“Voce del sen fuggita poi richiamar non vale” (Metastasio).
Questo aforisma è quello che meglio descrive la situazione politica di Ladispoli.
L’esternazione dell’ex sindaco Ciogli, che fu sicuramente un buon primo cittadino sedici anni fa, ha messo in chiaro che il PD di Ladispoli, nella figura di Silvia Marongiu, deve esternare la sua posizione nel caso in cui si vada al ballottaggio.
Tradotto: l’ex sindaco Ciogli non esclude che il PD, in un eventuale ballottaggio, si allei con Grando.
Questo è aspetto niente affatto banale, in quanto crea una potenziale contrapposizione fra due candidati di area progressista nonostante abbiano lo stesso DNA e, addirittura, contribuito alla stessa lista nelle votazioni per Città Metropolitana.
Una contraddizione chiarissima ed opposta rispetto alla scelta di campo fatta a Cerveteri, che porta Ladispoli a decisioni di serie B.
Inutile menare il can per l’aia, perché dietro queste contraddizioni ci sono in primis vecchi rancori personali fra il gruppo Ciogli-Paliotta-Pierini e Pascucci anche per il ridimensionamento attuato da quest’ultimo a Cerveteri verso una vecchia classe dirigente, incluso Ciogli, che ha portato quest’ultimo addirittura a condividere posizioni con l’ex avversario Rossi, a sua volta emarginato dal centrodestra.
Ma sarebbe riduttivo parlare solo di vecchi rancori, in realtà c’è un progetto speculativo chiaro portato avanti dal PD con la Variante di PRG impostata da Paliotta-Pierini, e supportato da una consulenza esterna venuta dai Castelli ma molto vicina a dirigenti romani.
Questo spiega tutto lo scenario degli ultimi cinque anni. L’elezione di Grando è stata un ‘incidente di percorso’ dovuto al momento storico ed alla scarsa affluenza ma subito rimesso nel solco degli accordi sovracomunali dopo pochi mesi con una serie di voltafaccia che hanno generato l’indignazione dei puri come Ardita e della De Lazzaro.
Questo spiega pure il perché della morbidezza del PD e dei consiglieri vicini a Ciogli in questi ultimi cinque anni, e spiega anche l’inserimento diretto nelle liste di Grando di ex consiglieri che erano nell’area Ciogli ma anche di persone legate al gruppo Pierini.
Questa quinquennale convivenza sostanziale ha supportato Grando nel continuare il progetto di speculazione proposto con la variante di PRG, ora emerso essere anche in assenza di una VAS che coinvolgesse i cittadini, come chiarito finalmente dalla Regione Lazio.
Non stupisce quindi la posizione possibilista di Ciogli che fa scopa con la convergenza di Pierini verso le truppe di Grando tanto che potrebbero dirsi ‘cementate’. Questo scenario bizantino spiega anche tutta la pantomima fatta con la candidatura Marongiu, sempre senza nulla togliere alla candidata in sé, che ha anche generato malumori interni, ed il rifiuto immotivato di tenere le primarie con Pascucci, come era indicato dallo statuto del PD stesso. Ovviamente non si tratta di nessun tipo di illecito, ma solo di uno scenario politico oggettivamente deplorevole.
Ora saranno i cittadini a doversi esprimere, ma è giusto lo facciano comprendendo i veri interessi in ballo ed i rischi che il territorio sta correndo. Non si tratta di essere pro o contro l’edilizia bensì pro o contro la speculazione e la devastazione del territorio ancora libero.
In più si tratta di essere pro o contro un metodo partecipativo dei cittadini alle scelte che incideranno sulla loro vita quotidiana o continuare con la politica delle scelte di segreteria e nascoste ai più.
Sicuramente i metodi della politica da retrobottega di segreteria di partito, nel caso di Ladispoli sia di destra che di sinistra, sono da condannare. Quanto qui scritto può essere condiviso o meno, ma è l’unica spiegazione logica e credibile per i fatti amministrativi accaduti a Ladispoli fra il secondo mandato Paliotta ed oggi.
Ora comincerà il solito teatrino di aspiranti influencer sui social e politici indignati, si parlerà di macchina del fango e di anime innocenti, o si cercheranno scuse parlando ridotte cubature (risibili), ma in realtà sono solo distrazioni di massa dall’unica realtà credibile e possibile.
Resta ai cittadini la scelta fra un conservatorismo gattopardesco di Grando, affinché nulla cambi, o un cambio di passo con Pascucci, che già ha messo i vecchi merletti in un angolo ed ha spianato la strade su nomi e scelte nuove, a sinistra e replicate a destra, che però a Ladispoli non sono state rese possibili. E non sono solo problemi da giovani”.
cardinal Mazzarino