Per la sua morte si trovano in carcere Antonio, Federico e Martina Ciontoli oltre a Maria Pezzillo, con condanna definitiva stabilita dalla Cassazione
Sono passati esattamente dieci dalla notte fra i 17 e 18 maggio 2015 quando Marco Vannini venne ucciso nella villetta di via De Gasperi a Ladispoli.

Per la sua morte sono finiti in carcere Antonio, Federico e Martina Ciontoli oltre a Maria Pezzillo, con condanna definitiva stabilita dalla Cassazione il 3 maggio 2021 dopo sei anni di processi e battaglia legale (QUI). Le pene: 14 anni di carcere per Antonio Ciontoli, 9 anni e 4 mesi ai figli Martina e Federico e alla moglie Maria Pezzillo.
La verità giudiziaria è stata stabilita dai processi ovvero che a premere il grilletto contro Marco, nella vasca da bagno della villetta, è stato Antonio Ciontoli, convinto che fosse scarica durante una dimostrazione. Cosa sia veramente successo là dentro lo sanno solo loro quattro e Viola Giorgini, la fidanzata di Federico, uscita dai processi. Perché tanti sono i lati oscuri della vicenda che per omissioni, silenzi e una certa omertà non sono mai stati chiariti del tutto.

Ma è stata soprattutto la battaglia di Marina e Valerio, i genitori di Marco, che hanno lottato strenuamente per i 6 anni di udienze e sentenze (il primo grado, due volte in Appello e due in Cassazione) affinché venisse resa giustizia verso il 20enne di Cerveteri (figlio unico) morto in circostanze assurde e con la certezza che un soccorso, chiamato tempestivamente, gli avrebbe consentito di salvarsi. Con loro il collegio di parte civile con l’avvocato Celestino Gnazi in testa e le battaglie in aula con i difensori dei Ciontoli, l’avvocato Andrea Miroli e l’avvocato Pietro Messina.

Ma soprattutto intorno a Marina e Valerio si è creato un movimento spontaneo, con tanto di fiaccolate, di tante persone che si sono immedesimate con i due genitori di Marco facendo sentire loro una vicinanza trasversale e allargata a tutta Italia, non solo limitata a Cerveteri e Ladispoli.
Importante l’attenzione mediatica sul caso, con diverse trasmissioni nazionali, che hanno tenuto alta l’allerta fino all’ultima iniziativa del Mattei di Cerveteri che a Marco ha dedicato un murale.
Dopo 10 anni, a Fanpage Marina e Valerio hanno detto: “Io credo che lui da lassù sia orgoglioso di quello che noi abbiamo fatto per lui”.
“Non sapremo mai cosa è successo veramente” dicono entrambi con un velo di tristezza. I genitori di Marco infatti, fin dall’inizio del primo processo, hanno sempre ribadito di non credere al racconto della famiglia Ciontoli sulla dinamica di quello sparo fatale.
Continueranno a ribadire che la colpa è solo del papà, che loro erano giovani e si sono fidati di lui” afferma Marina sospirando”.