di Francesco Scialacqua
Non corrisponderebbe al vero il fatto che la concessione di Porto Pidocchio sia stata revocata su richiesta della Regione Lazio.
La procedura avviata dalla giunta comunale ed eseguita successivamente dal funzionario del comune parte da una interpretazione ed una decisione politica dell’amministrazione comunale e non da una intimazione della Regione che sarebbe giunta con lettera del 24 gennaio 2018.
La lettera infatti non evidenzia alcuna illegittimità della concessione, anzi non ne parla proprio. Si tratta di una risposta ad un parere richiesto dal comune circa le competenze in materia di rilascio di concessioni demaniali.
Come si può vedere dal contenuto la regione risponde in merito ad un parere sulla procedura di finanziamento PO FEAMP che avrebbe portato ai pescatori un contributo di quasi 300 mila euro ormai perso. La Regione conferma ” l’esercizio di funzioni amministrative in ambito demaniale aventi finalità diverse dal turistico-ricreativo è riconducibile alle competenze regionali”. Quindi per la pesca professionale una concessione non potrebbe essere rilasciata dal comune.

Ma si scopre, grazie alla disponibilità dell’assessore al demanio marittimo Perretta, che la concessione revocata era di tipo turistico-ricettivo, quindi rientrante nelle competenze del comune. Formalmente non vi sarebbe stato un motivo di contrasto tra quanto evidenziato dalla regione e quanto nelle competenze comunali.
Su questo punto l’assessore Perretta chiarisce che secondo l’interpretazione dell’amministrazione l’illegittimità starebbe nell’aver fatto passare per turistico-ricreativa una concessione che aveva come soggetti pescatori professionisti. In sostanza l’attuale amministrazione non avrebbe mai concesso una forzatura di questo tipo.
Ma anche su questa vicenda va fatto notare che il funzionario comunale scrivendo alla regione nel novembre 2017 spiega all’ente le motivazioni per le quali quella concessione va interpretata come turistico-ricreativa. Una contraddizione in quanto se non vi fossero stati inciampi nella richiesta di finanziamento, l’amministrazione avrebbe comunque revocato la concessione perché ritenuta una forzatura, o avrebbe continuato a mantenerla cercando di forzare la mano come fatto finora?
Non è possibile dare risposte facendo processi alle intenzioni, ma sembra che vi sia stato un primo tentativo di forzatura difendendo l’atto di rilascio della concessione per poi fare marcia indietro successivamente, nonostante la regione non abbia chiesto espressamente alcuna revoca, né annotato un problema nella concessione revocata poi dal comune ai pescatori. Questa situazione è stata confermata dall’assessore Perretta che ha spiegato il motivo per il quale il funzionario ha tentato di far passare per buono il tipo di concessione in essere.
Va comunque detto che la scelta del comune è senza dubbio legittima e figlia di una interpretazione giuridica che però ha innescato una serie di nefaste conseguenze sui pescatori.
In sostanza dalla revoca in poi (dall’aprile 2018) i pescatori si trovano ad occupare abusivamente Porto Pidocchio e sarebbe stato il caso di trovare una nuova soluzione prima di revocare la concessione. Va inoltre detto che il non aver fatto capire ai pescatori questo fatto e non aver chiesto il conseguente sgombero tramite ordinanza è incoerente con la scelta in punta di diritto di revocare la concessione. Secondo l’assessore Perretta non è vero quanto sostenuto dai pescatori, vale a dire che nulla gli era stato notificato.
Ora però la Capitaneria di Porto si è trovata a svolgere il ruolo del cattivo di turno, sostituendosi al comune nell’ordinanza di sgombero, che doveva essere emessa subito dopo la revoca un anno e mezzo fa.
Per l’assessore Perretta la questione va affrontata prendendo atto che nei decenni le amministrazioni comunali che si sono susseguite non hanno trovato una soluzione definitiva al problema dei pescatori di Porto Pidocchio. Sta di fatto che per la prima volta questi ultimi si ritrovano con il rischio di dover abbandonare l’area interrompendo il loro lavoro.
L’assessore Perretta ha inoltre smentito quanto riportato nella delibera di giunta approvata anche da lui stesso nella quale si parla di uno spostamento dell’attività dei pescatori in un’area da individuare.
Nel frattempo la tensione tra i pescatori è alta anche perché i tempi tecnici per una nuova autorizzazione della Regione non sono brevi, mentre l’ordinanza della Capitaneria è perentoria.