Il delitto perfetto: storia di un'elezione di ordinaria follia • Terzo Binario News

Il delitto perfetto: storia di un’elezione di ordinaria follia

Apr 25, 2013 | Blog, Fabio Fantozzi

uccellacci e uccelliniFrancesco: Sarebbe a dì che dovete andare ad insegnare ai falchi e ai passeretti tutto quello che non hanno capito e che voi dovevate faje capì!
Ciccillo: Come?
Ninetto: Come?
Francesco: Bisogna cambiallo questo mondo, fra Ciccillo! È questo che non avete capito!

(“Uccellacci e uccellini” di Pierpaolo Pasolini)

 

 

Voti 738, Napolitano è rieletto Presidente, il Pd è finito, la politica è morta. Le elezioni del 12esimo Presidente della Repubblica hanno segnato una brutta pagina per la storia repubblicana italiana. Le decisioni prese dal gruppo dirigente del Partito democratico, quello che aveva il dovere politico e morale di traghettare l’Italia in questa fase, si sono dimostrate di un’ottusità sconcertante. Si sono cacciati in un vicolo cieco e sono andati a sbattere contro il muro dei propri istinti di autoconservazione, rinunciando a percorrere le “praterie” al di là di quel muro.

È vero che ai grandi elettori è data piena autonomia nella scelta del Presidente, ma il tempo presente con i suoi nuovi modelli di partecipazione e la spinta popolare al cambiamento non potevano essere ignorati. Gli elettori del centrosinistra chiedevano un nome di alto profilo, di esperienza ma anche di purezza rispetto ai giochi politici degli ultimi venti anni, in grado di rappresentare questa nuova fase. Il candidato del Movimento Cinque Stelle Stefano Rodotà era una candidatura concreta su cui convergere senza problemi, per di più appartenente alla storia della sinistra. E poco importa se era stato proposto da un’altra forza in Parlamento. Il popolo si aspettava la stessa risposta avuta con l’elezione di Laura Boldrini e Piero Grasso alle presidente delle Camere.

Niente affatto: Franco Marini è stato il massimo che la “lungimiranza” del Pd ha saputo tirare fuori tra tutti gli ultracinquantenni d’Italia. Per di più in accordo col Pdl. E poi Romano Prodi. Volti nuovi, aria fresca. Si sa come è andata a finire. Inspiegabili le ragioni del Pd, che ancora non ha saputo motivare il proprio “no” a Rodotà: forse perché non poteva garantirli dai loro giochini di palazzo. Eppure Beppe Grillo aveva detto: “Con Rodotà si aprono praterie per il governo”. Ma l’accordo con il M5S non era proprio quello che cercava Bersani? A quanto pare no, era tutta una finzione per poter giustificare il governo con il Pdl. Ipocrisia pura.

quirinale_colleQuesta elezione ha manifestato ancora una volta lo scollamento delle nostre istituzioni con il Paese. Il meccanismo di elezione del Presidente della Repubblica è apparso vecchio, vecchissimo. La Costituzione del ’48 è ormai paleolitica nella sua seconda parte: 1007 persone per tre giorni di fila si sono rinchiuse in un palazzo giocando per ore con formule alchemiche, perse in una procedura orfica e cabalistica, barando come in una partita di poker. Fuori il Paese attendeva con speranza, chiedeva un segnale di apertura, e magari anche un pezzo di pane per arrivare a fine giornata. Qualche politico ha bollato le posizioni espresse dai social network e dalla Piazza come non rappresentative dello stato d’animo del Paese. E invece chi se ne intende di comunicazione dovrebbe sapere che gli utenti dei social network che si interessano di politica sono la punta più avanzata della cittadinanza attiva, una parte importante degli opinion leader attorno a cui si forma il consenso.

Ieri la politica non ha deciso un bel nulla. Ha scelto di non decidere, venendo meno pertanto alla sua stessa funzione. Era il tempo di osare e invece si è preferito rimanere dietro a quel muro, tenendosi l’usato sicuro e costringendo a un altro giro di giostra un anziano uomo che voleva godersi l’ultima stagione della sua vita in tranquillità. L’elezione del Capo dello Stato che doveva sbloccare lo stallo sulla formazione del governo sembra così non aver aggiunto nulla di nuovo alla situazione politica, se non quello di aver dato a Giorgio Napolitano il potere di sciogliere le Camere. Il presidente riconfermato rimarrà contrario a un governo di minoranza e aprirà le porte a un governissimo Pd-Pdl che non porterà niente di nuovo al Paese e lo consegnerà tra le braccia di Beppe Grillo. Nel frattempo un partito ha scelto di spaccarsi, di rompere con Sel ponendo fine alla coalizione più salda che il centrosinistra ricordi, di abbracciare la destra di Berlusconi e di allontanarsi del tutto dai suoi stessi elettori. Un delitto troppo perfetto da rimanere impunito.