UNICEF, rapporto sulla crisi dei rifugiati e dei migranti • Terzo Binario News

UNICEF, rapporto sulla crisi dei rifugiati e dei migranti

Giu 21, 2016 | Cronaca, Dal Web

mare-nostrum-marina-lampedusa-migranti7Rischiano detenzione, lavori forzati, percosse o morte. Ciononostante, decine di migliaia di bambini, molti di loro non accompagnati o separati, stanno compiendo un pericoloso viaggio nella speranza di trovare la salvezza o una vita migliore in Europa. Fuggono da violenze brutali, povertà degradanti, siccità, matrimoni infantili forzati o mancanza di prospettive e di speranza da decine di paesi in Africa, Asia e Medio Oriente.
“Non dovremmo mai dimenticare cosa spinge così tante famiglie a rischiare tutto nella speranza di trovare asilo in Europa. E non dovremmo mai dimenticare che i bambini che si spostano sono innanzitutto bambini che non hanno alcuna responsabilità per le terribili condizioni in cui si trovano, e hanno tutti i diritti di reclamare una vita migliore”, ha dichiarato il Coordinatore UNICEF per l’emergenza migranti e rifugiati in Europa Marie-Pierre Poirier.
Dal brutale conflitto in Siria o dalla terra inaridita della Somalia alle imbarcazioni malsicure e agli squallidi campi di fortuna, ogni passo del viaggio è carico di pericoli, e ancor più per i bambini – quasi uno su quattro – che viaggiano senza un genitore o un accompagnatore.

LA ROTTA DEL MEDITERRANEO CENTRALE

Nelle ultime settimane, i viaggi dal Nord Africa verso l’Italia si sono intensificati, causando sempre più vittime. I morti tra il 1 gennaio e il 5 giugno 2016 sono stati 2.427, rispetto ai 1.786 registrati nel 1° semestre del 2015.
Il numero di bambini non accompagnati che ha attraversato il Mediterraneo Centrale è raddoppiato rispetto allo stesso periodo del 2015, con oltre 7.000 minorenni arrivati nei primi 5 mesi del 2016, secondo l’OIM. I bambini non accompagnati costituiscono oltre il 92% dei 7.567minorenni che, attraversando il mare, sono giunti in Italia tra il 1 gennaio e il 31 maggio 2016. Soprattutto a causa dei forti rischi correlati al viaggio, è diminuito il numero delle famiglie, mentre gli uomini adulti hanno costituito il 70% dei 28mila arrivi registrati in quel periodo.

Con l’avvicinarsi della stagione estiva degli attraversamenti del Mar Mediterraneo, nei prossimi mesi questi numeri potrebbero aumentare notevolmente. Attualmente circa 235mila rifugiati e migranti si trovano in Libia e circa 956.000 nei paesi del Sahel; molti di loro – se non la maggior parte – sperano di poter partire per l’Europa. Solo nell’ultima settimana di maggio 2016, un totale di oltre 16.500 migranti e rifugiati hanno raggiunto la Libia da Agadez, la principale arteria per il traffico dei migranti in Niger.

Per molti rifugiati e migranti, l’annegamento è solo uno dei numerosi rischi che corrono lungo il loro cammino, che comprende attraversare diverse migliaia di chilometri sulle montagne, deserti, regioni dilaniate da violenze. Rischiano disidratazione, rapimenti, rapine, stupri ed estorsioni, così come detenzione e percosse da parte delle autorità o delle milizie. I bambini non accompagnati e separati sono particolarmente a rischio di abuso e sfruttamento, in particolare da parte di trafficanti a cui si affidano per raggiungere l’Europa, come la maggior parte dei rifugiati e dei migranti.
E praticamente ogni bambino che arriva sull’isola italiana di Lampedusa o in Sicilia ha una storia straziante da raccontare. Bambini come Omar, che è fuggito dalla Somalia a 16 anni, quando un gruppo armato ha minacciato di ucciderlo perché si era rifiutato di entrare nelle loro file. Quando alla fine è riuscito a raggiungere la Libia, i contrabbandieri gli hanno chiesto più soldi, l’hanno arrestato e picchiato, finché la sua famiglia non gli ha inviato i soldi necessari. Dice di riuscire a ricordare a malapena il viaggio via mare, ma ricorda di aver visto gente annegare quando la barca ha cominciato ad affondare, prima di avvistare finalmente una nave di salvataggio italiana.
Alcuni migranti, provenienti soprattutto dall’Africa sub-sahariana, usano il sistema “paghi per partire”, fermandosi spesso, lungo il viaggio, a lavorare per alcuni giorni, settimane o mesi per riuscire a pagare i trafficanti. Questi migranti corrono maggiori rischi di ritrovarsi bloccati ed esposti ad abusi.
“Se cerchi di scappare ti sparano e muori. Se smetti di lavorare ti picchiano. È come la tratta degli schiavi”, ha detto il sedicenne Aimamo parlando della fattoria in Libia dove lui e suo fratello gemello hanno lavorato due mesi per pagare i trafficanti. “Una volta mi stavo semplicemente riposando per cinque minuti, e un uomo mi ha picchiato con un bastone. Dopo il lavoro, ti chiudono a chiave”. Quando sono arrivati per la prima volta in Libia, dopo un lungo viaggio dal Gambia attraverso il Senegal, il Mali, il Burkina Faso e il Niger, i due fratelli hanno raccontato di essere stati arrestati e picchiati prima che uno dei trafficanti concedesse loro la liberazione.
Esistono forti prove del fatto che la crisi migratoria è stata sfruttata da reti criminali di trafficanti di esseri umani che prendono di mira in particolare i più vulnerabili, soprattutto donne e bambini. C’è preoccupazione crescente per un netto aumento di donne e bambine nigeriane che lasciano la Libia per raggiungere l’Italia: secondo le stime dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), l’80% di loro è vittima del traffico di esseri umani.
Alcuni operatori sociali italiani sostengono che bambine e bambini siano stati vittime di abusi sessuali e costretti a prostituirsi durante la loro permanenza in Libia, e che alcune ragazze violentate fossero incinte al loro arrivo in Italia.
Tuttavia, a causa della natura illecita delle operazioni di traffico di esseri umani, non esistono cifre attendibili che dimostrino quanti migranti e rifugiati muoiano, o rimangano vittime di lavoro forzato o prostituzione, oppure continuino a vivere in condizioni di detenzione.