Terminate le guerre fra gli Antico Romani ed i Rasenna (gli Etruschi), che durarono dal 264 a.C. fino al 247 a.C. con la nota vittoria dei primi, l’espandendo territoriale più profondo di quello che diverrà, successivamente, l’impero romano, toccò in primis agli ambiti viciniori all’Urbe ed in particolare a quelli in prossimità del mare che gli antico romani amavano molto e cercavano di frequentare il più possibile.

Fra questi territori, ci fu un litorale particolarmente ambito che vide, già dal 100 a.C., sorgere sul suo lungomare, in meno di cinque chilometri lineari, ben quattro residenze di grande prestigio, anzi, diciamolo ancor meglio, delle ville sfarzose, le quali furono pure abitate e volute da personaggi famosi, molti dei quali hanno fatto la storia: Gaio Giulio Cesare, Gneo Pompeo Magno, Cicerone, Eliogabalo (Marco Aurelio Antonino), Gaio Sallustio Crispo, Lucio Verginio Rufo, Marco Emilio Lepido Porcina, Licinio Murena e questi sono solo alcuni dei nomi più conosciuti consegnatici dalle varie ricerche fatte in proposito.
Queste ville molto estese (per vari ettari ognuna, una sorta di piccole città, alcune delle quali con singoli approdi dedicati) ed ornate con splendidi elementi musivi (mosaici spesso multicolori) soprattutto, ed ovviamente, di carattere marino (ad es. delfini ed immaginifici tritoni), colonnati, porticati e cripto portici e quanto d’altro arricchente la gran bella architettura, fortemente voluta dai ricchi proprietari, la quale era anche ornata da giardini molto curati formati da piante di vario tipo, ordine e natura ed elementi floreali seguenti il ritmo delle varie stagioni.
Ville rilevantissime i quali resti, di prim’ordine, ancora oggi sono visibili sulla costa di Ladispoli in numero di ben quattro in meno, come suddetto, di cinque chilometri lineari alle quali va aggiunta una villa rurale (chiamata anche villa rustica, la cui funzione era soprattutto agricola: raccolti vari da fare e stipare e lavorazione dei prodotti dei campi, tanto è vero che nella villa rurale di Ladispoli è ancora visibile una bella pietra da mola legata alla molitura delle olive – ndr), con tanto di cripto portico, posta a 150 metri dal mare. I resti di queste grandi ville sono presenti, partendo da sud, a Marina di San Nicola, sotto la Posta Vecchia, a Piazza della Rugiada e sotto Torre Flavia (dove il mare ha fatto una importante ingressione coprendoli) e per quella rurale si deve andare a ridosso della attuale scuola elementare di via Rapallo.
I collegamenti con Roma di queste splendide ville erano assicurate dal massimo della viabilità all’epoca rappresentata dalla Via Aurelia, nata nel 241 a.C. e che all’inizio terminava a Caere (Cerveteri). Via Aurelia la quale si avvaleva, ovviamente, anche nella zona suddetta, per superare i vari corsi d’acqua di ben costruiti ponti come ad esempio, sempre nel territorio dell’attuale Ladispoli, di quello (cosiddetto) dell’Incastro di cui si possono, anche in questo caso, ammirarne i resti nella parte nord dell’attuale quartiere Miami. C’è anche da dire, cosa piuttosto nota, del grande “amore” che gli antichi romani avevano nei confronti delle cure termali e quindi non si può certo escludere che, essendo ad un “tiro di biga”, gli antico romani non si recassero a farle in quelle che, Celio Aureliano, medico antico romano del 400 p.C. sostenitore dell’idroterapia, scrisse che si “trattava delle acque termali più calde d’Italia”, parliamo, nello specifico, delle Aquae Caeretanae (poste a Pian della Carlotta nella zona del Sasso che è la frazione più alta di Cerveteri) delle quali, ben prima di Celio Aureliano, siamo nel 20 p.C., lo storico greco Strabone nella sua opera “ De Geographia” scrisse che: “Erano talmente famose da essere più popolate della stessa Caere”. Fra l’altro le Aquae Caeretanae sono anche citate in “Ab Urbe Condida” monumentale opera, di ben 142 libri, che narra di Roma fin dal tempo della sua fondazione, il tutto scritto dallo storico antico romano Tito Livio. I resti delle Aquae Caeretanae sono ancora ben visibili pur se solo nel calidarium e nel tepidarium visto che il frigidarium, lo spogliatoio, la palestra, e la città stessa, sono ancora sotto terra e da riportare alla luce. Tornando nell’ambito del territorio dell’attuale Ladispoli ed ai resti delle munifiche, architettonicamente parlando, ville antico romane, vi è da dire che quella attribuita alla proprietà di Lucio Verginio Rufo è arricchita pure dalla presenza, ancora visibile sul lungomare di Palo, di un bel mausoleo che era alto almeno due piani e si avvaleva, al suo interno, di una scala elicoidale in parte ancora ammirabile. E che il litorale, attualmente sempre appartenente a Ladispoli, fosse pieno di ville lo scrisse anche, nel 416 p.C., il poeta ( fu l’ultimo in ordine di tempo della latinità – ndr) e prefetto antico romano, Rutilio Namaziano nel suo “De Reditu” (Il Ritorno). Namaziano il quale, navigando vicino alla costa, per ritornare nella sua patria in Gallia (considerato che le strade erano molto insicure in quanto presidiate dai Goti e dai Visigoti che avevano invaso l’Italia) descrive una sequela, molto lussuosa, di ville. Nel “De Reditu” c’è proprio una specifica che riguarda quelle, attualmente ancora visibili, con i loro importanti resti, sul lungomare dell’attuale Ladispoli, ad iniziare dalla villa di Marina di San Nicola per terminare a quella, affatto trascurabile, di Torre Flavia. Ed a proposito della villa di Torre Flavia c’è da dire che, procedendo di poco verso nord, prima dell’inizio della spiaggia di Campo di Mare, è presente sott’acqua una ben conservata struttura circolare di epoca romana che, in passato, è stata identificata come una peschiera anche se, recentemente, soprattutto dopo il rinvenimento ed il recupero di una antica colonna dell’epoca, qualcuno sostiene che quella la quale, fino ad ora, era stata riconosciuta come una peschiera, potrebbe, considerando la forte ingressione marina che negli ultimi 2.000 anni ha variato, nella zona, dagli 1,50 ai 2,00 metri di altezza, invece essere un triclinio marino di pertinenza, vista, come suddetto, la grande estensione di queste ville antico romane, proprio di quella i cui resti sono sotto ed intorno Torre Flavia. Ed a proposito del mare antistante Torre Flavia ci sarebbe forse anche da dire del naufragio, avvenuto 2.000 fa c.a., della Nave dei Doli (molto grandi e belli che contenevano vino) esposti al castello di Santa Severa presso il Museo del Mare e della Navigazione Antica e non a Ladispoli, ma questa è un’altra storia che appartiene alla storia. Mi corre l’obbligo anche di aggiungere come dialogando con il principe Ruspoli, purtroppo deceduto pochi giorni fa, il principe Lilio mi raccontò come, all’inizio degli anni ’60 del secolo scorso, quando si recava a cavallo, insieme a suo fratello ed ai suoi amici, ad ammirare i resti della suddetta grande villa antico romana, sotto un velo di acqua di mare assolutamente trasparente, ammiravano sempre degli splendidi mosaici ornanti alcune pavimentazioni pertinenti ad essa”.
Arnaldo Gioacchini
*Delegato alla valorizzazione del Patrimonio Storico e Archeologico di Ladispoli
*Membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale