Che la scuola sia una giungla sotto certi aspetti, come la competizione fra banchi, i rapporti talvolta conflittuali fra studenti e insegnanti o il bullismo non è una gran novità se però la giungla c’è davvero perché l’erba alta ha preso il sopravvento del giardino allora la questione cambia ed è necessario che venga affrontata.

Passando per via dell’Immacolata l’erba alta dà il benvenuto all’ingresso del Liceo Classico Pedagogico padre Alberto Guglielmotti. Come fa notare giustamente un genitore, «non si tratta di una scuola superiore, bensì di un vero e proprio “monumento all’incuria” che la Città Metropolitana, a quanto pare, ha deciso di regalare ai suoi studenti così com’è: incolto».
Mancano pochissimi giorni al suono della campanella eppure il Liceo appare in condizioni peggiori di come era stato lasciato, e già non è che fossero così accoglienti. «Le erbacce – prosegue il padre di una liceale – sono così fitte e rigogliose che non si limitano a invadere i giardini, per quanto sia difficile definirli così. Si arrampicano anche sulle mura del prefabbricato, offrendo un magnifico esempio di architettura spontanea. Le fioriere, che un tempo forse ospitavano dei fiori, ora sono vuoti anelanti, pronti a raccogliere un po’ d’acqua e, si spera, anche un po’ di buona volontà». Poi ci sono le siepi, che circondano l’istituto sul suo perimetro, che sono cresciute talmente tanto da arrivare al camminamento. Se di per sé, potrebbe non essere un grosso problema a parte l’estetica e l’immagine di degrado che ne esce, lo diventa nel momento in cui quella siepe così grande può diventare ricettacolo di animali anche pericolosi. A poche decine di metri ci sono le campagne della Fiumaretta che pullulano di insetti, zanzare e rettili che fanno presto a trovare nascondigli nel giardino del Guglielmotti.

Poi si passa alle questioni prettamente didattiche: «Ma la vera chicca non è l’abbandono vegetale, bensì la gestione degli orari. Mentre le altre scuole superiori e licei si preparano a riaprire, il Guglielmotti ha deciso di distinguersi ancora una volta. Con un’audacia degna di un’opera teatrale, ha effettuato l’apertura al pubblico di sole due ore a settimana. Dopotutto, i classici non possono confondersi con la massa, hanno bisogno di un tocco di esclusività anche nel degrado.
In fondo, gli studenti del Classico, si sa, devono sempre fare la differenza. E in questo caso, l’hanno fatta ma in negativo. A loro non servono aule pulite, giardini curati od orari accessibili. A loro serve solo un bell’esempio di come la burocrazia e l’incuria possono prosperare. Il resto lo studiano sui libri, magari con un po’ di archeologia vegetale, il degrado diventerà persino una materia di studio» la conclusione sarcastica di un papà piuttosto arrabbiato.
Infatti la burocrazia e non solo rappresentano il vero problema in quanto la competenza sul Classico civitavecchiese è di Città Metro che già venne chiamata in causa nei mesi scorsi perché pioveva nelle aule. A parte qualche intervento attuato nel territorio metropolitano con i fondi Pnrr per la messa in sicurezza, non c’è traccia di interventi ordinari sulle scuole cittadine.
