Detenuto trovato morto in cella nel carcere di Aurelia a Civitavecchia nel pomeriggio di Ferragosto. Si tratta di un uomo che proprio oggi avrebbe compiuto 57 anni e che soffriva di patologie legate alla tossicodipendenza.
Nel penitenziario sembrava un normale pomeriggio d’estate, con i detenuti a passeggio che all’ora stabilita devono far rientro nelle stanze di detenzione. Proprio durante quei momenti, è stato il compagno di cella ad accorgersi del dramma: lo ha trovato esanime sul letto e contestualmente ha dato l’allarme.
Chiamati i soccorsi e la Polizia Penitenziaria, si è tentato il possibile per rianimarlo ma non si è potuto far altro che constatare il decesso.
Del 57enne si sa che viveva nei dintorni di Roma con alcuni legami personali che portano a Ladispoli. Su di lui una sorveglianza particolare, di quelle che si riservano a coloro che presentano problemi legati all’assunzione di stupefacenti. Ora, come da prassi, dalla Procura di Civitavecchia si è deciso di procedere con l’autopsia al fine di avere la certezza sulla causa della morte. Ma da quello che emerge, la situazione è chiara: nessun elemento che faccia pensare al suicidio e nessun elemento che induca a credere all’omicidio.
Questi i fatti che si sono consumati fra le mura del carcere civitavecchiese. Poi ci sono alcuni interrogativi che emergono quando si consumano eventi così drammatici. Due su tutti: il primo, è un problema conclamato, e riguarda il sovraffollamento di penitenziari in generale che a Civitavecchia, stando ai dati che pubblica costantemente la Fns Cisl i quali fanno riferimento al sito del Ministero della Giustizia aggiornati al 31 maggio 2025, si attesta intorno al 177,5% risultando fra i primi 20 istituti più sovraffollati d’Italia. E infatti il detenuto morto a Ferragosto condivideva la cella con altri due compagni. Questo con tutto ciò che comporta fra tensioni fra etnie diverse, fra caratteri diversi, fra esigenze diverse come in questo caso dove c’era chi doveva sottoporsi a cure costanti.
L’altro aspetto su cui bisogna soffermarsi è il posto dove vengono destinate queste persone. Che avesse pene da scontare per reati commessi è fuori discussione ma forse per lui il carcere non era il luogo ideale per seguire le cure di cui aveva bisogno. Dove sarebbe dovuto andare? Difficile dirlo, è per questo che forse è il sistema della pena e della detenzione va ripensato insieme all’aspetto legato alla salute. Tuttavia, è altrettanto verosimile che quanto accaduto sarebbe potuto succedere in carcere, in ospedale, o in qualsiasi altro posto si fosse trovata una persona in quelle condizioni.