Ispirato all’omonimo racconto di Sergio Atzeni e diretto dal regista sardo Salvatore Mereu, già noto per “Ballo a tre passi” e “Sonetaula”, il film “Bellas mariposas” è un inno alla vita e alla sua bellezza che può sbocciare anche dal degrado socio-famigliare come quello della periferia di Cagliari. Lo squallore circostante può portare, erroneamente, lo spettatore a pensare che niente di bello possa succedere in questi “non-luoghi”, comuni a tutte le periferie del mondo. I grandi palazzi squallidi, il piccolo appartamento dove i numerosi figli si danno il cambio per dormire nei letti a castello (non prima di essersi lavati i denti), il pullman abbandonato, il campo di calcio fatto di terra sono invece luoghi vitali, dove la storia dei personaggi prende forma poco a poco.
Nonostante il contesto difficile, nel film traspare la freschezza e l’ingenuità delle due preadolescenti, le “bellas mariposas” del titolo, le due belle farfalle che –per la loro voglia di vivere e di divertirsi – sono uguali ad altre coetanee di qualsiasi altra parte del mondo. La protagonista Caterina (Sara Podda) vive nel periferico quartiere Sant’Elia di Cagliari insieme ai tanti fratelli, alla madre e al padre, finto disabile e nullafacente (Luciano Curreli), desidera fare la cantante, sposare Gigi (l’unico uomo che merita la sua considerazione) e non finire incinta a 13 anni come la sorella maggiore. Insieme all’amica del cuore Luna (Maya Mulas) sogna di evadere dal mondo fatto di violenze, emarginazione e superstizioni nel quale sono nate. Oltre alla storia delle due adolescenti, il film ritrae una Sardegna poco nota, fatta di ragazzi precoci sia nel sesso che nella droga, di padri felicemente disoccupati e madri che portano avanti la famiglia nel degrado umano e sociale della periferia cagliaritana. Proprio l’immagine insolita di questa Sardegna diversa da quella delle cartoline e delle riviste patinate rappresenta l’elemento di novità che colpisce maggiormente: un mondo sardo cittadino, complesso, vitale, autoironico, capace di sorridere della sua condizione senza prendersi troppo sul serio, un mondo nel quale la figura femminile è dominante. A questo proposito, Mereu dichiara: “La presa di posizione a favore delle donne che c’è nel film era già tutta nel racconto, anche se i personaggi maschili erano comunque tratteggiati da Atzeni con affetto, l’affetto leggero e sincero che comunque riguarda tutti gli aspetti di quel testo. Un testo leggero nel senso che intendeva Calvino con le sue “Lezioni americane”.
Il film attrae dalla prima sequenza per la bravura della protagonista Sara Podda, che racconta meravigliosamente i suoi pensieri, a volte guardando in camera e dialogando con lo spettatore che viene coinvolto mano a mano. Complice di questa magia, anche la colonna sonora che supporta il susseguirsi delle vicende. Nel cast oltre ad attori esordienti come le due protagoniste, Maya Mulas e Sara Podda, c’è anche Micaela Ramazzotti nel ruolo di una maga veggente.
Un altro elemento di forza è il modo leggero, ironico e senza alcun moralismo con il quale il regista racconta la vita quotidiana di alcuni abitanti di questo quartiere cittadino. “Non ho compassione per il mondo che ho raccontato, perché la compassione implica un giudizio” dice Mereu. “Anzi, è un mondo che ammiro poiché si barcamena e sa sorridere della propria condizione, un mondo lontano dalla serietà di altre zone della Sardegna, come ad esempio la Barbagia da dove provengo”.
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“Bellas mariposas” è un piccolo gioiello del cinema italiano, un’opera schietta ma poetica, a tratti divertente, ben strutturata ma senza effetti speciali o clamorosi colpi di scena. La scena più bella e poetica del film è quella girata sott’acqua. La citazione cult di questo film è il dialogo tra la protagonista Caterina e la sua amica Luna: “Hanno detto che Dio è dappertutto”. “Io non ci credo”.
Il film meriterebbe una diffusione “blasonata” e capillare, ma non ha trovato la distribuzione in Italia, nonostante i vari premi ricevuti, tra i quali “Schermi di Qualità” alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 2012 e il premio “Big Screen Award” al Rotterdam International Film Festival 2013, assegnato da una giuria composta dal pubblico che apre le porte alla distribuzione nel mercato cinematografico in Olanda e Belgio dal 24 maggio. Attualmente viene distribuito per la volontà dei titolari di cinema e con il passa parola. La prossima tappa del tour è il Cinema Alcazar di Roma, a partire dal 9 maggio.