Dopo nove anni torna la Festa del Donatore Avis a Civitavecchia. La cerimonia si terrà domenica e avrà la benedizione del Comune di Civitavecchia e della Fondazione Cariciv. All’aula Cutuli del Pincio la conferenza stampa di presentazione, in cui i donatori volontari del sangue hanno spiegato come si svolgerà la giornata di celebrazioni.
«Ci sono 1.115 donatori che devono essere premiati – afferma il presidente della sezione Mario Villotti Fabio Lisiola – per aver dato alla comunità un contributo essenziale. Sono benemerenze che non vengono conferite da tempo per cola di Covid e cause di forza maggiore ma ora è il momento di dire grazie». Si comincia in mattinata, alle 9.30 con la messa celebrata in Cattedrale dal vescovo Gianrico Ruzza. Poi corteo lungo corso Centocelle fino a palazzo del Pincio accompagnato dalla banda Puccini che intonerà l’inno ufficiale dell’Avis. Colazione alle 11.30 e saluto delle associazioni consorelle, dell’Avis nazionale e regionale. «Quella di Civitavecchia è un’Avis in controtendenza – riprende Lisiola – perché in Italia ci si lamenta per il calo delle donazioni mentre alla Villotti sono in aumento. La diminuzione stimata è intorno al 5% mentre da noi si sono raccolte le sacche per un +10%. Poi sta ripartendo il Progetto Scuola con la Fondazione». Tornando a domenica, verrà anche trasmesso uno spot realizzato dal regista civitavecchiese Pietro Giorgetti insieme ai donatori che sarà destinato al pubblico dei social e in particolare rivolto ai ragazzi.
Il plauso del primo cittadino ai donatori civitavecchiesi: «Siamo orgogliosi del fatto che questa tradizione riprenda adesso – ha detto il sindaco Marco Piendibene – perché dimostra quale sia lo spirito dei civitavecchiesi. Ci sono 1.115 concittadini disposti a donare alla comunità del plasma prezioso, per giunta senza sapere a chi sarà destinato. Per questo è un gesto dal valore umano, generoso ed etico di qualità assoluta». Infine la presidente della Fondazione Gabriella Sarracco: «Come ente siamo felicissimi di sostenere l’Avis, anzi lo consideriamo un atto dovuto. Non immaginate quanti ex donatori ci sono, dispiaciuti per aver lasciato a causa dei limiti di età».
