“4 di sacrifici, 4 anni di prese in giro, 4 anni di umiliazioni, 4 anni in cui ho addirittura preso 4 denunce”. Inizia così il post sui social di Alessandro, cugino di Marco, che esplode dopo la sentenza della corte d’appello di oggi che ha derubricato la pena di Antonio Ciontoli da 14 a 5 anni.
!In questi 4 anni – scrive Alessandro – mi è stato imposto di dire ad ognuno di voi e sopratutto ai miei zii che dovevamo credere nella giustizia. Si perché se dicevo che il pm aveva condotto le indagini in maniera sbagliata poi ci sarebbe stato in rischio che ce lo saremmo messo contro e non avrebbe richiesto la giusta pena. Perché se avessi detto che i servizi segreti avevano messo il loro zampino ci avrebbero creato problemi seri. Perché se avessi detto che la sentenza di primo grado di giudizio era da vomito poi si sarebbero indispettiti i giudici”.
“Beh – scrive ancora il cugino di Marco – oggi mi sono stancato di fare il finto buono. Quello che le persone definiscono da 4 anni come un bravo ragazzo è in realtà una persona come tutti voi che non potrà mai accettare una sentenza ridicola come questa. Un sentenza emessa dopo una camera di consiglio durata 1 ora con pausa pranzo inclusa. Una sentenza già scritta (chissà da chi…) ancora prima di cominciare.
Da quattro anni ogni persona che mi incontra mi dice quello che pensa e io gli rispondo che noi crediamo nella giustizia.
Oggi mi sono rotto i coglioni di dire questa stronzata che mi è stata imposta di dire e per la prima volta ai miei zii ho detto la stessa cosa che ognuno di voi quando mi ferma per strada mi dice e che in realtà penso anche io da 4 anni”.
Francesco Scialacqua, [29 gen 2019, 19:59:20]:
perché se ce la bruciano