L’assessore Magliani: «Più che una nuova struttura preferirei accordi con i volontari e un portafoglio di adozione»
Salvare un cagnetto e affidarlo è un’odissea a Civitavecchia, con un canile che può ospitare al massimo una decina di bestiole.
Lo spunto che porta i riflettori sugli animali sotto la gestione pubblica arriva da un episodio di qualche giorno fa con due cucciole di maremmano nate da pochissimo e salvate in zona industriale. Abbandonate in un cespuglio, sono state raccolte e poi? Poi è iniziato l’iter, che prevede la consegna alle autorità e il trasporto – tramite le associazioni di volontariato riconosciute – in una struttura veterinaria di Bracciano, convenzionata con il comune di Civitavecchia, per la profilassi sanitaria della durata di tre mesi. Passato questo tempo, se nessuno adotta gli animali, questi vengono spostati in un canile di Vetralla, anch’esso convenzionato con il Pincio. A Fiumaretta invece, dove c’è il canile civitavecchiese, vengono custoditi pochi cani per lo più anziani. Però stavolta è andata diversamente: le cucciole hanno trovato subito delle famiglie che le hanno adottate e ora avranno un tetto, cibo e tanto amore.
Ma perché le procedure di affido e recupero sono lente e perché non si pensa a un’altra struttura in zona? A queste domande risponde l’assessore civitavecchiese all’ambiente Manuel Magliani: «Dipende da quanti quattrozampe vagano sul territorio – afferma – perché se sono tanti, allora la costruzione del canile ha un senso. In passato si era parlato di un canile comprensoriale per Civitavecchia, Tolfa e Allumiere che doveva sorgere in quest’ultimo comune e su questo si poteva ragionare. La giunta precedente pensò a un ricovero con annessa postazione veterinaria da circa 2 milioni di euro, da far sorgere – previo esproprio parziale – in un terreno di fronte al cimitero nuovo sulla Braccianese, sfruttando l’incasso della vendita dell’area di Fiumaretta inserita nel Fondo Immobiliare. L’ex centrale però è uscita dal Fondo e quindi è una strada non percorribile. Piuttosto credo che per abbattere totalmente il randagismo, la formula sia quella di instaurare un rapporto virtuoso con volontari e Asl, alleggerendo i costi vivi degli spostamenti. È una mia ipotesi, con scopo finale quello di creare un portafoglio di adozione, mostrando i cagnetti affinché siano in casa e non in gabbia», la conclusione di Magliani.