La stagione dell’influenza è ancora abbastanza lontana, anche se all’orizzonte si stagliano ben poco incoraggianti previsioni sugli affanni tipici dei mesi freddi. Un periodo propizio per poter parlare di meningite, una condizione medica che ogni anno interessa decine di pazienti in tutta Italia, e i cui sintomi sono spesso inizialmente confusi con quelli di una banale influenza.
Cos’è la meningite?
La meningite è un’infiammazione delle membrane (meningi) che circondano il cervello e il midollo spinale. Sebbene ne esistano di diversi tipi, da quella batterica a quella virale, passando per quella più rara di natura fungina, sono i virus la causa più frequente di meningite e, per fortuna, anche quella mediamente meno grave. Di contro, la meningite batterica – meno numerosa – può in alcuni casi condurre a esiti anche fatali, o può lasciare delle invalidità permanenti al paziente affetto, come la perdita dell’udito o danni cerebrali.
Cosa causa la meningite batterica?
La meningite batterica è provocata da batteri che entrano nel flusso sanguigno, e che in tal modo possono giungere al cervello e al midollo spinale. In alcuni casi, la meningite batterica può verificarsi quando i batteri intaccano direttamente le meningi, attraverso sinusiti, traumi cranici o interventi chirurgici.
Il fatto che esistano diversi batteri alla base di tale condizione, sostiene il sito web www.inran.it, impedisce evidentemente di poter arrivare a un trattamento pienamente omogeneo dello scenario medica. Neonati, bambini e anziani sono ad esempio particolarmente sensibili al batterio Streptococcus pneumoniae, che in genere determina polmonite e infezioni alle orecchie, mentre il batterio Haemophilus influenzae di tipo b, può determinare meningite batterica nei bambini e, in alcuni casi, negli anziani. Il batterio Neisseria meningitidis è invece una delle principali cause di meningite batterica negli adolescenti e negli adulti, provocando soprattutto un’infezione delle vie respiratorie superiori.
Come intuibile, particolarmente delicata è la condizione delle donne in gravidanza affette da meningite, spesso causata dal batterio Listeria monocytogenes, che si trova comunemente in formaggi non pastorizzati e carni. Il batterio può potenzialmente attraversare la barriera placentare determinando infezioni anche fatali per il bambino.
Come riconoscere e trattare la meningite?
Febbre, nausea, torcicollo, mal di testa e sensazione di confusione sono i sintomi più comuni dell’infezione in corso, e in genere compaiono entro 3 – 7 giorni dall’esposizione all’elemento scatenante. Contrariamente ai sintomi tipici dell’influenza, i segnali della meningite batterica tendono a peggiorare con il passare dei giorni, fino ad arrivare a condizioni di convulsione e, nei casi più gravi, coma.
In questo ambito, purtroppo la malattia può essere più difficile da notare proprio nei più piccoli. Nei neonati, ad esempio, la febbre, il mal di testa e la rigidità del collo possono essere assenti, o difficili da interpretare. Una condivisione con il proprio medico di riferimento è naturalmente opportuna per poter accertare le determinanti di ogni malessere, e i trattamenti più appropriati.
In tal proposito, il trattamento usuale per la meningite acuta consiste nella somministrazione precoce di farmaci antibiotici e, a volte, antivirali. In alcune situazioni può essere altresì proficuo intervenire con la somministrazione di corticosteroidi per poter prevenire i danni che derivano dalla risposta infiammatoria.
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