“A Roma tra un anno e mezzo si vota. E noi dobbiamo stare in mezzo ai due estremi (che poi quando serve si toccano)? Dobbiamo stare con Smeriglio e le sue primarie con i 5 stelle. Il teorico dell’assurdo che poi però se c’è da prendere i voti li prende saldamente nel Pd”. Così Andrea Alemanni, presidente del Pd Lazio.
“O dobbiamo stare con Nobili che cambia partito appena il suo nume tutelare (chicchessia, a turno) ne fonda uno. Talmente radicato da non aver preso mai un voto neanche come rappresentante di scala del proprio condominio. In questo dibattito dobbiamo stare? Ad un anno e mezzo dal voto parla di Roma solo o chi è entrato nel Pd da 5 minuti o chi ne è uscito da 5 minuti. Non è più tollerabile. Ma tutti quelli che invece in questi anni ci sono rimasti ed hanno lottato, nel Pd? Dove sono?”.
“Possibile che in mezzo a questi due estremi non ci sia forte e chiara la voce della classe dirigente di questa città? Delle decine di amministratori e quadri politici ai quali in questi anni la città si è sempre dovuta rivolgere in termini di consenso e di credibilità. Questa classe dirigente deve unirsi, compatta nel progetto di un Pd che torna ad essere riformista e, qui sì, a vocazione maggioritaria. Perché negli Enti Locali, con la legge elettorale che li governa, questo è possibile”.
“Torniamo a riprenderci questa città con le idee, il coraggio e la serietà.
Entro Novembre dovremmo fare una grande assemblea. Con tutti quelli che veramente sognano una città diversa governata dall’unica forza politica che può farlo bene: il Partito Democratico.”
