L’avvicendamento di giugno a Palazzo Falcone doveva rappresentare il “Grando cambiamento” rispetto al passato. Questo lo slogan del centrodestra vittorioso alle elezioni comunali, con i cittadini che hanno affidato ad Alessandro Grando le chiavi di Ladispoli. Dopo neanche un anno di squilli di tromba in nome della discontinuità, della rottura del passato, del nuovo che avanza, in realtà è successo esattamente il contrario.
“La macchina del fango”, la “disinformazione”, i “giornalisti ostili all’amministrazione”: frasi pronunciate ieri dal sindaco in una replica alquanto piccata divulgata urbi et orbi (a proposito: visto che l’inchiesta su piazza Grande la conduce Terzobinario da anni, non sarebbe stato più corretto chiedere un diritto di replica alla nostra testata? No, meglio prima un bel post sui social e, dopo un’ampia divulgazione, un comunicato da inviare a tutti, così da avere una cassa di risonanza maggiore). Caro Sindaco, visto che vuole essere preciso: il sito on line, più correttamente testata giornalistica, che cita è Terzobinario. Che sì, le piaccia o no, ha avuto il merito di sollevare la problematica, prima ancora che lei indossasse la fascia tricolore. Testata che evidentemente ha colto nel segno. Lo si evince dai toni esacerbati.
Meglio entrare nel merito della questione. Questa, come l’amministrazione precedente, dimostra un’immaturità imbarazzante nei confronti dell’informazione. Basta far notare, peraltro numeri alla mano, che le operazioni condotte possono essere discutibili, certe decisioni impopolari, che i cittadini possano sentirsi frustrati o dimenticati. E la stampa quella cattivona che fa? Prende carta e penna e scrive, cosicché la gente legga e giudichi. Cioè la stampa svolge esattamente il proprio compito: informare i lettori.
Solo che una volta arrivati nelle stanze dei bottoni arriva la sindrome del celodurismo di bossiana memoria: io sono più bravo di te che scrivi e di chi c’era prima e quindi guai a criticare il mio operato. Evidentemente questo virus alberga in ogni nei quartier generale senza che venga debellato. Di conseguenza, la stampa diventa la nemica che, svolgendo un’inchiesta lo fa perché prezzolata, perché nasconde secondi fini, perché si muove sulla base di interessi occulti. O che – peggio ancora – dovrebbe essere servile all’amministrazione. Caro Sindaco ci dispiace: se sperava in una stampa amica ha bussato alla porta sbagliata.
Lanciando queste accuse, il sindaco Grando casca proprio male. Terzobinario non ha alcun vincolo né alcun legame con questa o con la precedente amministrazione. Purtroppo per chi lancia accuse pretestuose, non si tratta di una voce ma un dato di fatto incontrovertibile. Ma soprattutto è un problema perché Terzobinario può sottrarsi all’arma del ricatto, della claque obbligata o del silenzio complice. La stessa amministrazione che non disdegna – legittimamente, per carità – foto e targhe ricordo per ottimi artisti e si dimentica (o fa finta di dimenticarsi, chi lo sa) di chi è stato minacciato per aver documentato un’irregolarità.
Eccola dove sta l’immaturità. L’incapacità di confrontarsi – mica per darci ragione, beninteso – e dare la possibilità a chi legge di formarsi la propria opinione. Meglio urlare teorie complottistiche o regie occulte e lanciare fumo o accuse gratuite e sbandierare numeri per difendere un’operazione quantomeno discutibile. Palazzo Falcone sappia che se avesse ammesso di dover limitare i danni non sarebbe stato popolare ma sicuramente sarebbe stata una scelta politica rispettabile. E questo vale non solo per questa amministrazione ma anche per quella precedente, che da parte nostra non ha ricevuto sconti e gli stessi sconti non li riceve né li riceverà neanche questa.
Per concludere: di minacce e di insulti – alcuni persino divertenti – ne arrivano in continuazione ma eccoci qua, a svolgere il nostro mestiere con una certezza: Terzobinario non cambia e ne va fiero. Per farle sapere, caro Sindaco, quanto disinteresse regna intorno alla testata, le comunichiamo che – numeri alla mano forniti da enti terzi – è la più letta lungo tutto il litorale a nord di Roma fino al confine toscano e delle etichette non sappiamo cosa farci. Però nemmeno la politica cambia nonostante gli slogan. Noi restiamo umili: auspicare che la politica si vergogni rappresenta un sogno irrealizzabile. Tuttavia potrebbe arrossire, ma non tanto: soltanto un po’.
Ale.Val.