Venti di cambiamento stanno attraversando l’Europa nell’ultimo anno, ma in particolare il Mediterraneo.
Un mare culla della democrazia che trova alle sue estremità due grandi Paesi: la Spagna e la Grecia.
Ed è proprio in questi due Stati che la bufera sta soffiando.
Da un lato Alexis Tsipras che proprio in queste ore si è appellato al popolo greco sovrano attraverso un referendum sulle misure di austerità dei creditori internazionali. Una scelta che sfida l’Europa nei tempi (l’ultimatum dato alla Grecia è il 30 giugno mentre il referendum si terrà il 5 luglio) e nel modus operandi.
Dall’altra parte del bacino si trova invece la Spagna e il neo nato movimento “Podemos”, un tentativo di trasformare in alternativa politica le mobilitazioni di piazza come quelle che caratterizzarono la Spagna nel 2011, grazie agli Indignados del Movimento 15-M. In poco tempo i risultati raggiunti sono quelli dell’elezione a sindaco dell’ex-giudice Manuela Carmena, 71 anni, a Barcellona e dell’icona del movimento indignado anti-sfratti Ada Colau, 41 anni, primo sindaco donna della metropoli catalana dopo 119 uomini.
Cosa hanno in comune questi due partiti? Entrambe si collocano un uno scenario in cui si parla ormai esplicitamente della necessità di ricostruire un’ipotesi “socialdemocratica”. Entrambi puntano a definire un progetto riformista capace di fare i conti con la crisi della socialdemocrazia storica e con le profonde trasformazioni tanto del capitale quanto del lavoro e a porre fine all’“estremismo di centro” che ha generato negli anni un eccesso di destre “nazionali” spesso apertamente fasciste.
E l’Italia? Il Belpaese, che con il suo stivale si colloca tra questi due pilastri, può essere raccolto dal vento dello stesso cambiamento “grazie” al Movimento 5 stelle?
La risposta è: no. Ossia, sebbene io auspichi e desideri ardentemente un cambiamento ai vertici governativi italiani, i pentastellati non possono essere paragonati a Tsipras e Podemos, per un semplice motivo: il M5S non assume alcun colore politico.
Nelle campagne elettorali la neutralità dei grillini è stata la peculiarità che ha indotto l’italiano medio stanco delle pressioni fiscali, della corruzione, della mafia, del marcio a votare i pentastellati, senza però considerare che un movimento politico deve necessariamente, nella sua storia, assumere un colore altrimenti si rischia di finire come “L’uomo qualunque” di Giannini e morire nella bara del populismo durante una messa celebrata dalla demagogia.