluto solo presentare i complimenti dell’intera commissione riunitasi in sala consiliare, con la presenza del vice sindaco, dottor Lauria, a quei ragazzi che non si sono risparmiati nello studio ed hanno ottenuto il massimo. Abbiamo così semplicemente consegnato loro (con un giorno di anticipo) il certificato sostitutivo, tutti gli altri certificati erano già pronti quel giorno ma, come comunicato in precedenza a tutti i genitori, sono stati disponibili in segreteria dal giorno successivo.

So benissimo che il mio atteggiamento disponibile, gentile e sorridente (definito “amicone” nell’articolo) non sia tipico dei burocrati statali, il cui unico modo per essere autorevoli è l’essere autoritari. Personalmente, pur avendo competenze e responsabilità da dirigente, non dimentico mai cosa provavo da studente, cosa ho sentito da genitore e cosa ho vissuto da insegnante. Però non comprendo come l’essere “amicone” non mi renda rispettabile come lo sono altri dirigenti, i quali vanno in giro in giacca e cravatta, ma senza cuore o sorrisi. A chi pensa diversamente, ricordo che Maria Montessori ha ben chiarito che non esiste distinzione fra gioco e lavoro, ma anzi esiste un bisogno quasi biologico di continuare a giocare nel lavoro e sentirsi appagati; quando questo avviene si lavora sorridendo, quando invece non avviene nascono problemi sia psicologici che sociali. Come scriveva Brian Sutton-Smith, uno dei maggiori psicologi del gioco, “l’opposto del gioco non è il lavoro, è la depressione”. Quale colpa mi si può addebitare se, pur nel ruolo di responsabilità da dirigente, mi piace il lavoro che svolgo e se credo nella Scuola dello Stato?

Riccardo Agresti

Pubblicato lunedì, 13 Luglio 2015 @ 04:38:25     © RIPRODUZIONE RISERVATA