Il seguito è una storia triste. Parla di mia madre, mio padre, dei calci nel culo presi e dei natali e ricorrenze con parenti successive in cui la “storia degli anfibi da militare” fu ricordata come uno degli argomenti di ilarità generale. Avevo quindici anni e ricordo che era il tempo in cui andavano di moda gli anfibi militari. Quei maledettissimi anfibi militari. Erano due pezzi di cuoi pesante, scomodi ed esteticamente brutti. Ma a tutti piacevano Gli anfibi da militare. Ed anche a me.
Ogni fabbrica di scarpe faceva il suo modello simil soldato, io entrai in un negozio di scarpe, era l’inizio degli anni novanta, circa il millenovecentonovantatre, avevo tredici anni e volevo per forza quelle scarpe alla moda. Gli anfibi da militare. Come tutti quelli della mia età ed anche più grandi. Non avevo i soldi ma le volevo a tutti i costi, li vidi un giorno in un negozio passeggiando sul viale centrale del mio paese. Gli anfibi da militare. Costavano circa centoventi mila lire, ovviamente come ogni tredicenne che si rispetti non avevo un lavoro né un soldo. E non avevo la paghetta.
Possedevo però molti giocattoli, e cianfrusaglie varie conservate nel box, roba di quando ero piccolo dicevo, così presi un lenzuolo bianco, due casse della frutta e ci misi sopra tutta quella roba rimediata, organizzai una bancarella a cielo aperto sul ciglio della strada e fortuna volle che in men che non si dica riuscii a raccogliere quasi la somma intera. La visita dei nonni ed un paio di creste sulla spesa a mia madre fecero il resto. Andai al negozio tutto soddisfatto. Per comprare gli anfibi da militare. Certo, dovetti rinunciare a He-man ed un paio di giochi del game boy ma era una giusta perdita per i miei anfibi da militare.
Entrai nel negozio saltellando. Voglio quegli anfibi da militare. “Della tua misura mi sono rimasti solamente testa di moro” mi disse la secca commessa acida con gli occhi piccoli e cattivi ed un alito da oltretomba. Il mondo mi crollò addosso. Non era possibile, avevo tardato solamente di un giorno e avevano venduto tutti. Gli anfibi da militare. “Ed ora come faccio?” dissi tutto sconsolato cercando di fargli pena nella vana speranza che la commessa odiosa me li costruisse in qualche modo o che li tirasse fuori dalla tasca come Doraemon. “In settimana prossima arrivano” disse quasi gioendo della mia tragedia.
Non esisteva proprio, mai nella vita avrei aspettato cosi tanto tempo, li volevo subito, in quel preciso istante, un po’ per la fatica mentale, per la bancarella che mi era costata he-man, perché avrei dovuto aspettare un’altra settimana con i miei compagni che ce li avevano tutti. Gli anfibi da militare. Testa di moro poi erano orribili, Io li volevo neri. Gli anfibi da militare. “Nero che numero è rimasto?” Ero un duro. “Il quarantadue” “Ma io porto il trentanove” Frignavo, non era possibile per uno che voleva indossare quelle scarpe. Gli anfibi da militare. “senti ragazzino io devo lavorare” “Vabbè li provo lo stesso” dissi nella speranza che si rimpicciolissero mentre li calzavo. Cosi presi questo enorme stivale e me lo infilai stranamente calzava bene, mi alzai, feci qualche passo e mi guardai allo specchio, sembravo pippo, secco come un chiodo e con i piedoni lunghi.
La felicità mi invase il corpo, o mi era cresciuto il piede o quell’anfibio calzava come un trentanove sebbene fosse più grande. Trattenni un urlo di gioia. Non era da duri, da uno che indossava ora i suoi anfibi da militare. “Devi togliere la carta dalla punta” Eccola, la maledetta commessa racchia che puntualizzando mi faceva notare il perché mi stessero bene. Divenni rosso, non posso piangere pensai. Feci per toglierla, erano enormi ora. Due passi in tutta fretta, e mentre mi guardavo allo specchio vedevo svanire il mio sogno di averli subito. No, non ho vie di mezzo, non posso aspettare. Li voglio subito. I miei anfibi da militare. Sono un duro. “Le prendo” dissi alla commessa con aria di sfida “Contento te” Arrivai alla cassa presi i soldi accartocciati dalla tasca pagai e andai a casa con i miei Anfibi da militare tre misure più grandi. Ero Felice. Come quando comprai per forza: Le scarpe con le lucette che erano rotte ma erano le uniche bianche. La giacca militare taglia (L) con la bandiera della Germania cucita sulla spalla. Quando mi feci l’orecchino nell’orecchio sbagliato.