Raccontati nei dettagli oggi pomeriggio nella stanza del Procuratore Capo a Civitavecchia i risvolti dell’operazione Nerone che ha impegnato stamani circa un centinaio di uomini di Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri (compresi elicottero e unità cinofile), con l’indagine coordinata dalla Procura civitavecchiese.

Eseguite cinque misure cautelari nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti gravemente indiziati, a diverso titolo, di gravi reati legati allo spaccio di droga, uso di armi, incendi dolosi, estorsioni e violenze.
Le indagini, condotte dagli agenti del Commissariato di P.S. di Civitavecchia e dai militari del Comando della Stazione dei Carabinieri, hanno presso il via da una serie di episodi incendiari che hanno coinvolto veicoli e portoni di abitazioni private nell’inverno scorso, generando un forte allarme sociale sul territorio civitavecchiese (QUI).
Secondo quanto emerso, l’organizzazione, composta da tredici persone, avrebbe fatto ricorso a “sentinelle” nel quartiere di Campo dell’Oro, incaricate di vigilare costantemente l’area di influenza del sodalizio criminale, in punti strategici della zona con il compito di monitorare i movimenti delle Forze dell’ordine ed avvisare i complici, così da garantire la protezione delle loro attività illecite e ostacolare l’azione investigativa.
Nel corso delle indagini, condotte con attività tecnica e tradizionale, sono stati sequestrati oltre 2,5 kg di cocaina, in parte custodita in barattoli in vetro occultati in un terreno situato a Campo dell’Oro Alto nella disponibilità degli indagati ma il cui proprietario non risulta indagato.

Durante le attività sono stati, inoltre, rinvenuti e sequestrati anche quattro fucili di provenienza illecita, oltre 100 munizioni, materiale per il confezionamento della droga e telefoni cellulari.

Le cinque misure cautelari odierne, cui se ne aggiunge un’altra ancora in corso di esecuzione, seguono a precedenti provvedimenti restrittivi già eseguiti nei confronti di altri tre indagati, ritenuti membri della medesima organizzazione criminale ed attualmente detenuti perché gravemente indiziati dei reati di estorsione, incendio doloso, lesioni personali ed atti persecutori.
Inoltre sono indagate a piede libero altre 4 persone.
Uno dei soggetti, il poco più che ventenne Alessandro Cesarini ritenuto la guida del gruppo pur già detenuto in carcere, continuava a impartire indicazione sulle attività da svolgere tramite un telefono cellulate poi scoperto e sequestrato dalla Polizia Penitenziaria che il procuratore capo Liguori ha inteso ringraziare.
“La realtà di Civitavecchia non è di provincia ma è come se fosse un capoluogo visto che copre un territorio di 400mila persone e per fortuna i criminali rappresentano una sparuta minoranza – ha detto il procuratore capo Alberto Liguori in una conferenza stampa piuttosto partecipata – con uno dei protagonisti principali della vicenda che è Alessandro Cesarini, recluso dall’inverno scorso di fatto il regista di questa attività criminale a Civitavecchia, che gestiva tutto via cellulare. Non si tratta di spaccio di basso livello, come quello di hashish nei boschi, che si può definire “popolare” ma di elite viste le quantità di cocaina che venivano mosse. sono felice della collaborazione interforze fra Carabinieri e Polizia perché questo tipo di attività non prevede l’aiuto del cittadino ma solo l’impego del personale in divisa”.
L’ultima tranche dell’indagine parte nell’aprile scorso che ha permesso il sequestro di oltre 1,2 kg coca che una volta tagliata sarebbe stat suddivisa in circa 6.200 dosi “che in un anno si possono tradure in un potenziale di 60mila clienti” ha aggiunto il magistrato.
Non solo lo spaccio ma le estorsioni, i fucili a disposizione, i 150mila euro intercettati in circa due mesi di monitoraggio.
“Cesarini usava i parenti per gli ordini, come la zia, i cugini e altri soggetti affiliati (in tutto sono tre le donne accusate, ndr) e venivano applicato “strumenti di convincimento” affinché i debitori tossicodipendenti rientrassero dei debiti. Sono arrivati a far prostituire la moglie di una delle vittime, arrivato ad accumulare fra i 6 e gli 11mila euro di somme da restituire o costringerlo a vendere la macchina. Una piaga sociale che intendiamo stroncare”.
I soggetti indagati sono stati intercettati e per gli investigatori è stato soddisfacente sentire i commenti frustrati di chi si è visto sfilare la polvere bianca: “Si lamentavano al telefono e hanno fatto specie i commenti violenti delle donne coinvolte nell’organizzazione. Fra i reati contestati nell’indagine condotta dal pm Roberto Savelli ci sono lo spaccio di stupefacenti, l’estorsione, il possesso di armi possesso ma non l’associazione a delinquere”.
Ha aggiunto il tenente colonnello Stefano Tosi, comandante del Gruppo Carabinieri di Ostia: “Grazie alla compagnia di Civitavecchia per il lavoro svolto che ha evidenziato due aspetti importanti: la presenza forte dello Stato e la risposta celere ai cittadini. Ottimo il gioco di squadra con la Polizia che porta risultati se coordinato dalla Procura, nelle vesti dell’allenatore”.
il comandante della Compagnia maggiore Angelo Accardo: “Già in autunno si era indagato per gli incendi delle auto che in città aveva generato un allarme sociale visto che si trattava di episodi che non accadevano da tempo. Sono state raccolte le fonti di prova con la Polizia e collegato estorsioni e spaccio ma tutto si è svolto in ambito locale, con la droga destinata al consumo cittadino senza collegamenti diretti con la criminalità romana”. Uno degli arrestati risulta residente a Ostia Antica.
In particolare le consegne di droga avvenivano tramite il social di Telegram tanto che i pusher passavano le giornate in auto ad aspettare le richieste di consegna. In tutto sono stati certificati otto episodi.
Infine il dirigente del Commissariato di Civitavecchia Aurelio Metelli: “Abbiamo portato il materiale in Procura quando siamo stati certi dei fatti e dei rapporti di parentela fra gli appartenenti al gruppo criminale”.
Un altro kg ritrovato dei mesi scorsi per un totale di oltre due chili.