Ladispoli, i ragazzi della Corrado Melone ricordano il femminicidio di Nicole Lelli • Terzo Binario News

di Ilaria Barchetta, Miriam Barbato, Alessio Cardone, Luca Colaboni, Elisa De Angelis, Giulia Lombardi, Riccardo Meddi, Silvia Nica, Giuseppe Plaitano, Giacomo Razzino, Ilaria Sheperdeja, Alessandro Silvestri, Francesca Voci III M

Il 24 novembre scorso alcune classi dell’Istituto Comprensivo “Corrado Melone”, fra cui anche la 3M, si sono recate nella stretta Sala Teatro della scuola per assistere ad un incontro con Giovanni Lelli e Maria Grazia Di Bari, per parlare di femminicidio e ricordare Nicole Lelli, una ragazza vittima di questo fenomeno terribile che in Italia sta diventando preoccupante. Nella Sala, abbiamo notato uno striscione con la foto di Nicole e una frase che porteremo sempre con noi: “Quello che c’è in fondo al cuore non muore mai!”.

L’11 luglio nacque una stella che purtroppo si spense presto, all’età di 23 anni. Continua a splendere dentro di noi Nicole, una giovane donna che riteneva importante la propria libertà che le fu tolta proprio da chi avrebbe dovuto amarla. La cronaca racconta che nella notte fra il 15 e il 16 novembre 2015, l’ex marito di Nicole si è presentato in un locale dove la ragazza stava trascorrendo la serata e, con la scusa di doverle parlare, sono saliti in macchina. Una volta lì, l’uomo le ha sparato in testa. Yoandris, un anno più grande di lei, non aveva accettato che lei l’avesse lasciato, non essendo più sicura di questa relazione. Dopo l’assassino si è costituito alla polizia.
All’inizio dell’incontro ha preso la parola l’Assessore Lucia Cordeschi che ci ha spiegato cos’è il femminicidio: violenza causata dalla percezione della partner come un oggetto, qualcosa che appartiene solamente all’uomo e che se non può essere “sua” non può essere di nessuno altro. Lucia Cordeschi ha spiegato il significato di questo termine: “Il femminicidio è la violenza fisica o psicologica che ha portato e sta portando alla morte di molte ragazze e donne per opera dei loro compagni, mariti e fidanzati”. Gli atti di violenza compiuti da questi uomini sono il frutto dei loro pensieri malati, soprattutto nel vedere la compagna, la moglie o la fidanzata come un oggetto che non può e non deve ragionare in modo autonomo. La parola “femminicidio” indica, quindi, un fenomeno che non è limitato alle sole ipotesi di omicidio delle donne, ma che comprende tutta una serie di comportamenti che incidono sulla loro libertà, dignità e integrità. Si tratta di condotte caratterizzate dall’avversione prevalentemente maschile nei confronti del genere femminile, che si manifestano in ambito lavorativo, familiare o sociale, quali: maltrattamenti, violenza fisica, o psicologica, o sessuale, o educativa, o ancora economica. Condotte che, se restano impunite, possono culminare nell’uccisione o nel tentativo di uccisione della donna, oppure in altre gravi forme di violenza o di sofferenza. Tale termine è stato introdotto nel nostro vocabolario solo recentemente, proprio per descrivere una categoria di crimini che comprende i casi di violenza estrema da parte dell’uomo contro la donna “perché donna”. Forse se avvenisse la morte di un uomo al giorno come avviene per le donne, ci sarebbe lo stato si emergenza, ma non è così, e pensare che in Italia la situazione è migliore di tutti i Paesi europei. Gli assassini non hanno una età definita, giovani o vecchi, italiani o stranieri, poveri o ricchi… l’unica cosa che hanno in comune è quella di considerare le donne come una loro proprietà che possono distruggere, usare a piacimento. L’Assessore ha sottolineato che l’amore non è il possesso di una persona, ma è un sentimento basato sul rispetto reciproco. Ha parlato della strumentalizzazione del corpo femminile, dei pregiudizi sulle donne. Un esempio ci ha molto colpito: sul motore di ricerca Google, quando si cerca la parola “giornalisti” come primo risultato si ha la definizione della professione; se invece si cerca “giornaliste”, il motore di ricerca evidenzia immagini di donne attraenti, sexy e seducenti, non facendo alcun rilievo sulla loro professionalità. L’Assessore ha raccomandato a tutte le ragazze di fare attenzione ad ogni più piccolo segnale e di non farsi mai, per nessun motivo, mettere i piedi in testa.
Poi ha preso la parola il padre di Nicole che con grande commozione e ci ha raccontato di sua figlia descrivendola come una ragazza solare e libera, che amava la vita e che amava gli animali e viaggiare (e proprio durante uno dei suoi viaggi a Cuba conobbe Yoandris di cui si innamorò). Nella famiglia aveva un ruolo importante, era la più socievole, la più simpatica, quella che con un sorriso era capace di cambiare le giornate più brutte; e ora questo sorriso in casa non c’è più, ma continuerà ad avere lo stesso effetto il suo ricordo. Le sue passioni erano la danza e la pittura ed il suo sogno più grande era quello di diventare un’artista. Il papà ci ha parlato, in particolare, della grande passione di Nicole: i colori. Lei amava il giallo (il colore amato da Van Gogh, il suo pittore preferito) e anche una particolare sfumatura di rosso, quella dei papaveri quando il rosso si mischia col nero. Lei aveva chiamato questo colore “nerò”. Le parole del sig. Giovanni erano commoventi e si vedeva la grande fatica a trattenere le lacrime… Egli ci ha chiesto di pensare a Nicole ogni qual volta vediamo un campo di fiori di colore giallo o un papavero in un prato.
Ha parlato la mamma della ragazza, una ex insegnante dalle cui parole è trapelato l’amore per i suoi studenti e la speranza che ripone nelle nuove generazioni. Ci ha fatto comprendere come dopo l’omicidio della figlia la loro vita sia cambiata. I primi giorni furono terribili, avere questo vuoto all’improvviso non è facile. Lei ha voluto lasciare l’insegnamento perché preferiva lasciare il ricordo di una insegnante estroversa piuttosto che quello di una insegnante depressa per la morte della figlia. Aveva trasmesso alla figlia la passione per il ballo e le ha sempre proposto un’educazione basata sul rispetto. Ci ha detto di come la violenza possa essere causata da qualche problema o malessere da parte del “carnefice”, ma ciò non può mai giustificare un’azione così violenta come quella del marito di Nicole. “Stiamo vivendo in un mondo molto difficile”, ha proseguito la nostra ospite. Noi dobbiamo sempre cercare di riflettere, di comprendere e di cogliere i segnali… anche nel quotidiano, a scuola; si arriva al bullismo perché ci sono difficoltà. Bisogna confidarsi, parlare con le persone che ci vogliono bene, come i genitori, gli amici, i parenti e i professori. Fare il bullo e fingersi più forti è errato; dovrebbe esserci l’uguaglianza, dovrebbe esserci il rispetto, sempre …
Secondo lei, il marito di sua figlia era una di quelle persone che aveva molta rabbia dentro, covata da tempo, ma non ne aveva mai parlato con nessuno e forse per questo si è comportato in questo modo così assurdo. L’addolora molto il fatto che Yoandris non si sia pentito e che né lui né la sua famiglia abbiano mai chiesto scusa.
Durante l’incontro ci ha colpito il silenzio che aleggiava in Sala e l’attenzione viva che ciascuno dei presenti ha mostrato.
Noi ragazzi della 3M abbiamo presentato alcune nostre riflessioni e mostrato alcuni cartelloni; tre alunne della 3E hanno letto i propri elaborati ispirati al tema. Infine un nostro compagno di classe ha letto una poesia di Estefania Mitre, dal titolo “Ti meriti un amore che ti voglia spettinata” ed una studentessa della 3F ha illustrato un lavoro di approfondimento sul femminicidio, realizzato con PowerPoint.Successivamente, abbiamo posto le nostre domande ai genitori di Nicole e si è parlato di quanto sia stata ingiusta la pena inflitta all’assassino: solamente 20 anni di carcere! Lui uscirà quando avrà 40 anni e potrà rifarsi una vita… Invece Nicole? A lei la vita è stata tolta per sempre… Alcune domande sono state molto forti e dirette e i nostri ospiti hanno parlato con molta disponibilità…
La mamma ci ha poi raccontato che lei insieme a Nicole si erano sempre interessate alla violenza sulle donne e al femminicidio. Infatti, poco tempo prima che lei se ne andasse, avrebbero dovuto fare uno spettacolo di danza e i soldi raccolti sarebbero stati donati ad una associazione contro la violenza sulle donne. E nel proseguire questa azione ora la mamma trova una grande consolazione.
Pensiamo che questo incontro sia stato molto formativo. Ci ha fatto conoscere da vicino cosa causa realmente il femminicidio e quanto dolore possa procurare. Ci ha fatto riflettere sul rispetto e su quanto possiamo fare nel nostro piccolo, nel quotidiano, ogni giorno. Non conoscevamo questa ragazza ma, dai racconti dei genitori e dal libricino che ci è stato donato in sua memoria,ci è sembrata una ragazza solare, piena di affetti, generosa e libera che non doveva andarsene così presto. Ci dispiace immensamente per i suoi genitori, per suo fratello e per le persone a lei care che vivranno senza avere accanto una persona così speciale che regalava tanta felicità. A loro è stata tolta una luminosissima stella solo per il capriccio di un uomo codardo che non ha voluto accettare la fine di una storia d’amore. I genitori hanno parlato e parlano di lei, con le lacrime agli occhi, con una forza che dà solo lei; hanno parlato di quanto la giustizia non gli sia stata accanto… non avere più una figlia è per sempre, e questo “per sempre” non corrisponde agli anni di carcere che sono stati inflitti a chi l’ha uccisa…
Abbiamo sentito parlare spesso di violenza di genere, abbiamo sentito parlare spesso di donne che soffrono in silenzio, ma questa volta ci siamo sentiti partecipi ancora di più perché ascoltare i genitori di una ragazza fantastica che ora non è più accanto a loro, ci ha fatto comprendere l’importanza della vita, della libertà e di quanto dobbiamo ringraziare le persone che ci stanno accanto per farci sentire bene.
È ora di dire fine alla violenza sulle donne.
L’incontro è stato molto commovente e toccante, un po’ tutti abbiamo pianto per la triste storia raccontata. Ha messo molta tristezza in noi ma, nonostante questo, lo riteniamo necessario per comprendere pienamente l’importanza di lottare contro il fenomeno del femminicidio e contro tutte le forme di violenza. Le storie di queste donne servono a guardarci le spalle e a saperci difendere. È stato uno degli incontri più belli che abbiamo svolto e, secondo noi, lo ricorderemo per tutta la vita. Desideriamo ringraziare i genitori di Nicole che sono venuti a portare la loro testimonianza, il nostro Preside prof. Agresti che rende possibili attività come questa e la professoressa Pascucci che ci dà la possibilità di assistere sempre a incontri importanti.

Pubblicato venerdì, 5 Gennaio 2018 @ 14:24:08     © RIPRODUZIONE RISERVATA