L'ennesima tragedia dei migranti a Lampedusa. Diritti umani versus “Fortezza Italia” • Terzo Binario News

L’ennesima tragedia dei migranti a Lampedusa. Diritti umani versus “Fortezza Italia”

Ott 9, 2013 | Blog, Politica, Simona Hristian

lampedusaLe nostre coscienze sono o dovrebbero essere scosse dall’ennesima tragedia umana avvenuta giorni fa a Lampedusa. I numeri sono drammatici: sono centinaia i morti e i dispersi. Questa terribile, ma anche prevedibile morte di uomini, donne e bambini, ha riportato all’attenzione dei mass media e della politica italiana il tema dell’immigrazione e dell’evidente inadeguatezza delle leggi e delle soluzioni per fronteggiare la complessa realtà.

Le reazioni davanti a questa nuova tragedia sono diverse. Per strada, sui mezzi pubblici, negli studi televisivi, al lavoro, si discute animatamente. Lampedusa mostra ancora una volta il suo lato umano, nonostante tutto. L’altra Italia, quella “continentale” è divisa tra chi cerca i responsabili, chi le possibili soluzioni, chi strumentalizza anche le tragedie umane per un voto in più, chi preferisce cambiare canale o guardarsi un film comico per evitare che la vista dei cadaveri gli rovini la siesta, chi rimane indifferente, preso com’è dai suoi problemi personali, della crisi, dallo spread, dalla disoccupazione o altri guai seri.

Nel tentativo di trovare delle soluzioni, si fanno diverse proposte. In primis, si insiste sulla necessità di riformare la legge sull’immigrazione attualmente in vigore, la cosiddetta Bossi-Fini che ha sostituito e integrato la precedente modifica del Testo Unico sull’Immigrazione, la cosiddetta legge Turco-Napolitano. Dato che la legge Bossi-Fini non riguarda direttamente i richiedenti asilo e i rifugiati, la sua abrogazione non porterebbe un miglioramento della loro condizione. Questo non significa che non andrebbe cambiata, se non altro, per le conseguenze disumane che comporta la sua applicazione. Per esempio, secondo l’attuale normativa, i pescatori che aiutano i naufraghi sono equiparati alle persone che favoreggiano l’immigrazione clandestina entrando in evidente contraddizione con la Convenzione Internazionale sulla Ricerca e il soccorso in Mare che impone a tutte le imbarcazioni l’obbligo di soccorrere i naufraghi “indipendentemente dalla loro nazionalità o status”. I paradossi non finiscono, infatti in questi giorni, il premier Letta ha dichiarato: “I morti di Lampedusa da oggi sono cittadini italiani”. Nessun accenno invece, ai vivi. L’unica certezza è che saranno denunciati per il reato di clandestinità. In altre parole, come ironizzano i blogger di Spinoza.it, “le vittime di Lampedusa sono cittadini italiani. I superstiti ora conoscono la procedura”.

Ci sono quindi alcune persone che chiedono l’abolizione dell’articolo di legge che introduce il reato di clandestinità dato il suo carattere incostituzionale, in quanto colpisce l’essere umano per il suo status (“clandestino”) e non per aver commesso un reato di carattere criminale. Non c’è dubbio che equivalere l’ingresso irregolare di un migrante – che spesso fugge da guerre o persecuzioni – a un delitto, è un atto spaventosamente disumano.

Alcuni politici propongono una legge sull’asilo. In Italia, però, in materia di richiedenti asilo e i rifugiati, sono stati varati numerosi decreti legge, in attuazione delle direttive europee, quindi gli strumenti legislativi non mancano. Questo non significa che non ci sia comunque bisogno di una legge europea comune sull’asilo o che non si debba rivedere il Regolamento di Dublino 2 che stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l’esame della domanda d’asilo. Molti hanno proposto come possibile soluzione, aprire a livello europeo, un canale umanitario affinché chi fugge dalla guerra possa chiedere asilo alle istituzioni europee senza doversi imbarcare, alimentando il traffico di essere umani e il bollettino dei naufraghi.

forse

Nella ricerca di qualche colpevole, invece, non manca chi accusa gli Italiani di buonismo e considera le norme italiane molto generose rispetto al riconoscimento del diritto alla protezione internazionale o umanitaria. Per generosità della legge si intende che in Italia, oltre al riconoscimento dello status di rifugiato, vengono riconosciuti altri due tipi di protezione: sussidiaria e per motivi umanitari. Inoltre, ci si riferisce al fatto che, in pratica, ci sono molte probabilità che, anche in caso di rifiuto di qualunque forma di protezione e di conseguente procedura di espulsione, le persone rimangano sul territorio italiano. Questi sarebbero quindi – secondo i sostenitori di questa teoria – i motivi per i quali donne, bambini, uomini affrontano il rischio di un viaggio in mare, anche nelle condizioni rischiose che tutti conosciamo.

Ad oggi, risulta evidente che non sono state trovate delle soluzioni, né in Italia né a livello europeo, che mettano fine a questo infinito e insostenibile eccidio.

chervigno

L’aspetto che andrebbe considerato è il fatto che esistono persone al mondo che si spostano per salvarsi la vita o per cercarne una migliore e questa realtà non può essere fermata, soprattutto nella nostra epoca globalizzata. Il problema consiste nel fatto che ad alcune persone provenienti dalle zone più povere del mondo o più problematiche , il diritto di circolare liberamente viene impedito. Per superare i numerosi ostacoli naturali, legislativi, politici e militari, finiscono con l’essere vittime di chi sfrutta la loro disperazione.

Quindi, una condizione per salvare la vita a chi ha la necessità di spostarsi è garantire loro il diritto di poterlo fare in modo sicuro e umano. Invece, si preferisce spostare lo sguardo, accusando i trafficanti o cercando altri responsabili. Una soluzione sarebbe invertire la tendenza attuale: riducendo le folli spese del sistema fatto di respingimenti, di rimpatri forzati, di espulsioni, di detenzione ecc. e investendo i fondi per organizzare le vie legali di emigrazione, finanziare le agenzie preposte, aprire uffici nei Paesi Terzi, usare mediatori culturali e comunitari, utilizzare le sedi diplomatiche per questi scopi ecc. Si tratta sicuramente di una misura complessa, ma è forse l’unica se vogliamo veramente dare una risposta efficace e nel rispetto dei diritti umani. Accogliere chi fugge da guerre e persecuzioni non è una questione di carità, ma di civiltà.