Un viaggio sul treno dei pendolari senza… i pendolari.
Partenza su uno dei convogli del mattino da Civitavecchia nell’orario in cui di solito si affollano lavoratori e studenti diretti a Roma, con tappe intermedie a Santa Marinella, Santa Severa, Marina di Cerveteri, Ladispoli e Torre in Pietra-Palidoro: ebbene, chi pensava che si fosse tornati alle folle pre-pandemia si è sbagliato e di grosso.
Chi può, e sono tanti, lavora in modalità smart e gli studenti universitari si limitano alle lezioni in videoconferenza. La conseguenza è che sul treno si incontra solo chi non è munito di alternative. Questo quanto scrive stamani Il Messaggero.
Si parte da Civitavecchia intorno alle 7 e un primo segnale arriva dal parcheggio. Di solito nel “parcheggione” che costeggia i binari lato monte a quell’ora il posteggio si trova ma solo in fondo, all’altezza del Bricchetto. Ieri invece imbarazzo della scelta. Biglietteria e bar sono pressoché deserti se si escludono gli addetti alle pulizie che, per la verità, sono all’opera un po’ dappertutto; misurazione della temperatura prima di scendere nel sottopassaggio e poi verso il binario. Di folla, che di solito si assiepa per salire, nessuna traccia. Per quanto attiene la cittadina portuale, va anche considerato che non ci sono i turisti dalle navi da crociera, che facevano partire i convogli spesso già pieni. Salita a bordo nel vagone centrale, passaggio al dosatore (che non funziona benissimo) e posto a sedere lato finestrino. Insieme al cronista, qualche sedile più avanti, una copia sulla cinquantina che prima di sedersi spruzza un detergente, non si sa mai. La fermata a Santa Marinella passa in sordina, visto che sale solo una persona. Trenitalia tramite altoparlante diffonde messaggi in cui si invita a prestazione attenzione attraverso comportamenti responsabili. A Santa Severa di gente ne sale ancora meno mentre a Marina di Cerveteri si riscontra un leggero incremento. Anzi, per la precisione c’è un gruppo di quattro conoscenti che si siedono tutti assieme indossando la mascherina. Anzi, la indossano tutti e per l’arco dell’intero viaggio. Posti a sedere vuoti che comunque che rimangono la maggioranza. Snodo fondamentale del viaggio sulla Fl5 è Ladispoli dove si solito è calca, se non proprio assalto alla diligenza non per sedersi ma appena per salire. Scene che sembrano lontane anni luce perché delle facce e dagli zaini si evince che si tratta di studenti. Quanto ai discorsi che si fanno quello riguardante il Coronavirus è preponderante: il condizionamento nell’uscire, la chiusura in casa dalle 24, il distanziamento e gli ingressi contingentati a scuola gli argomenti più gettonati. Il viaggio termina alla stazione di Torre in Pietra-Palidoro, non senza aver notato un traffico scorrevole persino sull’Aurelia in orario di punta. Nell’ultimo scalo solo un paio di persone dirette a Roma e il capotreno (che non si è mai visto durante tutto il tragitto) dà il via al macchinista per ripartire verso la Capitale.