Comincia così la poesia “ URLO “ pubblicata la prima volta nel 1956 da Allen Ginsberg.
E Urlo è pure il titolo di un quadro di Eduard Munch dove un fantasma d’uomo, simulacro di un nostro io terribile, fugge da se stesso .
Cosa c’entra tutto questo con l’ultima campagna elettorale? Sicuramente l’Urlo, gli insulti distribuiti a pioggia e le minacce hanno proseguito nella distruzione delle menti migliori della mia generazione ma anche di quelle a venire. Quel veleno urlato e distruttivo è l’ombra da cui fugge l’uomo di Munch
Oggettivamente c’è una grande rabbia che serpeggia tra la gente. Manca il lavoro; mancano i servizi, e quei pochi che c’erano sono stati tagliati; mancano i soldi. E’ saltato il ceto medio, che reggeva l’impalcatura dei sogni speculativi .
“ Ho visto le menti migliori….. “ cosa ne abbiamo fatto di tutta quella creatività, quella voglia di novità, quella voglia di vincere che ha caratterizzato la mia generazione?
E pensare che quando andavo al liceo, periodo di forti turbolenze politiche; nel tragitto da casa a scuola e viceversa , cullata dal rumore monotono del motore del bus, mi perdevo dietro l’illusione di un futuro migliore, migliore perché popolato di gente più aperta, più creativa: la fantasia al potere- non era uno slogan, era una possibilità oggettiva di una vita sociale libera dal giogo pesante dell’economia.
Niente di quel grigiore che a quel tempo mi circondava, doveva sopravvivere nella società in cui noi eravamo gli adulti.
Invece non solo il grigiore mentale di quell’epoca non si è dissolto, ma dirò di più, si è mutato in un color marrone putrescente, segno evidente che quel che sembrava da distruggere oggi quasi si rimpiange
Le illusioni sono state spezzate da una restaurazione pesante e violenta, manovrata da un potere scaltro, che non ha più i confini di uno stato.
In questo contesto di avvilita speranza, è facile accattivarsi la simpatia degli elettori dando fiato alla rabbia popolare. Facile è distruggere, difficile è restaurare, perché la nostra Italia è da restaurare, come fosse una vecchia casa di pregio abbandonata da decenni. Ci vogliono nuovi materiali, non possiamo pretendere di rimettere insieme i cocci di un passato usando la stessa calce e gli stessi mattoni.
La sfida per tutti noi è miscelare nuovo e antico. Bisogna cominciare dalla scuola, abbandonata come un rifiuto ingombrante sul ciglio di una forra appena fuori città. Bisogna imparare a gestire la cultura in senso moderno e questo non vuol dire rinnegare la nostra classicità, perché quella fa la nostra differenza, se da lì partiamo per nuove destinazioni.
Non è un caso che in Italia la buona e vecchia sinistra abbia trovato come minimo comune multiplo una lista capitanata da un greco: Tsipras.
Si ritorna alla Madre Grecia, all’origine della nostra storia di occidentali, perché solo così troviamo la forza per ripartire, per ricominciare.
Syriza il partito a cui appartiene Tsipras, è un movimento che: vista la gravissima crisi economica in cui versa la Grecia; vista la spinta populista e fascista di Alba Dorada, è partito dal basso e si è guadagnato la stima e la fiducia , proponendo non solo dibattiti ma andando in mezzo alla gente a creare reti solidali per la distribuzione finanche di farmaci.
Gli Urli servono a poco. I tempi sono cambiati. E’ cambiata la comunicazione, è cambiata la richiesta popolare verso la politica. Eppure l’unica cosa che ancora resiste è il potere della parola e del suo uso.
Le elezioni europee hanno confermato la disaffezione al voto degli italiani, comprensibile ma non giustificabile, in quanto il voto è l’unico strumento democratico che dà voce al popolo. Bisogna sempre ricordare che questa conquista è costata la vita di milioni di persone e la nostra sfiducia non deve insozzare la memoria di tanto dolore. Per questo e non solo sono un’acerrima nemica dell’astensione.
Le elezioni hanno messo in chiara evidenza che quel cinquanta per cento che ancora va a votare, lo ha fatto spinto da un individualismo, pacifico e opportunista, attaccato al carro splendente della speranza.
Ora l’unica cosa che ci rimane è “ sperare “ che non sia l’ennesima illusione di questo popolo di sognatori, sui quali cocci poi a piangere ci ritroviamo tutti assieme.
Adesso la carovana di Renzi ha un’ampia fiducia . A noi non resta di augurarci che ne facciano un buon uso e nel frattempo, interrogandoci su cosa si può fare per non morire d’incuria e di squallidi servizi, cerchiamo di imparare a parlare alla gente nella lingua che comprende. La sinistra che ha un futuro non è certo quella intellettuale, che ha fallito e si è imborghesita. Il popolo non è un concetto astratto, siamo noi,
Gli Urli sono il patrimonio dei capipopolo, utili solo all’inizio di un percorso e neanche sempre.