Da venerdì 7 febbraio gli occhi del mondo sono puntati tutti su di una cittadina russa sorta nel 1838 sulle rive del Mar Nero e ai piedi del Caucaso, località semisconosciuta ai più fino a qualche anno fa. Soči, circa 400.000 abitanti, è un’incantevole meta turistica dove la brezza marina si mescola con l’aria pura e fresca delle alture caucasiche, luogo particolarmente caro a Josip Stalin che qui vi costruì un’immensa dacia dall’alto della quale poteva godere di un clima perfetto per curare i suoi problemi polmonari.
Il 7 luglio 2007, in Guatemala, la candidatura della città russa, fortemente voluta e sostenuta dallo stesso Putin, riuscì ad avere la meglio sulle sue due rivali, Salisburgo e PyeongChang.
Quella di Soči sarà la ventiduesima Olimpiade invernale, la prima ad essere ospitata dalla Russia post-sovietica, saranno i Giochi più costosi della storia, ma soprattutto saranno i Giochi di Vladimir.
Ben 51 miliardi di dollari sono stati spesi dal governo di Mosca per organizzare la manifestazione sportiva più imponente di sempre. Per fare un impietoso paragone basti pensare che il costo totale di “Vancouver 2010” era stato di appena, si fa per dire, 9,2 miliardi. Saranno 98 gli eventi in programmazione per 15 discipline sportive, 88 i paesi rappresentati, una città, Soči, diventata il più grande cantiere europeo dove hanno lavorato in gran parte operai sottopagati provenienti da Uzbekistan e Kirghizistan. Un territorio rivoluzionato e stravolto nella sua fisionomia, tanto da portare la “Guardia ambientale del Caucaso del nord” a denunciare l’enorme rischio di danni ambientali sull’ecosistema della zona, che sarebbe dovuta diventare una riserva naturale nell’ambito della Convenzione di Ramsar.
Da una modesta cittadina caucasica passa la rinascita della Russia. Mosca è pronta a tornare prepotentemente protagonista della scena internazionale, e quale occasione migliore di un’Olimpiade per mostrare in mondovisione di cosa è capace il governo del Cremlino? Putin le ha volute, pretese, ottenute e ora potrà godersele da una delle sue tre dacie che possiede nei pressi di Soči. Una vetrina preziosa e curata nei minimi dettagli che però porta, e porterà con se, un carico enorme di polemiche ed accuse provenienti in gran parte dal mondo Occidentale.
Le discriminazioni e le leggi contro gli omosessuali hanno spinto numerosi atleti a minacciare il boicottaggio dei Giochi in nome della lotta a favore dei diritti civili. Gli atleti tedeschi, durante la cerimonia di apertura, hanno sfilato in tute color arcobaleno proprio per manifestare la loro contrarietà nei confronti delle cosiddette leggi anti-gay.
Da Mosca, inoltre, è in atto già da tempo una forte spirale di repressione contro dissidenti e contro chiunque possa intaccare la stabilità del governo. Basti pensare al trattamento riservato alle Pussy riot o agli attivisti di Greenpeace accusati di aver assaltato una piattaforma petrolifera e per lungo tempo detenuti in carcere.
Per non parlare della libertà di informazione che, dopo il ritorno alla Presidenza di Putin, ha subito un’ulteriore discesa nella classifica stilata annualmente da “Reporter senza frontiere” sulla libertà di stampa. Il rapporto del 2013 vede la Russia piazzarsi al 148esimo posto, un dato allarmante reso ancor più drammatico dall’alto numero di omicidi di giornalisti considerati “scomodi” che molto spesso restano impuniti.
L’ultimo colpo di mano del Cremlino è avvenuto lo scorso dicembre quando il governo ha deciso di chiudere, tramite decreto, l’agenzia di stampa governativa Ria Novosti, la più indipendente nel paese, sostituendola con la nuova emittente “Russia Today” considerata, da più parti, decisamente filogovernativa. Più che un’emittente un vero e proprio strumento di propaganda al cui vertice è stato posto un uomo di fiducia di Putin, il conservatore e anti-americano Dmitry Kiselev, che avrà come obiettivo principale quello di ridisegnare l’immagine della Russia all’estero.
La linea politica delineata da Mosca pare abbastanza chiara: tornare prepotentemente protagonisti dello scacchiere internazionale. Il duro confronto con gli Stati Uniti sulla questione siriana ha visto Putin schierato con il governo di Bashar al-Assad, in difesa del quale ha posto più volte il veto nel Consiglio di Sicurezza Onu allo scopo di evitare sanzioni all’alleato mediorientale. L’accordo raggiunto sullo smaltimento delle armi chimiche di Damasco sembra esser stata una vittoria soprattutto dell’oligarca russo che, con una mossa strategicamente impeccabile, ha spiazzato un’Obama sempre più propenso ad un’azione militare in Siria.
Nelle ultime settimane anche i rapporti con Bruxelles sembrano essersi fatti sempre più tesi. La crisi ucraina ha alimentato i contrasti tra Russia ed Unione Europea con Mosca che si è opposta all’accordo di libero scambio, poi saltato, tra Kiev e UE. Durante l’incontro con Van Rompuy e Barroso, Putin ha sottolineato ancora una volta come gli accordi economici non siano piaciuti al Cremlino in quanto mostrerebbero la volontà europea di allontanare l’Ucraina dalla comunità ex sovietica.
Infine la questione sicurezza. Dopo gli attentati a Volgograd degli scorsi mesi, rivendicati da gruppi islamisti jihadisti del Caucaso del nord, il governo di Mosca ha deciso di rafforzare ancor di più le misure di sicurezza. Voci, per ora non confermate, parlano addirittura di cecchini in mimetica bianca nascosti tra la neve. Resta il fatto che questa sarà l’Olimpiade più blindata della storia, con misure di sicurezza straordinarie e talvolta, a detta di cittadini russi e addetti ai lavori, esagerate.
Ma il fermento e le minacce provenienti da Daghestan, Cecenia e Inguscezia non fanno dormire sonni tranquilli ai vertici governativi di Mosca che hanno dovuto affrettarsi nel rassicurare Washington sui possibili pericoli.
La marina statunitense ha inviato due navi nel Mar Nero e gli uffici di intelligence dei due paesi stanno cooperando per garantire la sicurezza nella zona.
I Giochi di Soči sono destinati a restare impressi nella storia. Le Olimpiadi più costose, le più militarizzate e tra le più polemiche di sempre, quelle che con ogni probabilità segneranno il rilancio russo nell’olimpo delle potenze mondiali. Ma soprattutto saranno i Giochi di Vladimir, l’oligarca ed ex agente segreto, che dalla sua dacia a “Lunnaja Poljana”, potrà godersi lo spettacolo, il suo spettacolo.
