Lago di Bracciano, aqua Traiana e aqua Paula: un acquedotto lungo 2000 anni • Terzo Binario News

Riceviamo e pubblichiamoQuando l’Imperatore Traiano scelse di condurre a Roma le acque delle sorgenti intorno al lago di Bracciano, allora assai copiose, fece inglobare nel maestoso e articolato acquedotto anche edifici preesistenti adibiti al culto delle stesse.
Bracciano fu il punto di partenza di questa imponente opera idraulica nota, in epoca romana, con il nome di aqua Traiana e denominata aqua Paula a partire dal 1612, quando Paolo V decise di ripristinare l’antico acquedotto lasciato in stato di abbandono per molto tempo. Le ricerche storico-topografiche dell’acquedotto, e delle sue sorgenti, risalgono al XVI secolo, sono proseguite nei secoli successivi fino all’Ottocento ed erano mirate al controllo, alla manutenzione nonché al potenziamento della portata.

Riguardo alle origini, nelle fonti storiche si accenna solo al fatto che esso venne costruito per volere dell’imperatore Traiano per rifornire di acqua potabile la XIV regione transtiberina. Quando Paolo V fece ripristinare gli antichi condotti, l’opera idraulica originaria venne attribuita ad Augusto che fece costruire un acquedotto, l’aqua Alsietina, per la naumachia in Trastevere, prendendo l’acqua insalubre dal lago di Martignano (in antichità Lacus Alsietinus). Incontriamo questa “confusione” nelle lapidi apposte su alcuni tratti a vista come, ad esempio, sul fontanone del Gianicolo e in alcuni testi del XVIII secolo.

Fu indicativo il ritrovamento nel 1830, presso La Storta, dell’iscrizione su lastra di travertino in relazione al condotto principale, oggi custodita nei Musei Vaticani, che testimonia l’opera di condurre acqua a Roma voluta e finanziata da Traiano ed entrata in funzione nel 109 d.C. Ma questa non è l’unica testimonianza epigrafica: all’interno dei vari condotti, infatti, sono stati trovati numerosi bolli laterizi che forniscono prove inconfutabili della messa in opera in epoca traianea delle varie captazioni tra il Fosso di Grotte Renara, frazione di Pisciarelli, dove l’acquedotto ha inizio, e il Fosso delle Ferriere, nella tenuta di Vicarello. Le tipologie dei bolli trovano precise corrispondenze nel Foro di Traiano.

Il percorso dell’acquedotto è ramificato e tortuoso, talvolta si avvicina in prossimità della riva del lago, talora si allontana, scavalca fossi con dei ponti ad una sola arcata. In parte è costruito a trincea, a tratti è scavato nella roccia e talvolta si incontra in superficie con arcate. Ha inizio a Bracciano, percorre grossomodo la circonferenza del lago verso nord, passando a Trevignano Romano e ad Anguillara Sabazia dove svolta verso Roma.

Nel suo tragitto raccoglie numerose sorgenti in prossimità dei fossi, ove più condotti convergono tra loro partendo da una camera di captazione sotterranea o catturando l’acqua direttamente dai fossi stessi. È nota, più delle altre, la sorgente Santa Fiora, presso Manziana, considerata erroneamente il caput aquae, ma essa non era altro che uno dei numerosi capi d’acqua dell’aqua Traiana, forse tra i più copiosi, abbandonato definitivamente nel medioevo e mai utilizzato da Paolo V. Infatti, Viriginio Orsini, secondo duca di Bracciano e possessore del territorio lacuale, cedette a Paolo V solo alcune sorgenti e condotti antichi del suo ducato.

Nella seconda metà del XVII secolo Flavio Orsini chiese alla Reverenda Camera Apostolica di introdurre l’acqua del lago nel condotto dell’aqua Paula, mescolandola a quella sorgiva, per servizio ed uso della città di Roma. Venne accolta la sua richiesta essendo un’iniziativa di pubblica utilità, ma a discapito della qualità, da ciò deriva il detto popolare valere quanto l’acqua Paola.
Fu necessario adottare degli accorgimenti per regolare il regime dell’acqua lacustre e assicurarne la costanza, quindi vi fu la costruzione di un muro di argine con delle fessure regolabili presso l’emissario Arrone, la costruzione di un condotto nuovo e di un edificio di presa, o castello dell’acqua, in località la Marmotta.

Un ulteriore potenziamento si ebbe tra il 1825 e il 1830 quando venne captata dapprima solo l’acqua dal lago di Martignano, poi fu realizzato un prolungamento del condotto fino al lago di Stracciacappa e un nuovo allaccio dal lago di Martignano, con l’intento di ricavare un supplemento di acqua nelle stagioni di scarsa portata dei laghi. L’opera venne denominata Nuovo acquedotto Alsietino e serviva agli opifici sul Gianicolo, come riportato nella lapide apposta nel secondo castello dell’acqua ad Anguillara Sabazia.

Col passare del tempo si sono perse le tracce di alcuni tratti, oppure sono stati distrutti o fortemente danneggiati lasciando solo labili resti difficilmente identificabili, in altri casi le strutture complementari, come le cisterne, sono state modificate o inglobate in strutture moderne, soprattutto gran parte delle opere idrauliche create all’epoca di Traiano e non utilizzate da Paolo V.

Ad oggi è ancora in uso la captazione del lago, sebbene modificata negli anni, ed è gestita da Acea. Da alcuni anni chi scrive sta concretizzando il progetto di esplorare il percorso storico e geografico dell’antico acquedotto, con lo scopo di riportare alla memoria una delle tante risorse nascoste del patrimonio culturale di Bracciano e dei comuni limitrofi.

Elena Felluca 
Pubblicato venerdì, 24 Febbraio 2017 @ 09:05:45     © RIPRODUZIONE RISERVATA