Continuano a fioccare sui giornali i contenuti degli interrogatori di Salvatore Buzzi nel carcere di Cagliari. Adesso rimane da capire quanto e su quali elementi la procura e gli inquirenti vogliano credere al patron delle coop capitoline, in carcere per l’inchiesta Mafia Capitale.
Sono stati cinque gli interrogatori in carcere nelle scorse settimane, occasioni nelle quali Buzzi ha snocciolato fatti, nome e trame della sua tela corruttiva.
Nella sua strategia sono rimasti implicati 30 politici: 2 assessori della giunta Alemanno, 5 assessori, 18 consigliere comunali e 5 presidenti di Municipio della stagione Marino.
Secondo le dichiarazioni di Buzzi trapelate sulla stampa, “la nuova amministrazione Marino mi aveva posto a carico i costi di 4,5 assessori, 18 consiglieri comunali, 4-5 presidenti di Municipi”. E in questo caso spunta per la prima volta anche il nome di Maurizio Pucci, assessore ai Lavori Pubblici della Giunta Marino, legatissimo al sindaco e figura chiave delle giunte Rutelli e Veltroni nel Giubileo e poi in Ama, per poi transitare alla protezione civile regionale, in qualità di responsabile, con Piero Marrazzo.
“Il primo degli assessori della giunta Marino con cui ho avuto rapporti di tale natura – è scritto sui verbali tra le dichiarazioni di Buzzi – è Maurizio Pucci, durante la campagna elettorale del 2006, quando gli erogammo finanziamenti e gli mettemmo a disposizione un’autovettura che lui non voleva più restituire. Nell’ultima consiliatura, però, non ci sono state altre erogazioni”.
Buzzi dichiara agli inquirenti, inoltre che “vi sono state tre assunzioni richieste da Luigi Nieri (ex vicesindaco). Non normali, nè amicali, ma immediate, al costo di 110, 120 mila euro annui, e fatte in una logica di scambio”.
Non mancano nemmeno l’ex presidente dell’assemblea capitolina Mirko Coratti e l’ex capogruppo Pd in Campidoglio Francesco D’Ausilio: “Per le deliberazioni per il debito fuori bilancio ho promesso a Coratti e D’Ausilio 100 mila euro. Che hanno accettato, ma che non ho fatto in tempo a pagare perchè sono stato arrestato”. Anche Alfredo Ferrari (consigliere Pd) e Luca Giansanti (ex capogruppo della lista Marino) “hanno accettato una promessa di 30mila euro, 15mila a testa, mentre con Ferrari mi sono accordato per un compenso tra il 5% e il 10% di un debito fuori bilancio da 400mila euro”.
La lista di Buzzi continua: “Poi ci sono state le tre assunzioni chieste da Massimo Caprari (consigliere del Centro Democratico). Anche Fabrizio Panecaldo mi chiedeva assunzioni. Asserivo ma non si è mai fatto nulla”.
A Giordano Tredicine del Pdl, poi, Buzzi aveva promesso “il 10% su uno stanziamento di 2 milioni di euro di cui avevano disponibilità in bilancio”. Stipendiata con 10mila euro al mese, invece, l’assessore alla casa con Alemanno, Lucia Funari, al fine di “ottenere le proroghe dei servizi dell’emergenza alloggiativa. Complessivamente le ho portato in ufficio 100 mila euro”.
Nel racconto di Salvatore Buzzi rientrano anche i finanziamenti “legali” alla politica. Nella lista del patron della “29 giugno” c’è la presidente della Commissione Politiche Sociali del Comune Erica Battaglia, mentre al consigliere Pd Athos De Luca Buzzi ha garantito “presenze agli eventi per la campagna elettorale”.
Finanziamenti legali anche per le europee di Alemanno e un’assunzione ma non “con caratteri di scambi per Fabrizio Ghera, capogruppo in Campidoglio di “Fratelli d’Italia”.
Gli interrogatori si sono svolti il 23 e il 24 giugno, il 21, 22 e 23 luglio. Al termine degli stessi, gli inquirenti passano al contrattacco definendo “scarsamente credibile” quanto ascoltato. I motivi? “Per la scarsa plausibilità logica – si legge nel verbale – della ricostruzione dei rapporti con Alemanno, delle erogazioni nei suoi confronti di utilità economiche che non avrebbero avuto ragione se non in forza di un’esplicitazione di un accordo corruttivo”. “Per la scarsa plausibilità logica e per il contrasto con alcune conversazioni intercettate nella ricostruzione dei suoi rapporti con Carminati”. “Per le versioni sui rapporti e gli interventi minacciosi nei confronti di Riccardo Mancini (ex ad di Ente eur e tesoriere di Alemanno, ndr )”. “Per la scarsa plausibilità logica dei rapporti con la criminalità calabrese”.