“Come forse già sapete a seguito del post di Alessandro Carlini, il giorno 3 maggio 2021 si terrà l’udienza del secondo processo in Cassazione, ossia il 5° grado di giudizio di questo processo, grado di giudizio resosi necessario a seguito del prevedibile ricorso proposto dai legali di Antonio e della sua famiglia contro la sentenza di appello-bis del 30-9-2020.
Riassumo le posizioni delle parti processuali, evidenziando le richieste di ciascuna di esse.
Il procuratore generale e i legali della famiglia Vannini – nessuno di loro ha impugnato la sentenza – insisteranno per il rigetto del ricorso degli imputati e la conferma integrale della stessa sentenza di appello-bis; se l’esito dovesse essere questo, il processo penale Vannini si chiuderebbe per sempre, mentre si aprirebbero le porte del carcere per Antonio e gli altri tre (le pene inflitte lo scorso anno non consentono di evitare la detenzione).
I legali degli imputati chiederanno invece di annullare la sentenza di appello-bis, distinguendo le posizioni:
- per Antonio, a seguito di cassazione con rinvio, con la contestuale richiesta di celebrazione di un processo di appello-ter (per riportare la sua responsabilità penale nel campo della colpa);
- per Mery, Federico e Martina, a seguito di cassazione senza rinvio, con la contestuale richiesta di assoluzione piena e immediata già in questo giudizio;
se l’esito dovesse essere – malauguratamente – questo, nessuno andrà in carcere, almeno per ora, e si aprirebbe per Antonio un nuovo giudizio di appello-ter (il 6°grado di giudizio, sic!) innanzi a una corte d’assise d’appello che sarà indicata dalla Corte di Cassazione.
Ci potrebbero essere, poi, delle ipotesi “intermedie” sulle quali mi riservo di tornare con un nuovo post in prossimità dell’udienza.
E’ praticamente certo che gli imputati daranno battaglia perché non vogliono andare in carcere (hanno ingaggiato anche un avvocato penalista molto famoso in aggiunta agli altri, che sono stati confermati).
La partita resta apertissima.
Termino ricordando a tutti per l’ennesima volta che è definitivamente scattato il divieto di “reformatio in peius” delle condanne di tutti e quattro gli imputati (Antonio 14 anni, gli altri tre 9 anni e 4 mesi), condanne che, nel caso non auspicato di prosecuzione del processo, non potranno più essere inasprite in nessun modo.
Antonio Alessio Boccia