Arsenico nelle acque potabili: a Viterbo la conferenza che accende i riflettori sulle esposizioni croniche e i limiti della legge.
Martedì 10 giugno, alle ore 17.45, presso la sede dell’Ordine dei Medici di Viterbo in via Genova n° 48, si terrà una conferenza stampa destinata a fare luce su un tema delicato e di rilevanza crescente per la salute pubblica: la presenza di arsenico nelle acque ad uso potabile e i rischi associati alle esposizioni croniche a basse dosi, anche entro i limiti attualmente consentiti dalla normativa.
Una pubblicazione scientifica che fa discutere: l’incontro sarà l’occasione per presentare alla stampa e al pubblico il recente articolo scientifico intitolato “Arsenico nelle acque ad uso potabile: quando a preoccupare sono le esposizione croniche a dosi entro e al di sotto del parametro di legge”, pubblicato sulla rivista Civitas Hippocratica (settembre-dicembre 2024, n. 5/6). Gli autori dell’articolo – la dottoressa Antonella Litta, il dottor Giovanni Ghirga e il dottor Mauro Mocci, tutti membri del Coordinamento dell’Alto Lazio di ISDE – Medici per l’Ambiente – saranno presenti per illustrare i contenuti dello studio e rispondere alle domande del pubblico.
Al loro fianco il dottor Rocco Santarone, vicepresidente della sezione romana di ISDE, mentre l’introduzione sarà affidata al dottor Antonio Maria Lanzetti, presidente dell’Ordine dei Medici di Viterbo. Quando il pericolo si nasconde nei “limiti di legge”: l’arsenico è classificato come cancerogeno di classe 1 dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) e la sua presenza nell’acqua potabile è da tempo oggetto di attenzione da parte della comunità scientifica. Se è vero che nel corso degli anni i limiti ammessi sono stati progressivamente abbassati – passando da 50 a 10 microgrammi per litro – è altrettanto vero che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) continua a raccomandare valori più restrittivi, tra 0 e 5 μg/l, sottolineando che l’obiettivo ideale è la totale assenza di arsenico nelle acque destinate al consumo umano. Lo studio in questione concentra l’attenzione proprio sulle esposizioni croniche a basse dosi, cioè su quella situazione in cui, anche in assenza di sforamenti evidenti dei limiti di legge, la salute pubblica può comunque essere a rischio. Diverse ricerche internazionali, infatti, hanno evidenziato un aumento dell’incidenza di alcune patologie – tra cui tumori, malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e disturbi cognitivi – anche in presenza di livelli di arsenico inferiori ai limiti attuali. Nel corso della conferenza stampa, i relatori presenteranno anche soluzioni tecniche innovative, alcune già adottate in Europa e negli Stati Uniti, altre in fase avanzata di ricerca, capaci di abbattere la presenza di arsenico fino a livelli prossimi allo zero. Tecnologie che, se implementate su larga scala, potrebbero rappresentare un vero punto di svolta nella gestione delle risorse idriche. Il messaggio che emerge è chiaro: non basta rispettare la legge, bisogna prevenire e ridurre il rischio in modo più ambizioso, adottando i principi di precauzione e promuovendo una maggiore consapevolezza tra cittadini e istituzioni. L’incontro vuole anche richiamare l’attenzione sulla situazione idrica dell’Alto Lazio, territorio che da anni convive con una presenza disomogenea di arsenico e fluoro nelle acque potabili, spesso oltre i limiti consentiti e con forti variazioni da zona a zona. Una condizione definita “a macchia di leopardo” che, a giudizio degli esperti ISDE, richiede un impegno più deciso da parte delle autorità locali, regionali e nazionali, nonché una maggiore trasparenza nei controlli. Alla conferenza sono invitati medici, operatori sanitari, rappresentanti delle istituzioni, dirigenti della Asl di Viterbo, associazioni e cittadini. Non solo per ricevere informazioni, ma anche per avviare un dialogo costruttivo su un tema che tocca da vicino la salute collettiva e la qualità della vita. Come sottolineano gli autori dello studio: “l’accesso ad acqua sicura è un diritto umano fondamentale e non può essere compromesso da una gestione superficiale o da logiche puramente burocratiche”.