Esistiamo fintanto che siamo ricordati • Terzo Binario News

Esistiamo fintanto che siamo ricordati

Feb 21, 2014 | Blog, Valerio Dieni

“Sono stanco, papà.”
“Ci credo, hai corso fino ad ora, non ti sei fermato un attimo.”
“È stata una bella partita.”
“Riposati qualche minuto e poi torna a giocare.”
“Papà…”
“Dimmi.”
“Chi è Baggio?”
“Baggio?”
“Baggio. Quel ragazzo ha la maglietta del Brescia e dietro c’è scritto Baggio.”
Gli occhi dell’uomo scrutano silenziosi la mischia creatasi attorno ad un pallone, nel verde di quel giardino pubblico. E in mezzo al frenetico scalciare, lo trovano, Baggio. Un ragazzino di dodici, tredici anni al massimo, caschetto di capelli neri e occhi verdi come l’erba di quel prato.
“Hai riconosciuto la maglia del Brescia e non sai chi è Baggio?”
“Non lo so chi è Baggio.”
“Un campione. Il campione. Il più forte di tutti.”
“Gioca ancora?”
“No. Non gioca più.”
“Perché?”
“Ha smesso. Ha una certa età.”
“Perché si comprano le magliette con il nome dei calciatori?”
“Come sarebbe?”
“Quel ragazzo non è Baggio, perché si mette la maglietta di Baggio?”
L’uomo sorride.
“Lui sa di non essere Baggio. Ma che importa? Vuole sentirsi Baggio. A te non piacerebbe essere un campione, anche solo per un pomeriggio?”
“No. Io voglio essere io.”
L’uomo sorride di nuovo, il sorriso si allarga.
“Questo ti fa onore. Allora mettiamola così: quel ragazzo l’ha indossata per farti conoscere Baggio.”
“Cioè?”
“Cioè se non l’avessi visto indossare quella maglia, sapresti ora chi è Baggio?”
“No, è vero.”
“Visto?”
“Andiamo a casa, papà. Voglio vedere giocare Baggio! E se mi piace, voglio anch’io la maglia!”
“Ma tu non volevi essere te stesso?”
“Si, però non conoscevo Baggio!”

L’immortalità non piove dal cielo. Non si nasconde in una pietra o in una fonte sperduta ai confini del mondo. Siamo noi a conferirla. Annaffiando i ricordi senza la paura di macchiarli. Citando, omaggiando, raccontando.
Non serve scandalizzarsi. Non abbiamo tempo per farlo. Serve invece tenere sempre a mente gli insegnamenti di chi ci ha lasciato qualcosa. Anche senza ascoltarli più dalla sua voce. O dai suoi piedi. Una persona importante, la più importante, mi ha regalato un libro in cui ho letto: Esistiamo fintanto che siamo ricordati.

Altro luogo, altra scena. Una casa. La televisione accesa. Una canzone.
“Chi è quello che canta, papà?”
“Quello? È Ligabue.”
“È una bella canzone, mi piace. È bravo.”
“Non è sua. La sta cantando lui, ma l’ha scritta un altro cantante.”
“Chi?”
“Fabrizio De André.”
Qualche secondo di silenzio. Il bambino guarda suo padre.
“Papà…”
“Dimmi.”
“Chi è De André?”