La poesia è donna che abbiamo in noi
Durante nove lunghi mesi, lunghi come nove secoli,
è una gravidanza senza parto ed è bene così.
Altrimenti la matrice sarebbe sterile, e il neonato morto.
I suoi nove secoli non passano mai.
(Oliver Friggieri)
Quando ho letto questa poesia ho esclamato: Finalmente qualcuno che la pensa come me!
La poesia è donna, perché in ognuno alberga quel femminino che l’arte tutta risveglia. È la donna selvaggia di Clarissa Pinkóla Estés, quella che non possiamo far morire, altrimenti per noi esseri umani la vita si svuota di significati, di colori, di amore.
La poesia è una donna mitologica in perenne gestazione del prossimo nascituro. Il seme è sempre lo stesso “ cambiano i cuochi e le cotture “, diceva Montale nei suoi Quaderni, ma non le pietanze, ossia le motivazioni che spingono l’essere umano a creare.
La poesia è una donna selvaggia che vive in noi e ci scuote e ci percuote e “ i suoi nove secoli non passano mai “
La poesia è una donna che abbraccia l’universo lacerato. Raccoglie le lacrime nell’urna trasparente di parole sapienti donandoci l’emozione forte della verità nella sua erotica e feroce nudità .
Oliver Friggeri, classe 1947, nato a Malta è il maggiore poeta maltese contemporaneo.
Ha pubblicato numerosi libri di poesia, narrativa e critica letteraria. È docente di Letteratura presso l’Università di Malta.
Le composizioni di questo poeta hanno il pregio della sintesi. Piccole perle di concetti sui quali perdersi in meditazioni semplici, quelle che poi servono per il vivere quotidiano.
L’essere umano davanti alla vita si trova sempre nudo emotivamente. Il tempo lascia i suoi segni che sono più profondi delle nostre rughe, che la pelle impietosa non ci risparmia. Le esperienze dolorose, i frammenti aguzzi delle bottiglie frantumate dei nostri sogni ci lacerano i piedi ed è qui che si inserisce la grandezza della poesia, che riesce a trasformare le urla scomposte del dolore in un melodioso canto.
Facciamo cantare il nostro Oliver allora:
“ Il desiderio è l’ancora che con sé ci mena al fondo “ ultimo verso tratto dalla poesia Noi siamo desiderio.
Questa poesia, che troverete in fondo allo scritto, ha l’amarezza della consapevolezza di cosa è la vita di un essere umano.
“Noi siamo un minuto nel denso calendario/ che riunisce e scompiglia gli anni per confonderli. “
Siamo il nulla che urla, che vive senza tempo correndo dietro ai minuti di un orologio inventato.
“…Il tic tac d’un pendolo accelerato… “
Noi siamo quelli che corriamo Alla banca della fortuna. Titolo di un’altra bellissima lirica, che troverete sempre in calce, di cui vi condivido subito due versi che ritengo a dir poco stupendi e istruttivi per la nostra esistenza:
“ La gioia si paga sempre a caro prezzo
Niente è gratuito in questo gioco di perdenti “
È un monito triste, un richiamo che ci viene dalla terra, quella il cui odore investe il nostro olfatto quando la calpestiamo dopo una nottata di pioggia.
La gioia che vorremmo relegata in un paradiso dove la tristezza è bandita, dove solo il sorriso è ammesso come espressione suprema di pace, non può celare il dolore o comunque non può avere un prezzo. Questo non lo possiamo accettare e questo fa di noi dei perdenti.
“ Tutti gli uomini sono clienti della banca della fortuna
Avventurieri nel casinò del loro cuore …… “
La vita è un gioco in cui si rischia sempre. La Speranza, quella vecchia e oscura trappola che ci fa illudere di raggiungere l’infinita felicità è quello che ci trasforma in Cacciatori spietati di emozioni, molte delle quali si riveleranno fallaci e distruttive per noi e per gli altri: Accecati dalla bramosia, gli esseri umani sprecano i loro talenti per inseguire desideri di carta .
Oliver Friggeri vola come l’Albatros di Baudelaire nel cielo emotivo e cammina lento e goffo su questa terra. Il gobbo o il goffo, il pazzo o il pensatore: il poeta è sempre lui che sente il sibilo della vita e a questo rumore scomposto dà voce.
L’amore occupa nella nostra esistenza un posto fondamentale. Siamo fatti per entrare uno dentro l’altro, solo così raggiungiamo l’estasi o la stasi del pensiero. Solo dentro il grandissimo cuore troverà l’anima il giusto riposo. Ne La porta chiusa l’amore viene cantato come carne e spirito, un’erotica danza piena di sentimento:
“ Se la sera aprirai il tuo grandissimo cuore
Entrerò spesso in te per trascorrervi la notte. “
L’amore è aprirsi, è donarsi all’altro, è perdersi per poi ritrovarsi, rigenerati e non più spaventati dai fantasmi dell’ignoto:
“ Troverai chiusa la porta del mistero
E da essa più nessuno passerà
Tu ricorda la strada per tornarvi “
Quel che distingue un grande amore, dice il poeta, è capire: “che i nostri cuori battono
all’unisono “. È quel ticchettio assordante che chiude la porta al mistero, lasciando alla follia dell’amore di sentirsi libera, sgombra come il cielo terso in un giorno di sole.
Altro tema trattato dal poeta è quello relativo al fenomeno degli stranieri extracomunitari, tanti o forse troppi che arrivano in cerca di fortuna. La poesia Lo straniero tratta con eleganza questo tema.
“ Lo straniero porta in valigia la solitudine “
Questo verso lo scriverei a lettere cubitali un po’ ovunque. Sarebbe un monito per i tanti razzisti idioti che popolano il mondo.
“ In ogni aeroporto, il rigattiere della solitudine
Aumenta il suo patrimonio esentasse “
Il poeta chiude la poesia con una denuncia tagliente in merito allo sporco giro d’affari, che si perpetra ai danni di questi poveri disgraziati.
La solitudine dello straniero è anche un modo diverso per parlare della nostra solitudine. Nessuno può sentirsi realmente in patria, perché in questo mondo governato dall’economia, dalla menzogna, dalla sopraffazione non c’è spazio per le anime semplici. Per questo mondo siamo e saremo sempre il nulla da dichiarare, l’importante è non generare sospetti, come recita il verso:
“ Non ha nulla da dichiarare scendendo dall’aereo:
Nulla di sospetto “
Numerose sono le poesie di Friggeri che mi piacerebbe condividere con voi, ma lo spazio e il tempo sono ingrati compagni, ci tirano per la giacchetta e dobbiamo chiudere a tutti i costi.
Voglio comunque segnalarvi altre due poesie molto importanti, a mio modesto parere, per i temi trattati. Una si intitola Europa, argomento quanto mai attuale.
“ Europa, anche questo sogno è antico…… “ Quanti sogni e quante guerre hanno attraversato queste terre. Un sogno antico riconoscersi tutti come un popolo solamente, un sogno difficile da realizzare. L’Europa, il vecchio continente follia e ragione confusi insieme o come dice il poeta:
“ La vecchia Europa ha mischiato senno e follia,
pagando spesso trenta pezzi d’argento
Per comprarsi carne e sangue, ha giocato ai dadi
Il vestito del Crocifisso, ha demolito il mondo
Per poi ricostruirlo “
Il richiamo alla cristianità ci fa da monito. Abbiamo barattato la nostra conoscenza in cambio di poche monete di illusione. Abbiamo fatto rivoluzioni, per poi tornare sotto lo stesso oppressore.
La chiusa però è ricca di speranza:
“ Su questa distruzione si edifichi la casa comune
E si avveri il nuovo comandamento “ Mai più “
Dal grembo di questa vecchia sono uscite morte e vita “
L’altra poesia, l’ultima giuro, è: Anche il saluto, tenerissima descrizione di quel che io definisco:
la magia del saluto; quell’aprirsi del volto in un sorriso, l’ultima immagine che ci resta impressa di una persona dopo la sua partenza.
“ Mi resta soltanto qualche sorriso, e forse uno sguardo,
e forse un desiderio, forse un saluto “
Un saluto da elargire a tutti gli esseri del creato, che ci vivono accanto e con i quali piangiamo e gioiamo. Salutare con le mani alzate, come ad abbracciare la vita intera.
“ Se passerà più tempo, anche il saluto
Non conterà niente, e dovrò abbassare le mani “
In tutte le poesie che ho letto di Friggeri non ci sono speranze, non ci sono tramonti indimenticabili. C’è la vita con le sue contraddizioni; c’è l’esortazione continua a non dimenticare le proprie responsabilità; c’è l’affermazione quasi beffarda della nostra caducità, c’è l’amore intenso, in pratica: una vita.
NOI SIAMO DESIDERIO
“ Non siamo che una pistola tra le dita,
Non siamo che un arco fissato al centro della freccia
D’un gigante che spezza i secoli mirando al bersaglio.
Noi siamo un minuto nel denso calendario
Che riunisce e scompiglia gli anni per confonderli
Non siamo che il tic tac d’un pendolo accelerato
Che vuol lasciare il rumore del suo procedere.
Siamo un soffio, un sospiro, un sogno, un gemito.
E siamo un desiderio. Con un desiderio distruggiamo tutto
E con un solo desiderio trainiamo una vita intera.
Sonnecchiando durante il giorno e sbadigliando di notte
Moriamo per desiderio, invalidati da tale malattia
Che uccide tutti noi definitivamente: un desiderio.
Siamo una pistola, un arco e siamo un minuto,
Un semplice tic tac, e l’oggi siamo, non il domani,
Siamo l’opposto del desiderio che ci farebbe vivere,
Il desiderio è l’ancora che con sé ci mena al fondo “
ALLA BANCA DELLA FORTUNA
Sia il ladro sia il vagabondo, pur se innamorato,
Tutti gli uomini sono clienti alla banca della fortuna,
Avventurieri nel casinò del loro cuore.
Desiderano le lire e si rigiocano i centesimi,
Si trascinano al sole e toccano le stelle con le dita,
Così essi immaginano, certi di tale follia.
Al mercato del tempo si vendono e ricomprano.
Si scambiano, si prendono in prestito e si offrono.
La gioia si paga sempre a caro prezzo,
Niente è gratuito in questo gioco di perdenti.
Anche nella morte il cuore, per morire, si farà povero
E sperpererà i suoi ultimi danari.
Soltanto così si compra il biglietto della fine
LA PORTA CHIUSA
Se la sera aprirai il tuo grandissimo cuore
Entrerò spesso in te per trascorrervi la notte.
Se tutta la notte fisserai le stelle
Ti parleranno una lingua segreta.
Se passerai le ore sveglia, sentirai
Battere nel silenzio il cuore dell’universo.
Non esserne sorpresa: ascolta attentamente
E capirai che i nostri cuori battono all’unisono.
Troverai chiusa la porta del mistero
E da essa più nessuno passerà.
Tu ricorda la strada per tornarvi.
LO STRANIERO
Lo straniero porta in valigia la solitudine,
E come lui essa conosce il cammino, e gli amante
Che non viaggiano mai soli anch’essi la portano.
A est come a ovest, saluta con una parola,
E la gente, a est come a ovest, continua il suo cammino.
Non ha nulla da dichiarare scendendo dall’aereo:
Nulla di sospetto.
Senza passaporto, senza danaro, con un biglietto aperto,
Lascia pendere la sua borsa senza allentarla
E aggiunge ad ogni viaggio una nuova solitudine
Che serra con quelle prima ammassate.
Se è bloccato da difendersi,
Affidandosi al trattato dei nomadi senza famiglia,
Né nazione, né stato civile.
In ogni aeroporto, il rigattiere della solitudine
Aumenta il suo patrimonio esentasse
EUROPA
Europa, anche questo sogno è antico,
L’ha fatto il grande per ingrandirsi sugli altri,
L’ha disegnato secondo la mappa di una fortezza,
L’ha costruito con battaglie sui campi rossi
E l’ha desiderato quando era preso dalla fame e dagli sbadigli.
Dalle macerie concimate in fine è spuntato un fiore
Che non è stato calpestato in tempo, e il suo profumo
Ha suscitato curiosità, generato rimpianto.
Mentre crollavano le dinastie è balenata l’idea
Che non dovrà mai più cadere il buio di prima.
La vecchia Europa ha mischiato senno e follia,
Pagando spesso trenta pezzi d’argento
Per comprarsi carne e sangue, ha giocato ai dadi
Il vestito del Crocifisso, ha demolito il mondo
Per poi ricostruirlo. E forse domani
Si socchiuderà la porta del rimpianto del passato.
Su questa distruzione si edifichi la casa comune
E si avveri il nuovo comandamento: “ Mai più “.
Dal grembo di questa vecchia sono uscite morte e vita.
ANCHE IL SALUTO
“Adieu! Adieu! “ Le mani alzate
Per l’eventualità, per salutarvi un’ultima volta,
La festa che ho atteso tutto questo tempo.
“ Adieu! Adieu! Ho speso tutto il mio amore,
Mi resta soltanto qualche sorriso, e forse uno sguardo,
E forse un desiderio, forse un saluto.
Ho parlato a ogni uccello, ho salutato ogni albero,
E con loro ho pianto, con loro volevo rallegrarmi
Qualche volta, non so quando. Mia stagione!
Oggi a stento raccolgo un intero pianto
Dalle vecchie lacrime che ci restano in questa secchezza.
Ho atteso in ogni aeroporto, e di più, di più,
Non rimane altro che questa attesa.
Eccomi, “Adieu! Adieu! “, con le mani alzate,
Un turista perso, devo chinare la testa,
Salutare come ho già salutato e partire,
Ma mi trovo ancora in questa coda, guardo stupito
E conto gli anni, ripeto una sola parola
Che conosco a memoria, temendo di dimenticarla.
Se passerà più tempo, anche il saluto
Non conterà niente, e dovrò abbassare le mani.
